Introduzione
Chi ci segue ormai da tre anni, sa che il modo con cui rileggiamo i miti dell’antica Grecia è qualcosa di più profondo che una semplice attualizzazione di storie che seppur poetiche ed affascinanti, appartengono ad un mondo molto lontano e diverso dal nostro.
Sulla scia degli studi intorno alla psicologia archetipica di James Hillman, abbiamo sviluppato un metodo che, rivolgendosi in primis ai testi originali, rende possibile un diverso modo di interpretare le storie mitologiche che, se tradotte letteralmente, perdono tutti i riferimenti che essi hanno, secondo lo studioso americano, verso il mondo della psiche.
Mediante questi racconti infatti, gli antichi non facevano psicologia come la intendiamo oggi (termine coniato da Philipp Melanchton 1497-1560, teologo ed umanista tedesco), bensì miravano a portare l’ascoltatore alla cosiddetta conoscenza di sé, ovvero alle dinamiche del mondo interiore.
Il nostro compito è quello di destrutturare i racconti che parlano delle gesta eroi che degli dei, utilizzando un procedimento di indagine simile a quello del protagonista dei romanzi di Conan Doyle.
Partendo dal presupposto che ogni dettaglio nei racconti frutto della cultura greco antica, non è inserito a caso, esso viene analizzato non tanto con la mente quanto, come recita il verso 49 delle Rime di Michelangelo, “con il cuore”.
In altre parole facciamo un uso consapevole dell’analogia, ritraducendo, ove necessario, i passi che racchiudono in sé indizi utili all’indagine ed integrandoli con l’associazione libera di idee.
Lo scopo è di approdare ad una sintesi che mira al mondo delle emozioni e dei sentimenti.
Sorvoleremo nella nostra analisi le storie che riguardano il vello d’oro in sé, vale a dire l’avventura dell’eroe Giasone che assieme ai suoi compagni di avventura, se ne impossessò.
La storia
Come già constatato in altri racconti epici, questi hanno la caratteristica di essere molto sintetici, di possedere una prosa asciutta, ma ricca di dettagli ed al contempo, ricchi di riferimenti al mondo della psiche.
Per noi che condividiamo il motto di Antoine de Saint Exupéry, “l’essenziale è invisibile agli occhi”, la rilettura analogica dei testi costituisce il punto di partenza delle nostre ricerche.
Cominciamo con due passaggi tratti dai testi antichi
Foto: Giasone torna in patria con il Vello, in un vaso attico a figure rosse foto esposta al museo del Louvre foto tratta da https://it.wikipedia.org/wiki/Vello_d%27oro#/media/File:Jason_Pelias_Louvre_K127.jpg
Il primo estratto da Igino l’Astronomo, detto anche il Mitografo ed il secondo da un brano di Esiodo.
Teofane, la fanciulla più bella di tutte, era figlia di Bisalte. Quando molti corteggiatori la cercarono da suo padre, Poseidon la rapì e la portò all’isola di Crumissa [nome originale Κρούμισσα N.d.A.]. […] Poseidon, […], in forma di ariete, giacque con Teofane e da questa unione nacque l’ariete dal vello d’oro che portò Frisso in Colchide, e il cui vello, appeso nel bosco di Marte, fu portato via da Giasone.
Igino l’Astronomo o Pseudo Igino, Fabulae – 188
testo originale inglese tratto da https://topostext.org/work/206
traduzione dell’autore
“L’Ariete [dal vello d’oro]. Fu colui che trasportò Frisso ed Elle. Era immortale [ἄφθιτος ] e fu dato loro dalla loro madre Nefèle. E aveva un vello d’oro.
Esiodo, Catalogo delle donne – frammento 38
tratto da https://www.theoi.com/Ther/KriosKhrysomallos.html
traduzione dalla versione inglese di Evelyn White dell’autore.
Come in altre storie del passato, anche qui è presente un particolare che non esitiamo a definire bizzarro.
Pseudo Igino, narra che l’ariete protagonista di questa storia, è ricoperto da un mantello di lana d’oro.
Una mera interpretazione letterale, ci farebbe associare questo animale all’emblema di ciò che conduce alla ricchezza ed al potere che ne deriva.
Come mostreremo più avanti, l’oro è ben più che un segno, nell’accezione di come lo intenderebbe il semiologo svizzero de Saussure (1857-1913), bensì come un simbolo e quindi coagulatore di significati che mettono in comunicazione due mondi diversi.
Nel nostro caso, quello della psyche e quello della mitologia greca.
Il breve passaggio tratto da Esiodo, inoltre, contiene un indizio interessante.
Il poeta vissuto tra l’VIII ed il VII sec a.C, adopera l’aggettivo ἄφθιτος aphthitos, generalmente tradotto con “immortale”, ma anche con “indistruttibile”, “non caduco”.
Cercando di andare a fondo al significato dell’aggettivo, possiamo ipotizzare che afthitos, derivi dalla lettera α alpha privativa, ossia da un prefisso che attribuisce un senso negativo a ciò che segue e dal verbo φθίνω phtino, che per gli antichi rinviava a significati come “incessante” e “continuo”.
