Gli eterni principi α e ω part 2

da , | 28 Nov, 23 | Filosofia |

Il tempo e la Storia

Misurare il tempo, esigenza profondamente umana. Ma per farlo è necessario stabilire due cose: prima di tutto, un istante iniziale, di riferimento. Sarà il momento in cui facciamo partire un orologio. Ma poi anche una quantità di tempo fissata, convenzionale. L’unità di misura del tempo. Cominciamo con l’unità di misura.

L’alternarsi ciclico di eventi astronomici è il punto di riferimento principale per lo scorrere del tempo: l’alternarsi di giorno e di notte, il ciclo della luna. E più di tutto il ripetersi del moto del nostro pianeta attorno al Sole a scandire il ciclo delle stagioni, della vita, del raccolto. Un anno, un giro completo, una ripetizione completa di tutte le stagioni. Questa la durata convenzionale, questa l’unità di misura che è apparsa naturale. Un giro del nostro pianeta intorno alla stella Sole. Un anno solare.

Ma per quanto riguarda l’istante di inizio? Da dove partire? Da dove iniziare a far scorrere la clessidra, il cronometro? Occorre un momento, un accadimento, qualcosa di importante che ci obblighi a dire: partiamo da qui! Una possibilità è quella di partire da duemila anni fa, perché duemila anni sono trascorsi dalla comparsa di una importante manifestazione di valore teologico, quella di Yeshua – in italiano, Gesù. Un riformatore radicale della fede ebraica che visse e predicò nella Palestina. Di fatto noi non sappiamo molto di lui, se non che predicò intensamente, che scese a Gerusalemme per la Pasqua e venne processato e condannato da un tribunale ebraico; la condanna venne poi eseguita dai romani. Sappiamo anche che i suoi seguaci ebbero, dopo la sua morte, la certezza di un evento talmente straordinario da avere la forza di cambiare la storia [1].

Così l’avrebbe cambiata, seicento anni dopo, l’esperienza mistica vissuta un venerdì da un pastore arabo di nome Muhammad. Considerato sigillo finale di tutte le rivelazioni. Sigillo dei Profeti occidentali. Trinità cristiana e al tempo stesso trinità monoteistica occidentale di Ebraismo, Cristianesimo e Islam.

Chiamiamo teologia qualcosa di ben preciso: sia la storia del rapporto tra l’uomo e il Divino, sia l’indagine razionale sulle verità ultime, di vita e di morte. Inevitabili punti di riferimento dell’umano. Che nasce, cresce, vive e muore. E che, attraverso una manifestazione (per l’appunto teologica), scandisce il ritmo del tempo. Perché così è la natura umana e noi siamo quello che siamo.

Negli stessi tempi, in Oriente, i Rishi, i veggenti, vedevano i Veda. Erano i tempi in cui il misterioso popolo degli Arya scendeva nella verde valle dell’Indo. I tempi dei portatori di un culto e di una visione del mondo profondamente cosmica. E mitica. Si delineava così la visione dell’inizio del Tutto a partire dalla Prima Sillaba: l’Om. Si delineava la radice di quella tradizione che avrebbe portato alla filosofia dell’altra metà del mondo. L’India, altra metà della Grecia.

Dal tempo di Gesù, il pianeta ha effettuato duemila volte il giro completo attorno al Sole, stella centrale di un sistema collocato in una galassia a spirale. Questa stessa affermazione ha una storia perché prima di tutto vuole dire che l’uomo conta, ovvero rappresenta il numero. Usa l’arma del simbolo per rappresentare. Duemila sono due migliaia, nessuna centinaia e nessuna unità: duemila, ovvero 2.000, ovvero 2 x 103. La numerazione è in base dieci, con le unità, le decine e le centinaia. Poi le migliaia. Forse per via della conformazione della mano umana. Dieci dita. Duemila giri della Terra attorno al Sole.

Il Sole, che è anche il Dio egizio Ra, che è anche Hunahpu, il Dio Maya mutilato, sacrificato, morto e risorto – il Dio della più tremenda dimensione sacrificale. Il Sole nella sua città di stelle, una delle tante città di stelle. L’Universo è composto da queste città formate da miliardi e miliardi di stelle: sono chiamate galassie. E attorno ad ogni stella, attorno ad ognuna dei miliardi di stelle della nostra galassia e di altre, possono ruotare pianeti. Attorno al Sole la Terra ruota, in un anno, ma a sua volta il Sole si muove, ruota attorno al centro della nostra Galassia. Ed attorno al centro della nostra Galassia (la Via Lattea), il Sole ruota – in 200 milioni di anni. Ricordiamolo: abbiamo definito una quantità di tempo, un anno. E un riferimento, un paletto nel tempo, la nascità di Gesù. Così noi contiamo la storia, l’astronomia e la vita.

La storia dell’Universo percorre quasi 14 miliardi di questi anni, di questo tempo, e la storia del pianeta dell’uomo, gli ultimi quattro miliardi. Un pianeta, il nostro, generato da un principio e da condizioni accidentali. Partite con la formazione del sistema solare, la famiglia di pianeti attorno al Sole.

Condizioni accidentali perché non necessarie: perché è stato così ma forse poteva anche non essere così. Non era necessario. Ma è stato. Questo è stato, ed ha avviato la storia dell’uomo sul pianeta.

