Le Rivoluzioni Copernicane
I grandi cambiamenti, i nuovi punti di vista. Li abbiamo battezzati con il nome di Niccolò Copernico, vissuto a cavallo tra il ‘400 e il ‘500. Copernico riprese con vigore l’ispirazione alessandrina di Aristarco da Samo, proponendo (e pubblicando da postumo) il sistema eliocentrico. Questa rivoluzione viene dapprima proseguita sul piano fisico e completata dal punto di vista filosofico da Galileo Galilei: i suoi studi dimostrarono che i cieli mutavano. Che non erano iper-uranio metafisico, bensì corpi materiali soggetti al divenire. Alla corruzione.
La rivoluzione venne completata dal lavoro di Newton: una stessa teoria per spiegare la Terra e i Cieli. Non più i due mondi della visione aristotelica: quello corruttibile e dei moti “rettilinei” sulla terra e quello incorruttibile e dei moti “circolari” nei cieli. Anche questo un cambiamento di linguaggio. Ed un linguaggio universale – che poi sarebbe stato quello della scienza fisica.
E fu un altro, grande, cambiamento di linguaggio quando Immanuel Kant usò la dicitura “rivoluzione copernicana” per parlare del modo in cui organizziamo al nostro interno l’esperienza sensibile.
Un’altra Rivoluzione Copernicana avviene all’inizio del ‘900, quando si comprese che il nostro sistema solare faceva parte di una galassia. Di una grande città di stelle. Nasceva l’universo delle galassie, di altre città di stelle oltre alla nostra. E fu solo nel 1933 che si osservò l’allontanamento di tutte le galassie tra di loro, il grande Movimento del Cosmo. L’espansione dell’Universo. La Legge di Hubble.
La storia delle rivoluzioni Copernicane è storia di conoscenza, conoscenza del mondo e di noi stessi. E’ una storia antica e nuova, iniziata nel momento stesso in cui l’umano ha volto lo sguardo alla maggiore delle grandezze: il cielo.
Ma perché il cielo? Come mai il riferimento all’immenso? Perché il cielo ha lo stesso fascino della montagna. O del mare di notte. L’oceano travalica i confini spaziali e temporali dell’uomo come singolo: e contemplarlo permette di accostarsi a una dimensione temporale superiore. Il mare ci sarà ancora – e per molto – dopo la scomparsa di noi, uomini singoli. Contemplarlo ci permette di passare dall’infinito spaziale all’infinito temporale.
E naturalmente il Cielo è il più grande di tutti: è quello che, anche tecnicamente, anche fuori di metafora, può essere infinito. E’ il cielo delle rivoluzioni Copernicane, come quella più recente, la scoperta dei pianeti extrasolari. Scoprire che attorno ad altre stelle, attorno ad altri soli, ci sono pianeti. A migliaia, probabilmente a miliardi.
Viviamo su un pianeta che fa parte di un sistema solare (stellare). Come ce ne sono miliardi nella nostra galassia. Che è una galassia tra miliardi di altre galassie. Infinito. Indefinito.
Autori: Marco G. Giammarchi e Roberto Radice
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