In occasione del riaccendersi delle mai sopite tensioni tra India e Pakistan, Alessandra Dal Ri giornalista e scrittrice come corrispondente estera per diverse testate e periodici italiani ha concesso a Progetto Montecristo la ripubblicazione di una sua intervista fatta ad agosto 1991 all’allora primo Ministro Indiano Narasimha Rao.
Sebbene questo articolo non includa i più recenti sviluppi, esso ci permette di comprendere quali sono le cause che stanno dietro agli attriti tra i due paesi orientali.
D. L’impressione all’estero è che l’India stia rischiando di perdere la sua integrità. Lei ritiene che le regioni di confine si possano separare?
R. Non se ne parla neppure che l’India rischi di perdere la sua integrità e nemmeno sussiste la possibilità di una separazione delle regioni. Siamo una democrazia e il nostro sistema è sufficientemente capace di assorbire ogni conflitto che derivi da percezioni diverse che sono naturali in un Paese come il nostro. Abbiamo incontrato situazioni simili nel passato ma sono emerse sempre ragioni più forti per risolvere le crisi con il dialogo e i mezzi pacifici. I problemi dei nostri stati confinanti di Jammu e Kashmir e Punjab sono stati causati da una manciata di elementi mal consigliati, ispirati dai loro mentori al di là del confine. Questi elementi sono responsabili della violenza e delle sommosse. Noi tratteremo con costoro in modo fermo combattendo il terrorismo, il fondamentalismo e il secessionismo faremo il massimo per ripristinare la pace e rafforzare le forze democratiche in questi Stati. Cominceremo con negoziati seri e importanti con tutta quella gente che si astiene dalla violenza e che accetta la nostra costituzione.
D. Pare che il Pakistan armi i terroristi in qualche zona di confine. Questa realtà cambierà le vostre relazioni con questo vicino?
R. Il coinvolgimento del Pakistan nell’armare e addestrare i terroristi e le loro infiltrazioni nel Punjab, nel Jammu e nel Cashmir per perpetrare atti disumani di violenza indiscriminata e sovversione è ben documentata. Un certo numero di giornalisti stranieri hanno visitato i campi di addestramento nella parte del Kashmir occupata dal Pakistan. Posto questo dato di fatto come può l’India accettare manifestazioni di amicizia e relazioni di buon vicinato dal Pakistan? La nostra politica è di vivere in pace e amicizia con tutti i nostri vicini, compreso il Pakistan. Noi crediamo che le energie dei nostri popoli debbano essere indirizzate verso le comuni sfide alla povertà e al sottosviluppo. Tuttavia il supporto attivo del Pakistan e la complicità con il terrorismo oltre il confine, trasgredisce tutte le norme di condotta tra i due Paesi, minando le prospettive di pace e prosperità nella nostra regione. Malgrado ciò l’India ha intrapreso un certo numero di iniziative per migliorare le relazioni con il Pakistan. Abbiamo fatto una serie di conferenze con i nostri segretari per l’estero e il processo continuerà, focalizzandoci su tempi specifici che interessino entrambi.
D. Per quanto riguarda la situazione in Pakistan che cosa intende lei per politica del consenso e la necessità di squalificare i candidati che considererebbero le elezioni come un referendum per il Khalistan?
R. In una situazione di democrazia le soluzioni ai problemi sono trovate con il coinvolgimento della gente di ogni ceto sociale. Vorremmo coinvolgere tutta la gente indipendentemente dalle loro affiliazioni politiche per trovare una soluzione duratura all’attuale problema Punjab. Siamo preparati a intraprendere qualsiasi nuova iniziativa possibile e faremo ogni sforzo per imporre le nostre tematiche allo scopo di avere una soluzione permanente e pacifica nel Punjab. Il governo è preoccupato per certi elementi terroristici e disgreganti che vogliono portare il secessionismo alle elezioni. Costoro vogliono sovvertire la Costituzione e minacciare l’unità e l’integrità del nostro Paese attraverso delle lacune esistenti nella nostra legislazione. Alcuni pronunciamenti fatti da certe sezioni di questi mal guidati sono sinistri di per sé. Loro vogliono che le elezioni del Punjab siano un referendum a favore del Khalistan. Hanno sempre detto che il primo atto dei rappresentanti eletti sarebbe stato quello di far passare una risoluzione per la formazione del Khalistan. Perciò il governo sta valutando la possibilità di un emendamento consono alla Costituzione che squalificherebbe un candidato in caso rinneghi la lealtà alla Costituzione indiana.
D. Per quanto concerne la situazione economica la politica industriale prevista dal nuovo budget significa l’abolizione della risoluzione della politica industriale del 1956? L’India sta andando avanti verso una completa deregolamentazione e liberalizzazione?
