L’inizio del Cosmo e lo scorrere del tempo
Esiste una certa dose di arbitrio nella definizione dell’istante da cui contiamo il tempo. Avremmo potuto iniziare a contarlo 753 anni prima, ovvero dal momento della fondazione di Roma. (In realtà probabilmente questi anni sono 749 e non 753, per il fatto che Gesù si trova nella condizione di essere nato nel 4 avanti Cristo). Oppure avremmo potuto contarlo dal momento dell’Egira di Muhammad, 622 anni dopo. O anche, si poteva scegliere venerdì 18 febbraio del 3102 a.C., data di inizio del Kali Yuga.
Queste differenti scelte, per quanto umanamente significative, alla fine non sono decisive: più che il tempo in assoluto, conta il suo scorrere. Il suo procedere dal passato al futuro. In modo lineare in Occidente. In senso circolare in Oriente.
È naturale la tentazione di far partire l’inizio del tempo dall’incipit dell’espansione cosmologica. Questo però avrebbe due svantaggi. Prima di tutto collocherebbe il momento iniziale in un tempo remoto, estremamente remoto. Molto distante dalla dimensione umana.
In secondo luogo, fare partire il tempo così lontano nel passato vuole dire confrontarsi con gli effetti cosmologici e gravitazionali. Vuol dire stare attenti all’orologio che utilizziamo, che deve essere un orologio solidale con l’espansione. Lo possiamo pensare come un orologio che, a partire da 380 mila anni di vita universale, vede isotropa la radiazione cosmica di fondo. Isotropa, ovvero uguale in tutte le direzioni.
Ne riparleremo, ma è troppo complicato. Sembra forse troppo poco umano. Preferiamo partire da un riferimento “zero”, da un punto di partenza che abbia un valore umano significativo. La convenzionale nascita di Gesù come anno “zero” va bene. La data di un avvenimento umano. Troppo umano.
Autori: Marco G. Giammarchi e Roberto Radice
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Marco Giammarchi è Primo Ricercatore all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, abilitato Professore Ordinario di Fisica delle Interazioni Fondamentali. È' titolare del corso di Fisica delle Particelle all'Università degli Studi di Milano ed è stato Guest Scientist al Fermilab negli USA e all'Albert Einstein Center di Berna. Ha partecipato a esperimenti al Fermilab, al Laboratorio del Gran Sasso, in Belgio, in Argentina e al CERN di Ginevra. È' tra i fondatori di Borexino, esperimento che ha dimostrato il funzionamento del centro del Sole con i neutrini e nel 2015 ha fondato l'esperimento QUPLAS che ha osservato per la prima volta l'interferometria quantistica di antimateria.
I suoi interessi vanno dalla fisica astro-particellare e del neutrino alla fisica quantistica e alla gravitazione con antimateria. È autore di 300 pubblicazioni su riviste internazionali e di 50 interventi a conferenze internazionali. Interessato alla spiritualità orientale, da oltre dieci anni collabora con Filosofi della Scienza su temi epistemologici e di filosofia teoretica.
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Roberto Radice (Busto Arsizio 1947), già professore ordinario di Storia della filosofia antica all’Università
Cattolica di Milano è condirettore delle collane: “Temi metafisici e problemi del pensiero antico” e “Platonismo
e filosofia patristica”, Vita e Pensiero, Milano, nonché direttore di “Lexicon, collana di lessici [informatici] di
filosofia antica”, edizioni Biblia, Milano. I suoi interessi scientifici spaziano dall’Ellenismo al Neoplatonismo,
passando attraverso Aristotele e il Giudaismo alessandrino. I suoi ultimi libri (dal titolo Magica filosofia e I
nomi che parlano) editi da Morcelliana nel 2019 e nel 2020 sono dedicati ai rapporti fra la filosofia e il
pensiero magico, nonché alla storia dell’allegoria filosofica.
Collaboratore del “Corriere della sera” nei collaterali della serie “Grandangolo” (11 titoli) e “Filosofica” della
quale è anche curatore.
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