Eterni Principi tra l’Occidente e i Veda
Vicino all’era dell’ “Alfa” dell’umano, le mitologie di Oriente ed Occidente creano delle Teologie, dei modi di interrogarsi sulle realtà ultime. Le creano attingendo all’immenso bagaglio mitologico che va dalla Mesopotamia alla Persia all’India stessa. Dai monoteismi occidentali, al monoteismo Zoroastriano, al mondo Vedico, abbiamo un complesso paesaggio dello spirito. Un paesaggio fatto di diversità e somiglianza [1].
Ai tempi in cui Mosè guidava gli Ebrei fuori dall’Egitto, i Rishi forse vedevano i Veda. Ai tempi in cui il popolo di Israele era in esilio in Babilonia, il Tao veniva concepito nella Cina. Ma gli Eterni Principi ricorrono in tutte e due, da Oriente a Occidente, da Zoroastro a Muhammad. Così è pre-scritto nel mondo Vedico: che tutto sia sacro. E così pure nella Genesi leggiamo: E tu sarai sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec.
Analogie e diversità, a partire dal misterioso crogiolo primordiale dell’energia sciamanica e della mitologia. Con l’arrivo della filosofia greca, i due mondi si differenziano. L’indefinito si concretizza, la simmetria si rompe. I monoteismi a Occidente e la filosofia razionale greca. I panteismi a Oriente, con una filosofia intrinsecamente mitologica e religiosa. Con il misticismo occidentale ridotto alla clandestinità dello sfondo e con il trionfo dell’irrazionale in Asia.
Ma sarebbe sbagliato evidenziare solo queste differenze. Sarebbe sbagliato dimenticarsi della solida e antica saggezza del Confucianesimo, in tanti aspetti simile a una filosofia razionale della prassi. E sarebbe sbagliato dimenticare le analogie e le influenze reciproche, tra Spinoza e Schopenhauer – quest’ultimo inventore della azzeccatissima espressione “il velo di maya” che tanto in profondità coglie la criticità del rapporto orientale tra il Tutto e le sue manifestazioni esteriori.
Queste le carte in gioco, almeno all’inizio, nei pressi di dell’Alfa. Le carte di definizione del grande indefinito dell’umano. Che, nel cosmo infinito, dipinge i tratti della sua storia e del suo essere.
Del resto, al rituale dell’essere siamo chiamati tutti.
[1] Si tratta di concetti studiati ed espressi con grande completezza e profondità dagli studiosi di mitologia, come Joseph Campbell.
Autori: Marco G. Giammarchi e Roberto Radice
0 commenti