Il tempo e la Storia
Misurare il tempo è una esigenza profondamente umana. Ma per farlo è necessario stabilire due cose: prima di tutto, un istante iniziale, di riferimento. Sarà il momento in cui noi facciamo partire un orologio. E in secondo luogo una quantità di tempo fissata, convenzionale: l’unità di misura del tempo. Cominciamo con l’unità di misura.
L’alternarsi ciclico di eventi astronomici è il punto di riferimento principale per lo scorrere del tempo: il succedersi di giorno e di notte, il ciclo della luna. E più di tutto il ripetersi del moto del nostro pianeta attorno al Sole a scandire il ciclo delle stagioni, della vita, del raccolto. Un anno, un giro completo, una ripetizione completa di tutte le stagioni. Questa la durata convenzionale, questa l’unità di misura che è apparsa naturale. Un giro del nostro pianeta intorno alla stella Sole. Un anno solare.
Ma per quanto riguarda l’istante di inizio? Da dove partire? Da dove iniziare a far scorrere la clessidra, il cronometro? Occorre un momento, un accadimento, qualcosa di importante che ci obblighi a dire: partiamo da qui! Una possibilità è quella di partire da duemila anni fa, perché duemila anni sono trascorsi dalla comparsa di una importante manifestazione di valore teologico, quella di Yeshua – in italiano, Gesù. Un riformatore radicale della fede ebraica che visse e predicò nella Palestina. In termini storici, non sappiamo molto su di lui, se non che predicò intensamente, che scese a Gerusalemme per la Pasqua ove fu processato e condannato da un tribunale ebraico; la condanna venne poi eseguita dai romani. Sappiamo anche che i suoi seguaci ebbero, dopo la sua morte, la certezza di un evento talmente straordinario da avere la forza di cambiare la storia [1]. Così come l’avrebbe cambiata, seicento anni dopo, l’esperienza mistica vissuta un venerdì da un pastore arabo di nome Muhammad. Considerato sigillo finale di tutte le rivelazioni. Sigillo dei Profeti occidentali. Trinità cristiana e al tempo stesso “trinità” monoteistica occidentale di Ebraismo, Cristianesimo e Islam.
Chiamiamo teologia qualcosa di ben preciso: sia la storia del rapporto tra l’uomo e il Divino, sia l’indagine razionale sulle verità ultime di vita e di morte. Inevitabili punti di riferimento dell’umano. Che nasce, cresce, vive e muore. E che, attraverso una manifestazione (ad esempio teologica) scandisce il ritmo del tempo. Perché così è la natura umana e noi siamo quello che siamo.
Più o meno negli stessi tempi in Oriente i Rishi, i veggenti, vedevano i Veda. Erano i tempi in cui il misterioso popolo degli Arya scendeva nella verde valle dell’Indo. I tempi dei portatori di un culto e di una visione del mondo profondamente cosmica. E mitica. Si delineava così la visione dell’inizio del Tutto a partire dalla Prima Sillaba: l’Om. Si delineava la radice di quella tradizione che avrebbe portato alla filosofia dell’altra metà del mondo: l’India, il lato complementare della Grecia.
Dal tempo di Gesù, il pianeta ha effettuato duemila volte il giro completo attorno al Sole, stella centrale di un sistema collocato in una galassia a spirale. Questa stessa affermazione ha una storia perché l’uomo conta, ovvero rappresenta il numero. Usa l’arma del simbolo per rappresentare. Duemila sono due migliaia, nessuna centinaia e nessuna unità: duemila, cioè 2000, ovvero 2 x 103. La numerazione è in base dieci, con le unità, le decine e le centinaia. Poi le migliaia. Forse per via della conformazione della mano umana. Dieci dita. Duemila giri della Terra attorno al Sole.
Il Sole, è anche il Dio egizio Ra, che è anche Hunahpu, il Dio Maya mutilato, sacrificato, morto e risorto – il Dio della più tremenda dimensione sacrificale. Il Sole nella sua città di stelle, una delle tante città di stelle. L’Universo è composto da queste città formate da miliardi e miliardi di stelle: sono chiamate galassie. E attorno ad ogni stella, attorno ad ognuna dei miliardi di stelle della nostra galassia e di altre, possono ruotare pianeti. Attorno al Sole la Terra ruota, in un anno, ma a sua volta il Sole si muove, ruota attorno al centro della nostra Galassia (la Via Lattea). Ed attorno al centro della Via Lattea gira in 200 milioni di anni. Ricordiamolo: abbiamo definito una quantità di tempo, un anno. E un riferimento, un paletto nel tempo, la nascità di Gesù. Così noi contiamo la storia, l’astronomia e la vita.