R. È sbagliato dire che la nuova politica industriale va contro la risoluzione del 1956. La risoluzione del 1956 è un’affermazione molto pragmatica e flessibile. Riconobbe il ruolo dello stato nel dare inizio ad un processo di industrializzazione in un Paese sottosviluppato. Ma enfatizzò anche efficienza e produttività. Parlò di un settore pubblico diretto con direttive imprenditoriali. Previde un ruolo definito sostanziale per il settore privato in conformità ad obiettivi e priorità nazionali. Ciò che è stato fatto è stato reinterpretare la risoluzione politica industriale del 1956 alla luce dei cambiamenti che l’economia indiana dovrà affrontare nei prossimi anni. Ci stiamo posizionando sulle nostre forze superando le debolezze che si sono create nel nostro sistema economico. Abbiamo inoltre riconosciuto che l’India non può crescere isolandosi dal sistema internazionale finanziario e tecnologico. L’economia indiana è maturata e può ora proporsi da una posizione di forza. Nessun Paese al mondo compresi gli stati Uniti è un’economia di totale libero mercato. Ciò che stiamo cercando è un mix di pianificazione armonica e simbiotica con i mercati. Il governo ha un ruolo predominante in settori come acqua potabile, alfabetizzazione e uguaglianza sociale per mantenere armonia e proteggere gli interessi dei deboli e degli emarginati. Noi porremo l’enfasi su questo ruolo incoraggiando gli imprenditori a produrre ricchezza e creare lavoro.
D. Quale categoria di cittadini farà davvero le spese in conformità al vostro budget?
R. La situazione economica attuale richiede sacrifici da parte di tutti i cittadini, tuttavia è ben chiaro che il perso ricadrà soprattutto su quelli che sono capaci di sostenerlo e che i settori più deboli della società vengano protetti. Schemi di ‘social welfare’ come il sistema pubblico di distribuzione del cibo ai più poveri della popolazione sono resi più efficaci in favore dell’interesse delle parti deboli della società.
D. Il budget non impone tasse ai ricchi. Ma il governo dichiara di migliorare la situazione dei poveri. Con quali mezzi arriverete a ciò?
R. Noi abbiamo una struttura di rateizzazione progressiva delle tasse con la quale i gruppi con un reddito più alto sono tassati con aliquote maggiori. Noi ci rendiamo conto che per ristabilire l’equità e l’equilibrio nel nostro sistema fiscale, le risorse per lo sviluppo debbano essere prese da quelle che hanno la possibilità di pagare. Per questo scopo noi dobbiamo porre maggiore enfasi sulla tassazione diretta. In questo budget abbiamo fatto passi positivi per aumentare le risorse addizionali attraverso un grande apporto dalle tasse dirette. Anche nel caso di tasse indirette ci siamo assicurati che i beni essenziali non vengano toccati e tasse più alte sono generalmente imposte su articoli di consumo dei benestanti.
D. Il budget non contempla misure per risolvere uno dei peggiori problemi dell’India, quello dell’esplosione demografica. Non crede che senza esaminare il problema sia impossibile prevedere un futuro per il suo Paese?
R. L’alto tasso di crescita della popolazione del nostro Paese è una faccenda molto seria. È interessante notare che per la prima volta in tre decenni il tasso di crescita annuale è diminuito anche se in misura marginale. (nel 1991 la media di crescita annuale per il decennio fu del 2,11 % rispetto al 2,22% del1991 e del 2,20%del 1971). Statistiche a parte siamo ben consapevoli della necessità di un approccio ben coordinato nei confronti del problema popolazione. Noi presteremo un’altissima priorità a questo tema. La politica di controllo nazionale della popolazione che stiamo elaborando andrà oltre i settori di mera pianificazione familiare con prospettive multisettoriali. Il focus sarà posto su tutti i rilevanti fattori di sviluppo socio-economico che hanno un impatto sul controllo della popolazione come il welfare delle donne e dei bambini, l’alimentazione, la salute, l’educazione e il lavoro, la sicurezza sociale, ecc. Ciò nonostante il controllo della popolazione non può essere un programma portato avanti solo dal governo. Anche la gente deve essere coinvolta. Noi ci impegneremo a creare un nuovo dinamismo coinvolgendo la popolazione stessa nella formulazione e nello sviluppo della politica sulla popolazione.

Narasimha Rao
D. Il budget non contempla i problemi di urbanizzazione con milioni di contadini impoveriti che arrivano nelle grandi città. Questo problema può essere risolto e come?