Come si vedrà a fine saggio, se a questi due aggettivi attribuiamo il senso che ne deriva anteponendo il prefisso privativo, otteniamo due delle qualità che caratterizzano l’archetipo impersonato dall’ariete dal vello d’oro.
L’ariete: il dono di Ermes a Nefèle
Un’altro indizio interessante lo troviamo in un passaggio di Pseudo Apollodoro all’interno del libro intitolato Biblioteca (1.9.1).
Foto: Frisso ed il Crisomallo Vaso Etrusco Museo statale di Berlino immagine tratta da https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Phrixos_etruscan.jpg
«Ma Nefèle prese sia lui [il figlio Frisso] che sua figlia [Elle] e accettò/ricevette da Ermes un montone dal vello d’oro [καὶ παρ᾽ Ἑρμοῦ λαβοῦσα χρυσόμαλλον κριὸν ἔδωκεν] con il quale furono trasportati sopra il cielo e attraverso la terra e il mare.»
Pseudo Apollodoro – Bibliotheca 1.9.1
Traduzione dal Greco antico dell’autore
testo tratto da http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=urn:cts:greekLit:tlg0548.tlg001.perseus-grc1:1.9.1
Nel racconto sopra citato si dice che Nefèle, la madre dei due giovani Frisso ed Elle, in quel momento dispersi in un bosco e quindi in pericolo di vita, diede loro il montone dal vello d’oro che aveva ricevuto da Ermes.
Anche quest’ultima circostanza, apparentemente inserita a caso, alla luce degli approfondimenti da noi effettuati sul racconto di Orfeo ed Euridice, serve a svelare un’altro aspetto legato al tema che stiamo trattando.
Ma come va interpretata la circostanza secondo cui sia stato proprio Ermes a donare a Nefèle l’ariete volante che avrebbe salvato i suoi figli?
È possibile infatti, che […] Ermes/Mercurio il dio definito da taluni, il dio “psicopompo” – ψυχοπομπός. (letteralmente la scorta o la guida nell’anima) , […] incarni da un punto di vista archetipico, quelle doti che sono indispensabili per praticare l’introspezione personale, per riflettere su chi siamo, per giungere alla conoscenza del propio Sé.
Aggiungiamo infine che proprio l’epiteto di psicopompo, se analizzato per il suo significato intrinseco e rappresentato nell’immagine qui accanto raffigurata, sembra confermare la nostra riflessione secondo cui egli, più che accompagnare le anime nel mondo dei morti, è colui che aiuta a far affiorare il materiare inconscio presente nell’anima.
Massimo Biecher tratto dal saggio «Analisi del mito di Cerbero Orfeo ed Euridice » incluso nel libro intitolato: «La mitobiografia e l’iridologia» di Daniele Lo Rito e Marianna Velotto (op. cit.)
Ermès, secondo il nostro studio recentemente pubblicato sotto forma di saggio, sarebbe pertanto, il Dio che incarna la riflessione individuale, colui che permette di fare conoscenza di noi stessi, in particolare di quel luogo profondo della psyche che Jung amava chiamare il mondo dell’inconscio.
Torniamo adesso ai versi di Pseudo Apollodoro.
Il passo che abbiamo rinvenuto nel testo tradotto da quello inglese di Sir James George Frazer, antropologo e storico delle religioni, recita così:
«Ma Nefèle prese lui [Frisso] e sua figlia [Elle] e diede loro un montone dal vello d’oro, che aveva ricevuto da Ermes»
Ma quello che attrae la nostra attenzione è che nel passaggio originale, più so-pra riportato, il verbo usato è λαμβάνω lambano.
Lambano, oltre che assumere il significato di “prendere”, “afferrare”, “accettare” o “ricevere” sta anche per “afferrare con la mente”, “percepire”, “considerare”.
Questi ultimi tre verbi sembrano essere più in linea con quanto finora da noi sostenuto.
Potremmo dire che la donna facendo introspezione, autoanalisi o guardando nei meandri della propria anima, trova dentro di sé l’archetipo associato all’ariete dal vello d’oro.
A questo punto il medesimo passaggio ritradotto, suonerebbe così:
«[…] e Nefèle «afferrò con la mente»/«percepì» [λαμβάνω] un ariete dal vello d’oro [ciò che l’ariete simbolicamente rappresentava N.d.A.] e che le fu «offerto»/«concesso» [δίδωμι] da Ermes»
Questa seconda traduzione è più vicina alla prerogativa che abbiamo assegnato al dio soprannominato lo Psicopompo e ci fa intendere che i principi primi legati al montone sacro sono innati.
È quell’istinto che ci può salvare nelle situazioni di pericolo, che ci tira fuori dalle situazioni difficili quando ormai tutto sembra essere perduto e che all’interno di questo episodio fantastico è rappresentato dal dono di Ermes a Nefèle.
Durante i nostri studi abbiamo incontrato dei o figure leggendarie destinate a fungere da modelli che incarnano le passioni ed i sentimenti degli esseri umani.
