Introduzione
La paura, assieme all’ansia ed alle fobie, costituiscono quell’insieme di sentimenti ed emozioni con i quali ogni essere umano si deve inevitabilmente confrontare.
Molti affermano che esse facciano parte di un meccanismo di difesa grazie al quale l’individuo reagisce alle minacce esterne e malgrado siano oggetto continuo di studi e se ne siano occupate anche le religioni, la filosofia e più recentemente la psicologia, tocca sempre a ciascuno di noi farsene carico in prima persona.
Supportati allora dai presupposti e dalla metodologia introdotta nel 1970 da James Hillman con i suoi studi riguardanti la psicologia archetipica, ci siamo posti la domanda su quali fossero i racconti della mitologia della Grecia dell’età del ferro, che prendessero in considerazione il tema della paura in sé, confidando che avremmo trovato delle immagini in grado di arrivare direttamente al nostro cuore [1] senza passare attraverso il setaccio della ragione.
Siccome non è un caso se si usa dire che per affrontare la paura occorra possedere coraggio, parola che etimologicamente deriva proprio dalla parola cuore, è quindi all’organo ritenuto metaforicamente sede dei sentimenti che dobbiamo rivolgerci se vogliamo parlare della paura e su come essa vada fronteggiata.
La nostra scoperta è avvenuta casualmente, durante la ricerca effettuata in occasione degli studi preliminari alla stesura dell’articolo che riguardava l’aggressività, quando, soffermandoci su delle immagini che ornavano alcuni Krateri, cioè dei vasi ornamentali appartenuti agli antichi greci, avevamo notato che sullo scudo di Ares/Marte erano rappresentati, a seconda dei casi, uno o più serpenti.
In un primo momento non demmo molta importanza a questi dettagli, in quanto tutt’oggi nei corpi speciali delle forze armate, vige l’usanza di decorare il materiale di combattimento con figure mostruose con un duplice scopo.
Il primo, di esorcizzare la propria paura nei confronti della morte, il secondo mettere paura al nemico.
A seguito ad un’analisi più approfondita delle storie che riguardano i miti e delle immagini rinvenute sui reperti archeologici raccolti nei musei di tutto il mondo, riteniamo di aver individuato 34 figure, che vanno dai serpenti di forma spesso immaginaria, ai mitici, ma inesistenti in natura, draghi, passando attraverso personaggi dalle fattezze bestiali, in parte umani ed in parte animali, che se osservati attraverso gli occhi del cuore invece che con quelli della mente, sembrano richiamare determinate paure, ansie od ossessioni.

Maria Yakunchikova “Fear” 1893
Non solo, ma abbiamo riscontrato che per ognuna di queste creature come controparte esisteva un avversario, qualche volta divino, altre volte umano, la cui missione era quella di sfidare e sconfiggere questi personaggi che in senso metaforico è come se si misurassero a posto nostro con le paure che i mostri incarnano.
Essi sono i cosiddetti eroi.
Sembra che questi racconti, al di là del significato puramente letterale, ci vogliano far riflettere che nell’istante in cui sperimentiamo un sentimento di paura, in un certo senso è come se queste fossero già state vissute dalle figure mitiche.
Pertanto, quelle storie che fin da bambini ci colpivano e ci conquistavano unicamente per gli epici ed appassionanti combattimenti, condotti talvolta con armi, altre volte solamente con l’astuzia, in realtà mettevano in scena il modo con cui gli antichi, per dirla alla Hillman, “facevano anima” o in altri termini, avevano ed hanno tutt’oggi lo scopo di esorcizzare o disinnescare quegli stati di smarrimento emotivo a cui tutti noi siano soggetti nel momento in cui proviamo sgomento. Perché come vedremo, la paura è un sentimento che non si può ignorare, rimuovere o lenire mediante l’uso di farmaci, pratiche di auto persuasione o ricorrendo all’aiuto di persone a noi vicine, ma va vissuta e superata di volta in volta.