Le condizioni accidentali della Terra si riferiscono, per lo meno, alla climatologia del pianeta, sia presente che passata, ed eventualmente al susseguirsi di uno o più eventi indefiniti che possono avere favorito l’evoluzione di una specie umana rispetto ad altre. Ad esempio l’impatto di un altro corpo celeste sul pianeta, forse un grosso meteorite in grado di concorrere alla distruzione selettiva di altre specie viventi, eliminando molti dei dinosauri per far spazio ai mammiferi? È possibile. Anzi, plausibile.

Il conteggio di questo tempo ha imposto un principio. E da questo principio è possibile riprendere il filo del passato per tornare indietro, ripercorrendolo con i testi della mitologia e della spiritualità del mondo. I miti della creazione sono a loro volta creazioni. Sono i linguaggi dello spirito con i quali l’uomo finito si confronta con l’infinito.

Ma l’uomo ha pensato non solo nella dimensione mistico-mitologica. Non solo attraverso l’ausilio dei miti e della conoscenza della Terra. Ha concepito un passato che va più indietro di quello del suo pianeta, molto più indietro dei 4 miliardi di anni della storia geologica e ha osato spingersi all’inizio dei 14 miliardi della storia di tutte le stelle e di tutti i pianeti. La storia dell’Universo tutto. Dato un pensiero grande, teorizzava Aristotele, ne è sempre possibile uno ancor più grande: ed ecco il mistero indefinito della infinita capacità di comprensione dell’uomo. Infinita, come la dimensione socratica della sua ignoranza.

Ma possiamo capirla, questa storia, con il tempo? Vedremo che sì che possiamo capirne degli aspetti importanti, forse essenziali, anche utilizzando lo strumento di un tempo cosmico. Che potremo anche capire l’inizio dell’Universo, fin dentro (forse) il primo secondo della Creazione.

Questo tempo ha il significato che abbiamo illustrato per il nostro sistema solare, e per molti altri, e per la Galassia. Il tempo registra e determina il cambiamento – o forse è generato esso stesso dal cambiamento sul nostro pianeta, sulla nostra galassia e persino nelle galassie più vicine a noi. Ma nell’Universo lontano, a distanza cosmologica pressochè infinita, forse il tempo cambia di senso perché qui diviene impossibile definire un tempo assoluto. E dal momento che appare impossibile definire un tempo assoluto (un presente, un passato, un futuro) che valga per tutto l’Universo, esso vale come un principio che nell’infinito diviene indefinito. Questo modo di vedere l’Universo, si chiama “Universo blocco. Su questo argomento ritorneremo.

Sappiamo che la storia del pianeta ha portato all’evoluzione di specie viventi, tra le quali la specie umana – che fra gli altri problemi si è posta quello dell’essere, o dell’esserci, ossia dell’essere nel mondo: il “da sein”, essere in [2]. Essere nel pianeta, ponendosi il problema dell’essere non solo nella terra ma anche nel sistema solare, nella Galassia, nell’Universo. Insomma, essere come uomini che sulla Terra vantano una storia antica.

Nella cultura occidentale del pianeta gli Antichi aprirono questi orizzonti: tra essi, gli Alessandrini, Eratostene, Ipparco, Aristarco. Dobbiamo a quest’ultimo la prima ipotesi non geo-centrica dell’Universo. Dobbiamo invece all’astronomia del Duemila la scoperta dei pianeti extra-solari, i pianeti che ruotano attorno ad altri Soli. Tutti ruotano parlando il linguaggio della gravitazione.


(1) E.P. Sanders, The historical Jesus, Penguin Books.
(2) M. Heidegger, Essere e tempo, Longanesi, 2005.

Autori: Marco G. Giammarchi e Roberto Radice

Autori

  • Marco G. Giammarchi

    Marco Giammarchi è Primo Ricercatore all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, abilitato Professore Ordinario di Fisica delle Interazioni Fondamentali. È' titolare del corso di Fisica delle Particelle all'Università degli Studi di Milano ed è stato Guest Scientist al Fermilab negli USA e all'Albert Einstein Center di Berna. Ha partecipato a esperimenti al Fermilab, al Laboratorio del Gran Sasso, in Belgio, in Argentina e al CERN di Ginevra. È' tra i fondatori di Borexino, esperimento che ha dimostrato il funzionamento del centro del Sole con i neutrini e nel 2015 ha fondato l'esperimento QUPLAS che ha osservato per la prima volta l'interferometria quantistica di antimateria. I suoi interessi vanno dalla fisica astro-particellare e del neutrino alla fisica quantistica e alla gravitazione con antimateria. È autore di 300 pubblicazioni su riviste internazionali e di 50 interventi a conferenze internazionali. Interessato alla spiritualità orientale, da oltre dieci anni collabora con Filosofi della Scienza su temi epistemologici e di filosofia teoretica.

  • Roberto Radice

    Roberto Radice (Busto Arsizio 1947), già professore ordinario di Storia della filosofia antica all’Università Cattolica di Milano è condirettore delle collane: “Temi metafisici e problemi del pensiero antico” e “Platonismo e filosofia patristica”, Vita e Pensiero, Milano, nonché direttore di “Lexicon, collana di lessici [informatici] di filosofia antica”, edizioni Biblia, Milano. I suoi interessi scientifici spaziano dall’Ellenismo al Neoplatonismo, passando attraverso Aristotele e il Giudaismo alessandrino. I suoi ultimi libri (dal titolo Magica filosofia e I nomi che parlano) editi da Morcelliana nel 2019 e nel 2020 sono dedicati ai rapporti fra la filosofia e il pensiero magico, nonché alla storia dell’allegoria filosofica. Collaboratore del “Corriere della sera” nei collaterali della serie “Grandangolo” (11 titoli) e “Filosofica” della quale è anche curatore.

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