R. Il governo è totalmente coinvolto sul problema dell’urbanizzazione ed ha intrapreso diverse misure per lo sviluppo urbano. Si deve riconoscere che in un grande paese come l’India che si trova a fronteggiare mancanza di risorse e l’aumento della pressione della popolazione, soluzioni a questi problemi non si trovano in una notte. Uno sviluppo equilibrato dell’intero Paese si realizzerà solo a lungo termine. Il governo affronta il problema sistematicamente, lo sviluppo urbano è un tema. Il governo centrale gioca solo un ruolo di catalizzatore e supporta direttamente solo certi programmi. L’enfasi sarà su una crescita più equilibrata delle città e le città con politiche di insediamenti industriali più consoni, incentivi per investimenti nelle regioni arretrate e sviluppo di centri di crescita industriale e supporto allo sviluppo delle infrastrutture nelle piccole e medie città. Ciò dovrebbe produrre maggiore sviluppo e migliori condizioni di vita nelle aree rurali.
D. Per quanto concerne la controversia ‘Mandal’ Lei ha dichiarato che “l’obiettivo della giustizia sociale si può ottenere senza rompere l’armonia sociale”. Ma esiste l’armonia sociale in india?
R. Noi siamo un gruppo composito di popolazione. Ci sono stati costanti interazioni di religioni differenti e caste in momenti diversi della nostra storia. Questa vasta diversità ha creato a volte tensioni nella nostra società. Come ho detto, all’inizio le nostre strutture sociali e politiche sono sufficientemente resilienti per assorbire tali tensioni benché a volte abbiano minacciato di disturbare l’armonia sociale. Siamo rimasti tuttavia un Paese che affonda le sue radici nella pace. Malgrado violenza in certe sacche, la nostra popolazione è in pace con sè stessa.
D. Può esistere vera democrazia senza equità sociale? Esiste l’equità sociale in india?
R. Democrazia e giustizia sociale sono le due facce di una stessa medaglia. Una totale partecipazione della popolazione nella ‘governance’ di uno stato può essere assicurata solo quando tutti gli strati della popolazione sono economicamente e socialmente protetti. Il socialismo democratico è stato la nostra meta dichiarata della nostra pianificazione. I nostri piani quinquennali sono fondamentalmente concepiti per assicurare giustizia alla popolazione. Abbiamo avuto in gran parte successo nel provvedere alle necessità elementari della gente. L’incidenza della povertà nel Paese è calata dal 51,5% nel 1972-73 al 29,9% nel 1987-88, ma non dobbiamo accostarci di questo successo.

Narasimha Rao
D. Avete promesso di risolvere il problema dell’acqua potabile in ogni villaggio nei prossimi cinque anni. Ma ciò è possibile?
R. Negli ultimi anni di governo di Shri Rajiv Gandhi è stata data massima priorità a fornire acqua potabile ad ogni villaggio. Lui è stato la persona più adatta per realizzare questo ‘Mandato’ Tecnologico dedicato a questo scopo. Il programma che oggi ha preso il nome di Shri Rajiv Gandhi sarà ulteriormente sviluppato. Assicureremo che non ci saranno mancanza di risorse per realizzare questo progetto. Noi abbiamo stanziato 758 crore di rupie per il progetto di fornitura d’acqua per le campagne come anche fare il possibile per stanziare 250 crore di rupie per assicurare una totale copertura dei “dei villaggi totalmente privi di risorse” entro il 1992-1993. Spero davvero che forniremo fonti di acqua potabile ad ogni villaggio entro il periodo previsto.
D. Che cosa proponete di fare per eliminare la corruzione nell’amministrazione pubblica?
R. Noi abbiamo politiche e procedure globali per contenere e sradicare la corruzione nella vita pubblica in India. Ciò prevede azione preventiva, sorveglianza e detenzione così come azione punitiva deterrente contro il colpevole. L’efficacia di varie misure è costantemente monitorata su una base continua attenti al rafforzamento della loro efficacia. L’ufficio centrale di investigazione e il capo commissario della vigilanza sono gli strumenti che assistono il governo nello sforzo di combattere la corruzione. Le attuali leggi anti-corruzione sono state rese più efficaci con l’inserimento dell’atto di prevenzione della corruzione del 1988. Stiamo valutando di creare un tipo di istituzione Ombudsman in India, l’istituzione del Lok Pal, per occuparsi delle denunce di corruzione nel consiglio dei Ministri compreso il Primo Ministro.
D. Ci sono novità sulle indagini sull’assassinio di Shri Rajiv Gandhi?
Lo speciale team investigativo sta lavorando. Sono stati fatti buoni progressi e speriamo di arrivare presto ai veri colpevoli. Non posso fornirle maggiori dettagli in merito nell’interesse di un’efficace indagine.
Autore: Alessandra Dal Ri
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