Sfuggire ad esse conduce ai cosiddetti conflitti, perché la nostra anima non sopporta restare a lungo in balia di un nemico che può e deve essere preso di petto.
E’ vero che all’uomo del XXI secolo non capiterà mai di andare in guerra contro qualche paese nemico, tanto meno di misurarsi con un uomo/bestia come fa Teseo contro il Minotauro, ma ciascuno di noi ogni giorno a seconda del contesto familiare e sociale in cui vive e soprattutto dalla propria sensibilità, si trova a far fronte a diverse paure che vanno dall’ansia per il proprio futuro economico, la paura di non essere all’altezza del proprio ruolo in famiglia o sul lavoro o semplicemente di temere che dentro di noi si celi, come nel romanzo di Robert Stevenson, un Mr. Hyde, ovvero un lato oscuro ed deprecabile.
Pertanto, in questo ambito da considerarsi prettamente introduttivo, esamineremo in maniera sintetica, solo la figura del serpente all’interno dei racconti mitologici in due delle sue varianti, ovvero il mostro Tifone e L’Hydra di Lerna, rimandando ad un’altra occasione l’analisi di altre figure spaventose.
Il serpente.
In greco antico serpente si dice ὄφις-ofis.
Generalmente l’origine etimologica è ritenuta incerta, ma il temine che a nostro avviso più gli si avvicina per assonanza e che al contempo ci appare pertinente con il tema trattato, é φόβος-fobos ovvero paura, spavento, terrore e timore.
In effetti non c’è rettile strisciante appartenente alla suddetta famiglia, che seppur innocuo come una biscia di campagna, non incuta paura.
Un indizio per esempio, lo rinveniamo nel modo dire “paura strisciante” che fa riferimento proprio al movimento subdolo e repentino del rettile.
È un’immagine alla quale associamo sorpresa, aggressività, ostilità e che ci fa sentire vulnerabili ed impotenti.
È l’attacco che si palesa senza preavviso, senza alcun motivo apparente e che a causa della sua diabolica rapidità, sembra non concedere alcuno scampo.
Pertanto quando nelle leggende dell’antica Grecia incontriamo dei serpenti, dal punto di vista metaforico, riteniamo che si volesse far riferimento ad un pericolo indefinito, spesso mortale, una insidia che solo un eroe coraggioso, tema che verrà approfondito prossimamente, é in grado di affrontare ed eventualmente sconfiggere.
Soffermiamoci allora su due casi piuttosto conosciuti di personaggi molto simili al serpente, chiamati a suscitare questo tipo di sensazioni.

Cobra in pietra all’interno di un tempio buddista in Thailandia – foto di G.Mannaerts
Tifone, il mostro più terrificante di tutti
Tifone, di cui abbiamo già parlato nell’articolo dedicato ai figli di Hera contemporaneamente ai fratelli Efesto ed Ares é forse la creatura più orribile, quella che più di ogni altra all’interno dei racconti mitologici possiede sembianze angoscianti.
Il busto era simile a quello di un uomo, nella parte inferiore aveva due serpenti intrecciati, mentre la testa ed il corpo erano ricoperti di serpenti.
Il suo aspetto era così raccapricciante che quando salì al monte Olimpo con lo scopo di acquisire il potere sugli dei e sugli uomini, terrorizzò gli stessi dei immortali, che appena lo videro si trasformarono in animali e subito dopo si diedero alla fuga.
Solo Atena, dotata di proverbiale lucidità e razionalità, derivata forse dal fatto di essere nata dalla testa di Zeus/Giove, richiama il padre alle sue responsabilità di Re dei Re e dopo averlo fatto ritornare in sé, lo incoraggia a combattere contro il mostro.
Come prima cosa notiamo che è come se i miti ci volessero insegnare che la razionalità e l’autocontrollo sono due strumenti indispensabili per riprendere la padronanza di sé dopo la prima ondata emotiva.
