Parte 3/3 – Cosa rappresentava Pegaso ed interpretazione dell’esito della battaglia
Abstract
L’articolo a seguire costituisce la terza parte dell’analisi in chiave psicoarchetipca della Chimera e del cavaliere Bellerofonte. A prima vista, questa classica storia mitologica ci fa riflettere su come, sebbene questi racconti fossero assurdi, incoerenti e nel migliore dei casi, favole fantastiche, esse in realtà contenevano più piani di lettura.
Grazie alle intuizioni degli autori rinascimentali, sappiamo che dietro queste apparenze, si celavano simboli il cui scopo era di rivolgersi alla parte inconscia della nostra psiche affinché essa potesse fare conoscenza di sé.
In questa terza parte, passiamo ad analizzare la figura di Pegaso
1 – Introduzione
Nelle prime due parti di questo lavoro parte di questo lavoro (LEGGI PRIMA PARTE), (LEGGI SECONDA PARTE) avevamo introdotto la figura del mostro mitologico chiamato la Chimera e di Amisodaro, “Amisodaro, colui che allevò la furiosa Chimera, una rovina per molti uomini”.
Nella seconda invece, abbiamo parlato dell’archetipo incarnato da Ipponoo e cosa, egli simboizzasse da un turno di vista psicoarchetipico.
Questa volta tocca al cavallo alato Pegaso e lo scontro che permise ad Ipponnoo/bellerofonte di sconfiggere la chimera.
2 – Pegaso, il cavallo alato
Per comprendere quali fossero archetipi condensati attorno alla figura di Pegaso, guidati dal motto di Antoine de Saint-Exupéry, ovvero “l’essenziale è invisibile agli occhi”, abbiamo provato ad andare al di là delle apparenze.
Le ali sul dorso infatti, stavano sicuramente ad indicare che esso fosse un animale libero ed indomabile e pertanto sarebbe stato assai arduo fargli indossare le briglie senza uno stratagemma.
Se consideriamo che il termine usato dagli antichi greci per briglia fosse χαλινός – kalinòs, che omofonicamente richiamerebbe kalà – χαλά, il quale a sua volta, derivando dalla radice dorica χηλή – kelè, che significa «artiglio», «argine», «diga», comprendiamo che essa evocava nell’ascoltatore sentimenti legati alla limitazione della libertà.
Ecco perché per far indossare una sorta di giogo a Pegaso da parte di Ipponooo, ci voleva qualcosa di più di briglia comune.
Zeus, allora, fa intervenire la figlia Atena, che essendo nata dalla sua testa, personifica l’intelligenza unita al buon senso e consegna nelle mani di Ipponoo delle briglie molto particolari.
Esse sono fatte di oro.
Attenzione però, perché l’oro, che in greco antico si diceva crysos – χρυσός, all’interno del contesto mitologico, non è un riferimento al metallo prezioso in sé, ma al Crisomallo, il famoso Vello d’Oro, quindi ad un materiale che trasforma l’indole di chi lo indossa. [1]
E difatti Pegaso, diventa mansueto e disponibile a farsi cavalcare.
Ma il nome Pegasos – Πήγασος secondo il Bailly deriva da πηγή – peghè, che significa «fonte», «fontana» o «sorgente» ed anche dall’ aggettivo σός – sòs cioè «tuo», «che», che quindi evocherebbe immagini del tipo di “colui che sta presso la sua sorgente”, vicino al proprio vero sé.
In altre parole, Pegaso incarnerebbe l’archetipo di coloro che, come afferma Jung nel libro intitolato “Tipi Psicologici”, hanno compiuto un percorso di individuazione, vale a dire quel “processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale.”
Ed infatti, sempre secondo il dizionario francese Bailly, Pegaso deriverebbe etimologicamente anche da πήγνυμι – pegnymi, quindi «fissare», «conficcare», «infilare», «saldare insieme».
Ora, si tratterà probabilmente una coincidenza, ma in questo caso, il nome del cavallo alato, conterrebbe dei riferimenti che, come avremo modo di vedere al paragrafo 6, sembrano delle allusioni alla modalità scelta da Ipponoo per affronte la Chimera.
[1] Abbiamo pubblicato l’analisi del mito dell’ariete dal vello d’oro su Progetto Montecristo suddividendolo in 4 parti:
– https://progettomontecristo.editorialedelfino.it/il-significato-archetipico-dellariete-dal-vello-doro-1/
– https://progettomontecristo.editorialedelfino.it/il-significato-archetipico-dellariete-dal-vello-doro-2/
– https://progettomontecristo.editorialedelfino.it/il-significato-archetipico-dellariete-dal-vello-doro-3/
– https://progettomontecristo.editorialedelfino.it/il-significato-archetipico-dellariete-dal-vello-doro-4/
3 – Pegaso e le acque di Poseidone
Apprendiamo da un’altro racconto mitologico, il fatto che il cavallo di cui stiamo parlando, è lo stesso che, sbrecciando con uno zoccolo una roccia del monte Elicona, provocò l’apparizione di una sorgente miracolosa, detta Ippocrene, che letteralmente significa “fonte del cavallo”, fonte che da allora venne consacrata alle Muse.
