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Riprendiamo il discorso iniziato nella prima parte e ci occupiamo questa volta, dei genitori del protagonista, l’ariete dal vello d’oro.

Chi erano i genitori dell’ariete dal vello d’oro?

Nelle storie antiche, come spesso ripetiamo a beneficio di chi si imbatte per la prima volta nei nostri scritti, nulla di ciò che è presente va preso alla lettera ma osservato, come diceva Hillmann, “in trasparenza”.
Limitandoci a porre le storie degli dei dell’antica Grecia allo stesso livello delle favole moderne, si verrebbe assaliti dal medesimo dubbio che traspare dal libro del filosofo francese Paul Vayne “I greci hanno creduto ai loro miti?”.

Al lettore odierno infatti potrebbe risultare stravagante che un essere divino, Poseidon, trasformi sé stesso e la propria amata, Teofane, in due animali e che dalla loro unione scaturisca il protagonista della nostra storia, cioè l’ariete del vello d’oro.

Proviamo invece a leggere questo racconto in modo diverso, analizzando la sezione 188 delle Fabulae di Pseudo Igino.

Teofane, figlia di Bisalte, era una fanciulla bellissima. Dato che molti pretendenti la chiedevano al padre, Poseidone la prese e la trasportò sull’isola di Crumissa. Quando i pretendenti seppero che si trovava lì, allestirono una nave e si affrettarono in direzione di Crumissa. Per sviarli, Poseidone trasformò Teofane in una bellissima pecora, sé stesso in ariete e i cittadini di Crumissa in bovini. I pretendenti sbarcarono e, non trovando alcun uomo, iniziarono a macellare le pecore per cibarsene. Quando Poseidone vide che gli uomini da lui trasformati in pecore venivano massacrati, mutò in lupi i pretendenti. Egli stesso poi, in forma di ariete, giacque con Teofane. Da quell’amplesso nacque l’ariete dal vello d’ oro che trasportò Frisso in Colchide ed il cui vello fu appeso nel boschetto di Ares, che Giasone la portò via.
Igino l’Astronomo, Fabulae – Favola n. 188
tratto da https://topostext.org/work/206 – traduzione in italiano dell’autore

Teofane la figlia del re Bisalte era una donna così bella ed attraente da attirare le attenzioni sia di molti uomini che quella del dio Poseidon.

Da questo dettaglio possiamo intuire che ella fosse sì un oggetto del desiderio, ma con un’accezione diversa dalla quella con cui solitamente viene intesa.
Infatti, nei racconti che parlano delle divinità, come già detto nell’articolo su Afrodite, il desiderio va inteso come la madre della motivazione.

La pulsione, per dirla alla Freud, che precede la messa in movimento al fine di soddisfare il principio del piacere, intraprendendo tutte le azioni necessarie ad ottenere quanto desiderato.
Inoltre, di Teofane, abbiamo poche altre informazioni.

Per scoprire le caratteristiche da lei simbolizzate dobbiamo analizzare etimologicamente il nome, partendo dall’assioma, più volte dimostrato, che all’interno delle storie ambientate nell’età del bronzo nel bacino del Mediterraneo valesse il detto “Nomen Omen”.

Θεοφάνη – Teofane deriva dal sostantivo θεός – Theos, “dio”, “deo”, “divinità”.

In altre parole sarebbe colei “che rende visibile la divinità”, “che la svela” oppure, “che fa risplendere la sua essenza”.

Quasi che la donna, unendosi col dio dei mari, rendesse visibile a tutti i prodigi che egli era in grado di fare.

Fuor di metafora, Teofane svela le meraviglie che siamo in grado di dire e mettere in atto, quando siamo mossi dall’archetipo personificato da Poseidon.

Quali sono i prodigi di Poseidon?

Sono più di una le etimologie che ci fanno comprendere la complessità della figura del fratello di Zeus.

Per interpretare il principio psicologico che è chiamato ad interpretare all’interno specifico di questo contesto, analizziamo un passo del Cratilo di Platone.

Socrate:
Credo che il nome di Poseidon sia stato dato da colui che per primo lo applicò,
[402e] perché la forza del mare lo trattenne mentre camminava e gli impediva di avanzare; fungeva da legame (δεσμός) dei suoi piedi (ποδῶν). Così chiamò il signore di questo potere Poseidon, considerandolo un vincolo del piede (ποσί-δεσμον). La “e” è inserita forse per eufonia.
Platone Cratilo da 402e
http://data.perseus.org/citations/urn:cts:greekLit:tlg0059.tlg005.perseus-eng1:402d
traduzione dall’inglese dell’autore

Quindi secondo Platone, il nome Poseidon, richiamava alle menti degli antichi greci, il significato di “legame dei piedi”.

Ma c’è dell’altro.

Il sostantivo ποδῶν – podòn è il genitivo plurale di πούς, che effettivamente può essere tradotto con “piedi”, ma a sua volta, come proposto dal vocabolario Liddell Scott Jones, deriva dal sostantivo πέδον – pedon cioè da “suolo”, “terra”, “campo”, “ciò che poggia sulla terra”.

Poseidon sarebbe colui che ha i piedi per terra o meglio ancora, le cui manifestazioni sono visibili nella realtà del mondo concreto.

La concretezza tipica delle cose che hanno a che fare con la materia, col mondo fenomenico e non con il mondo spirituale.

Teofane invece, sarebbe colei che rende visibile un aspetto che attiene o che si ripercuote nella vita di tutti i giorni, ed il Crisomallo, il figlio di entrambi, è chiamato a raffigurare un aspetto, i cui effetti attengono ai lati pratici della vita.

Fermiamoci un momento: finora abbiano scoperto due cose.