Ci è capitato di imbatterci in mostri che incarnano le paure che albergano dentro ciascuno di noi ed in contrapposizione, eroi o cavalieri dotati delle necessarie attitudini per affrontarle.
Ma nel caso del Crios Crisomallos, così chiamato dagli antichi, egli non è un dio, ma un animale, un montone appunto, dotato di due caratteristiche del tutto singolari.
La prima consiste nel possedere un mantello ricoperto di peli d’oro, il cosiddetto Toson d’oro, che ha dato il via ad una vasta letteratura mitologico/fantastica e che ha ispirato la nascita di un ordine cavalleresco medioevale, tutt’ora attivo, tra la nobiltà europea.
Insegne di Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro di Spagna. Manifattura moderna, Cejalvo (Madrid). tratto da:https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Insignia_of_the_Order_of_the_Golden_Fleece_(Spain).jpg
La seconda consiste nell’essere caratterizzato della capacità, non rara nei racconti epici, di volare.
Con lo spirito di James Hillman, lo stesso degli studiosi rinascimentali, non ci soffermeremo su questi dettagli fantastici, ma li prendiamo per ciò che sottintendono.
Simboli che ci rimandano al mondo della psiche e dei sentimenti.
La nostra ricerca proseguirà nella seconda parte, analizzando i genitori del protagonista della nostra storia, per cercare altri elementi in grado di fornirci utili ed ulteriori indicazioni.
- Bibliografia
- Saggio: “Analisi del mito di Cerbero Orfeo ed Euridice” di Massimo Biecher incluso ospitato all’interno del libro intitolato “La mitobiografia e l’iridologia” di Daniele Lo Rito e Marianna Velotto
- Francesco Perri – “Dizionario di mitologia Classica” Garzanti
- Karoly Kerenyi – “Gli dei e gli eroi della Grecia” Il Saggiatore
- Waldemar Deonna – “Il triangolo sacro” Edizioni Medusa 2008
- Paul Veyne – “I greci hanno creduto ai loro miti?”
- Plotino – “Enneadi” – Testo greco a fronte Mondadori ed. 2012
- Jung – “L’uomo ed i suoi simboli” – Raffaello Cortina editore 1983
- James Hillman – “Il codice dell’anima: carattere, vocazione, destino” – trad. Adriana Bottini, Adelphi, Milano 1997
- James Hillman – “Plotino, Ficino e Vico precursori della psicologia junghiana” da aedu
- James Hillman – “Re-visione della psicologia” Adelphi
- Carl Jung Collected Works Vol 9-2 – “Aion researches into the phenomenology of the self” – Bollimgen Series XX – Princeton University Press – 1959
- Plotino – “Enneadi” – A cura di Giuseppe Faggin – Testo greco a fronte Rusconi editore – Prima edizione 1992
Siti consultati:
- www.theoi.com
- https://topostext.org/work/206 sito gestito da una fondazione privata no profit e greca, il cui scopo è promuovere arti e cultura dell’antica Grecia, che ospita la traduzione in inglese di accademici da tutto il mondo sia di testi greci e latini.
- https://en.wikipedia.org/wiki/Polytheistic_myth_as_psychology
• Hesiod – The shield catalog of women and other fragments – Harvard University press 2007 con testo greco a fronte scaricato da: https://archive.org/details/hesiod-the-shield.-catalogue-of-women.-other-fragments-loeb (sito “Internet Archive”) - Igino l’Astronomo, Fabulae – Favola n. 188 testo originale inglese tratto da https://topostext.org/work/206
In italiano https://ilcrepuscolo.altervista.org/php5/index.php?title=Biblioteca:Igino,_Fabulae_188
- Igino l’Astronomo Fabulae 3 in latino orifinale https://latin.packhum.org/loc/1263/1/0#2
in Italiano https://ilcrepuscolo.altervista.org/php5/index.php?title=Biblioteca:Igino,_Fabulae_03
- Platone Cratilo dal sito http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus:text:1999.01.0172:text=Crat. lingua inglese con testo in greco a fronte
- Pseudo Apollodoro, Bibliotheca 1. 80 (trad. Aldrich) (mitografo greco II d.C.): tratto da https://www.theoi.com/Ther/KriosKhrysomallos.html
- Maria Rosaria Belgiorno Il vero significato del mito del vello d’oro e del viaggio degli Argonauti tratto da https://www.academia.edu/25885903/Il_vero significato_del_mito_del_vello_doro_e_del_viaggio_degli_Argonauti per una lettura “letterale del mito”.
Vocabolari consultati:
- https://lsj.gr/wiki/Main_Page
- http://www.perseus.tufts.edu/hopper/morph
- https://www.dizionariolatino.com/
- analisi del verbo latino erro: https://outils.biblissima.fr/en/collatinus-web/index.php
• analisi del verbo latino erro https://www.dizionario-latino.com/dizionario-latino-italiano.php?lemma=ERRO200
Autore: Massimo Biecher
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