Queste acque ci fanno venire alla mente quelle del lago di Lerna che, come avevamo raccontato all’interno di un saggio già pubblicato già pubblicato [2] sgorgavano nel punto in cui la roccia era stata frantumata dal Tridente scagliato da Poseidon, luogo che simboleggiava l’accesso al mondo delle emozioni e dei sentimenti più profondi.
Non solo, ma Esiodo al verso 23 del suo poema mitologico, la Teogonia, ci informa che egli stesso, allora misero pastore, avvicinatosi un giorno presso la fonte Ippocrene, ricevette dalle Muse che dimoravano presso di essa, l’ispirazione artistica che lo trasformò nel poeta immortale che ben conosciamo.
Ora, se invece di prendere alla lettera il racconto di Esiodo riflettiamo analogicamente, desumiamo che egli volesse dirci che questa, metaforicamente parlando, è la porta di ingresso che permette l’accesso a quei mondi sotterranei, che per Esiodo coincide con il Tartaro dove si troverebbe quella sovrastruttura metafisica che costituirebbe la fonte della psiche individuale [3].
In altre parole il mondo di cui Poseidon ne sarebbe il signore, quello che il filosofo francese Corbin definì mundus imaginalis, lo stesso dove i racconti mitologici dicevano che fossero relegati gli archetipi primordiali personificati dai Titani, ovvero lì dove è possibile scoprire la propria essenza, che nel caso specifico di Esiodo, consisteva nell’essere un poeta invece di un pastore.
Questo racconto mitologico, trova conferma nel modello elaborato dal filosofo greco del V sec. a.C., Platone, il quale, usava il termine eidos/immagine [4] per indicare gli archetipi che che costituirebbero la materia prima “immaginale” sia dell’anima/psiche che quella dell’Iperuranio.
Tema che viene approfondito all’interno della religione orfica.
[2] V. https://www.academia.edu/91753479/Gli_eroi_nella_mitologia_greca_Eracle_contro_lHydra_di_Lerna_Parte_1
[3] Data la delicatezza e complessità del tema, rimandiamo il lettore all’approfondimento che si trova inserito nel capitolo 9 del libro intitolato “La cosmogonia orfica Il filo rosso che passando per il neoplatonismo, collega Pitagora con la psicologia archetipica” .
[4] Sebbene εἶδος – eidos si trovi per lo più tradotto con idea, noi preferiamo la’accezione con cui vien tradotto da james Hillman, ovvero, derivando dal verbo εἶδον – eido, esso richiama significati come «vedere», «scorgere», «guardare», «osservare», «percepire» ed anche «vedere mentalmente».
4 – La battaglia come simbolo delle prove della vita
Adesso che possediamo sufficienti indizi per osservare da una nuova prospettiva la battaglia tra il mostro ed il nostro eroe, procediamo con l’analisi del combattimento.
Ipponoo, dopo aver conficcato sulla punta della lancia un pezzo di piombo, sale in groppa a Pegaso e da lì scaglia l’arma in direzione della bocca fiammeggiante della Chimera che, raggiunto il bersaglio si fonde, causando la morte per soffocamento del mostro.
A prima vista ci verrebbe da dire: “ma è tutto qui?”
In realtà diversi sono i simboli, a nostro avviso estremamente interessanti, che possono fornirci indicazioni utili su come affrontare le contraddizioni della vita e saper sanare le controversie.
Il primo, Bellerofonte invece di usare la lancia come avrebbe fatto qualunque altro cavaliere, ha avuto quella che si potrebbe definire un’idea geniale, ovvero quella di inserire un pezzo di piombo sulla punta della lancia.
Se ci pensiamo bene, nemmeno Zeus contro il mostro Tifone che emetteva fiamme incandescenti dalla bocca aveva avuto un’idea simile – https://www.karmanews.it/31911/zeus-un-dio-eroe-e-la-paura/.
Da dove proviene questa genialità?
In parte dal fatto che egli, possedeva l’istinto del cavallo, ovvero era in grado di avere contatto diretto con gli archetipi primordiali, quelli che il filosofo americano Casey chiamava l’“immaginazione attiva”.
Ma anche dal fatto che tramite la madre Eurinome (vedere paragrafo 3) , ha ricevuto la capacità percettiva detta intuizione, incarnata nelle storie mitologiche dal dio Ermes.
Il quale ricordiamo aveva con sé il caduceo, che è il simbolo che rimanda alla congiunzione degli opposti, ovvero l’arte di saper mediare i conflitti. [5]
Se lo stesso tema lo leggiamo attraverso le lenti della psicologia archetipica, questo simbolo rimanda al concetto, anticipato dal filosofo del VI sec a.C. Eraclito e, in tempi recenti approfondito da Cal Jung.
Stiamo parlando dell’enantiodromia.
Ci limitiamo a dire brevemente, che Carl Jung ispiratosi a questo concetto filosofico, afferma che il mondo psichico di ciascuno di noi è fatto di contraddizioni interiori che quando vengono ignorate, perché ci spiazzano o ci spaventano, rimangono tra il materiale inconscio ostacolando il nostro percorso di crescita interiore.