La prima, che l’ariete incarna una qualità che è caratterizzata dall’essere “incessante e continua” e che è già presente in ciascuno di noi, perlomeno a livello inconscio.

Secondo, che gli effetti si manifestano sul piano materiale.

I quali, a loro volta, costituiscono un buon punto di partenza per la nostra indagine.

Ma se vogliamo ottenere una rappresentazione più specifica, dobbiamo proseguire la nostra analisi ed indagare anche altri aspetti della storia che riguarda questo ovino che è entrato di diritto nella storia e del mito.

Chi erano Atamante e Nefèle, i genitori di Frisso ed Elle?

Proseguiamo il nostro studio con il già menzionato passo di Pseudo Apollodoro, autore latino del II secolo d.C., che nella sua opera intitolata la Biblioteca, trascrive tradizioni e leggende ascoltate durante i suoi viaggi di studio nel mondo antico.

Vi si racconta che Atamante, abbandona la moglie Nefèle per sposarsi con una donna di nome Ino la quale, volendo la morte dei figliastri, istiga un oracolo a dire al padre di Frisso ed Elle di ucciderli

Urna con follia di atamante, 210-100 ac ca., da ipogeo femminile dei Velimna – Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria. Immagine tratta da https://commons.wikimedia.org/wiki/

Atamante regnò sulla Beozia e generò con la moglie Nefèle. Un figlio di nome Frisso e una figlia di nome Elle.
Successivamente sposò una seconda moglie, Ino, dalla quale ebbe Learco e Melicerte. Ma Ino complottò contro i figli di Nephele e persuase le donne ad arrostire il grano; […] Ma la terra, essendo seminata di grano arido, non diede i suoi raccolti annuali; così Atamante mandò a Delfi per chiedere come potesse essere liberato dalla carestia. Allora Ino persuase i messaggeri a dire che era stato predetto che l’infertilità sarebbe cessata se Frisso fosse stato sacrificato a Zeus. Quando Atamante seppe ciò, fu costretto dagli abitanti del paese a portare Frisso all’altare del sacrificio […]
Pseudo Apollodoro – Biblioteca 1.9.1
Traduzione (non letterale) in italiano dell’autore
tratto da https://www.theoi.com/Ther/KriosKhrysomallos.html#Family

Ma quali riferimenti utili alla comprensione del simbolo incarnato dal protagonista della nostra rilettura si celavano dietro ai figli del re della Beozia?

Qual era il messaggio che gli antichi volevano trasmetterci inserendo questi personaggi nella narrazione?

Approfondiremo la figura dei genitori di Frisso ed Elle, coloro che volarono sopra i mari sulle spalle del protagonista della nostra storia, nella terza parte.

La nostra ricerca proseguirà nella seconda parte, analizzando i genitori del protagonista della nostra storia, per cercare altri elementi in grado di fornirci utili ed ulteriori indicazioni.

Autore: Massimo Biecher

Autore

  • Cultore della mitologia greca, pubblica saggi che, rileggendo le storie mitologiche dell’antica Grecia attraverso le lenti della psicologia archetipica di James Hillman, mettono in evidenza i riferimenti simbolici al modo della psiche. Autore del libro a breve in uscita, dal titolo «La cosmogonia orfica - il filo rosso che passando per il neoplatonismo, collega Pitagora con la psicologia archetipica» Due dei suoi saggi sono stati pubblicati all’interno dei seguenti libri, • «Il seme della gioia» - Biblios edizioni 2021 • «Analisi del mito di Orfeo ed Euridice» - all’interno del libro del dott. Daniele Lo Rito e dott.ssa Marianna Velotto - 2023 Tiene ogni anno diverse conferenze allo scopo di condividere i risultati delle sue ricerche: Conferenze: 03/03/2022 «La paura all’interno della mitologia greca» - per l’associazione culturale Virtute e Canoscenza 29/03/2022 «Pitagora e la musica: la scienza al servizio dell’arte, la ragione amica delle emozioni” - Presso gli “Amici del Loggione del Teatro alla Scala” 17/12/2022 «La Cosmogonia Orfica e l’uovo cosmico» - presso l’associazione “Arpa magica” a Milano 26/01/2023 «L’uovo cosmico all’interno della Pala di Brera di Piero della Francesca: anello di congiunzione tra la mitologia dell’antica Grecia ed il Rinascimento fiorentino» presso il Rotary Club Se.De.Ca 09/05/2023 «Quale ruolo rivestiva la botanica all’interno dei racconti della mitologia greca, (se indossiamo le lenti della psicologia archetipica?) » - Presso il Museo di Storia Naturale a Milano ospite del Gruppo Botanico Milanese 22/06/2023 « Qual’è il “Nesso” tra Pitagora la Musica ed il mondo delle emozioni ? » - Circolo Filologico Milanese 15/09/2023 «Introduzione alla mitobiografia ed significato discesa nell’Ade di Orfeo» - Spazio Aurea Milano 21/09/2023 «Il mito di Orfeo ed Euridice riletto attraverso le lenti della psicologia archetipica » - Spazio Aurea Milano 12/11/2023 «La cosmogonia orfica - il filo rosso che passando per il neoplatonismo, collega Pitagora con la psicologia archetipica » - Spazio Alda Merini per Filosofia sui Navigli. 11/03/2024 Per la rivista culturale Progetto Montecristo il webinar dal titolo: « Come veniva rappresentata la paura all’interno dei racconti della mitologia greca? Quali erano i personaggi che erano chiamati ad incarnare le doti caratteriali per affrontarle ? » Massimo Biecher è dicembre 2023 vicedirettore della rivista Progetto Montecristo.

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