La storia dell’Universo, per come la sappiamo, attraversa quasi 14 miliardi di questi anni, di questo tempo, e la storia del pianeta dell’uomo, gli ultimi quattro miliardi. Un pianeta, il nostro, generato da un principio e da condizioni accidentali. Partite con la formazione del sistema solare, la famiglia di pianeti attorno al Sole. Condizioni accidentali perché non necessarie: perché è stato così ma poteva anche non essere così. Non era necessario. Ma è stato. Questo è stato, ed ha avviato la storia dell’umanità sul pianeta.
Le condizioni accidentali della Terra si riferiscono, per lo meno, alla climatologia del pianeta, sia presente che passata, ed eventualmente al susseguirsi di uno o più eventi indefiniti che possono avere favorito l’evoluzione di una specie (quella umana) rispetto ad altre. Ad esempio l’impatto di un altro corpo celeste sul pianeta, forse un grosso meteorite in grado di concorrere alla distruzione selettiva di altre specie viventi, eliminando molti dei dinosauri per far spazio ai mammiferi. È possibile. Anzi, appare probabile.
Il conteggio di questo tempo ha imposto un principio. E da questo principio è possibile riprendere il filo del passato per tornare indietro, ripercorrendolo con i testi della mitologia e della spiritualità del mondo. E i miti della creazione sono a loro volta creazioni: sono linguaggi dello spirito con i quali l’uomo finito si confronta con l’infinito.
Ma l’uomo non ha pensato solo nella dimensione mistico-mitologica, e non solo attraverso l’ausilio dei miti e della conoscenza della Terra. L’umano ha concepito un passato che va più indietro di quello del suo pianeta, molto più indietro dei 4 miliardi di anni della storia geologica e ha osato spingersi all’inizio dei 14 miliardi della storia di tutte le stelle e di tutti i pianeti. La storia dell’Universo tutto. Dato un pensiero grande, teorizzava Aristotele, ne è sempre possibile uno ancor più grande: ed ecco il mistero indefinito della infinita capacità di comprensione dell’uomo. Infinita, come la dimensione socratica della sua ignoranza.
Ma possiamo capirla, questa storia, con il tempo? Vedremo che possiamo apprezzarne degli aspetti importanti, forse essenziali, utilizzando lo strumento di un tempo cosmico. Che potremo anche capire l’inizio dell’Universo, fin dentro (forse) il primo secondo della Creazione.
Questo tempo ha il significato che abbiamo illustrato per il nostro sistema solare, e per molti altri, e per la Galassia. Il tempo registra e determina il cambiamento – o forse è generato esso stesso dal cambiamento sul nostro pianeta, nella nostra galassia e persino nelle galassie più vicine a noi. Ma nell’Universo lontano, a distanza cosmologica pressochè infinita, forse il tempo cambia di senso perché diviene impossibile definire un tempo assoluto. E dal momento che appare impossibile definire un ordinamento temporale assoluto (un presente, un passato, un futuro) che valga per tutto l’Universo, il tempo appare come un principio che nell’infinito diviene indefinito. Questo modo di vedere l’Universo, si chiama “Universo blocco”, o anche eternalismo [2].
Sappiamo che la storia del pianeta ha portato all’evoluzione di specie viventi, tra le quali la specie umana – che fra gli altri problemi si è posta quello dell’essere, o dell’esserci, ossia dell’essere nel mondo: il “da sein”, essere in[3] Essere nel pianeta, ponendosi il problema dell’essere non solo nella terra ma anche nel sistema solare, nella Galassia, nell’Universo. In breve, essere come uomini che sulla Terra vantano una consapevolezza ed una storia antica.
Nella cultura occidentale del pianeta gli Antichi aprirono questi orizzonti e tra essi in particolare gli Alessandrini: Eratostene, Ipparco, Aristarco. Dobbiamo a quest’ultimo la prima ipotesi non geo-centrica dell’Universo. Dobbiamo invece all’astronomia del Duemila la scoperta dei pianeti extra-solari, i pianeti che ruotano attorno ad altri Soli. Parlando il linguaggio della gravitazione.
[1] E.P. Sanders, The historical Jesus, Penguin Books.
[2] B. Le Bihan, Paper in the Philosophy of Natural Sciences, 10 (2020) 17.
[3] M. Heidegger, Essere e tempo, Longanesi, 2005.
Autori: Marco G. Giammarchi e Roberto Radice
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