Ecco allora che Ipponoo, finisce per rappresentare quella facoltà interiore che Jung chiamava la Coniunctio oppositorum (la congiunzione degli opposti) che consiste nella abilità di saper ricongiungere gli opposti, ovvero, fuor di metafora, di saper trovare i collegamenti tra elementi che apparentemente sembrano incompatibili l’uno con l’altro.
Come nel caso di Ipponoo che ha l’idea di usare un pezzo di piombo con lo scopo di soffocare un mostro che emetteva fiamme dalla bocca.
Ma c’è un’altra caratteristica che distingue Ipponoo, ovvero che egli, essendo un cavaliere, è colui che sa “tenere imbrigliato” il proprio istinto, che sa andare dritto al bersaglio ed è in grado perseguire i propri obiettivi, simbolizzati qui dalla lancia.
Lancia che non va intesa come strumento di guerra, ma come mezzo duttile, adattabile alle situazioni, come in questo caso che invece di essere usata per ferire, viene usata per avvicinare un pezzo di piombo sulla bocca della Chimera.
L’insegnamento che traiamo da questo racconto, è che gli imprevisti o le contraddizioni, quelle che che ci fanno mancare la terra sotto i piedi, ricordiamo che Ipponoo e Pegaso combatterono sollevati dal suolo, non vanno affrontati a testa bassa, come farebbe per esempio Ares [6],ma mediante l’intuizione, la creatività e l’immaginazione attiva.
[5] Su caduceo abbiamo pubblicato un’analisi pubblicate qui https://www.academia.edu/49361757/Chiarimenti_sul_caduceo_ed_il_bastone_di_Asclepio
[6] V. https://progettomontecristo.editorialedelfino.it/la-mitologia-greca-ed-i-suoi-archetipi-introduzione-ad-ares/
Bibliografia:
-
- Karoly Kerenyi – Gli dei e gli eroi della Grecia (ed. italiana Saggiatore 2015)
- Jean-Pierre Vernant – Mito e religione in Grecia antica 2009
- Edward Casey Toward_an_Archetypal_Imagination.pdf – tratto dal sito academia.edu
- David Miller – James Hillman Il Nuovo Politeismo – La rinascita degli dei e delle dee (prefazione di Henry Corbin) 2016
- James Hillman – Plotino, Ficino e Vico, precursori, della psicologia junghiana – tratto da appunti di una conferenza tenuta in Italia da J. Hillmann.
- James Hillman – Articolo di presentazione della Psicologia Archetipica scritto da James Hillman sul sito Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/psicologia-archetipica_%28Enciclopedia-del-Novecento%29/
- James Hillman – Re-visione della psicologia Edizione Adelphi 1983
- I mostri non esistono però…Indagine sul mostro in psicomotricità – Marta Marotta
- Jung Opere Torino: Bollati Boringhieri, 1981-2007 vol 14 cap: La dinamica degli opposti psichici
- Henry Corbin- Mundus Imaginalis, o l’Immaginario e l’Immaginale – Parte 1 Tratto dal sito https://www.amiscorbin.com/it/
- Henry Corbin/ Mundus Imaginalis, o l’Immaginario e l’Immaginale – Parte 2 Tratto dal sito https://www.amiscorbin.com/it/
- Esiodo Theogony. 319 si parla di chimera
- Pseudo apollodoro Biblioteca 2.3.1 e 2.3.2
- Omero . Iliade VI 180-184 descrizione chimera
- Th. 300 descrizione echidna
- Omero, Iliade XVI, v. 328 Amisodaro
- Omero Iliade 16.328
- Il sito www.theoi.com la più ricca libreria digitale di libri e testi riguardanti la mitologia greca raccolta dalla biblioteca dell’università di Oackland e, adoperata da Nasa, e dalle università dell’MIT, Stanford, Harvard e Yale.
- https://www.hellenicgods.org/
- http://www.nilalienum.it
Vocabolari consultati
-
- Dizionario della Lingua Greca di Franco Montanari – Loescher editore, II edizione 2004
- Dizionario di mitologia classica – Garzanti Francesco Perri 1970
- Dizionario etimologico Chantraine-Dictionnaire ètymologique de la langue grecque. Histoire de mots, Ed Klincksieck 1977
- Dizionario Olivetti Latino italiano on line https://www.dizionario-latino.com
- Dizionario on line greco antico – francese “Le « Bailly»” – https://bailly.app/
- Dizionario Diccionario Griego-Español on line – http://dge.cchs.csic.es/xdge/
- Dizionario greco antico on line – dell’università di Chicago ΛΟΓΕΙΟΝ – https://logeion.uchicago.edu/λογεῖον
- Liddell, Scott, Jones’ – A Greek–English-German-French Lexicon – https://lsj.gr/wiki/Main_Page
- Bailly Dictionnaire Grec Francais Bailly 1935 vers PDF- scaricato da https://archive.org/details/BaillyDictionnaireGrecFrancais
Autore: Massimo Biecher
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