Inoltre, la trasformazione degli dei in animali per non farsi riconoscere dall’aggressore, sembra che voglia alludere al fatto che la paura mette a nudo la nostra vera natura, quella sepolta nel profondo.
Il cosiddetto lato oscuro, quello che Jung chiamava il lato Ombra.
È quella parte che solitamente con un po’ di consapevolezza e presenza a sé stessi, siamo in grado di gestire o a tenere a bada, ma che può riapparire in qualunque momento a seguito di un contrattempo, di uno stress improvviso o di uno spavento.
Per esempio, nel racconto di Tifone sull’Olimpo, Afrodite, che ricordiamo ha avuto per madre le acque del mare, di fronte alla paura, si trasforma in pesce, suggerendoci che ella in maniera allegorica ha reagito di fronte allo spavento mettendo in atto la cosiddetta regressione infantile.
Apollo, il quale un altro contesto affronterà un mostro metà serpente e metà drago, il Pitone di Delfi, lui che era considerato il dio del sole, inteso non come il pianeta principale del nostro sistema planetario, ma la luce che simbolicamente svela, porta la rivelazione e la conoscenza e che essendo il padre di Asclepio, é anche il padre della medicina e che quindi che ridà la vita, si trasforma in corvo, l’uccello della notte, l’animale che trae energia vitale dai morti.

Tifone rappresentato da Athanasius Kircher
Dioniso che é il dio della vita e della vitalità esuberante, diventa capra, il simbolo del sacrificio, quindi l’opposto della vita vissuta con agi e comodità.
Hera, la moglie di Zeus ed il cui nome evocava negli antichi le parole esagerare, amplificare, insuperbire, si trasforma in vacca cioè l’animale umile e mansueto per eccellenza.
Parleremo di nuovo e più approfonditamente di queste e di altre trasformazioni in un’altra occasione, quando racconteremo con maggior dovizia di particolari l’episodio riferito all’assalto di Tifone al Monte Olimpo.
Idra di Lerna: la paura di scoprire la nostra vera natura.
La storia dell’Idra di Lerna ci permette di comprendere un sentimento che più che essere una paura si tratta di un’ansia, dell’inquietudine causata dal timore di scoprire chi siamo veramente, anche di ciò che vi è di ignoto dentro di noi.
Questo serpente velenoso, dotato di nove teste, capace di uccidere anche solo con il respiro, dimorava in una caverna presso il lago di Lerna.
Prima di tutto, cosa voleva simbolizzare questo lago situato nella regione dell’Argolide?
La leggenda inizia con il racconto di Amimone – Ἀμυμώνη, (da ἀμύμων – amymon, l’irreprensibile, la perfetta) una
giovane che, inviata dal padre alla ricerca di una nuova fonte d’acqua, svegliò involontariamente un Satiro che volle impossessarsi di lei.
Qui gli antichi, in forma allegorica, ci stanno dicendo che ella risvegliò i suoi istinti, ai quali l’adolescente presa in contropiede, reagisce urlando ed implorando aiuto al dio Poseidone.
Poseidone, il dio dei mari e delle acque, che era anche il custode del Tartaro, cioè il luogo dove erano stati imprigionati i Titani che rappresentano gli archetipi primordiali, scaglia il suo tridente verso il Satiro, che invece di colpirlo si conficca nella roccia.
La giovane Amimone ottenuto il permesso dal custode del mondo sotterraneo, stacca il tridente dalla roccia e da lì sgorga una fonte d’acqua che porta alla nascita del lago di Lerna.
E’ come se la leggenda ci volesse dire che l’adolescente ha così stabilito un contatto con la parte più profonda di sé, ovvero la sua anima e grazie ad essa durante il passaggio dall’adolescenza alla fase adulta, inizia ad intraprendere il cammino che la porterà ad essere consapevole della propria unicità.

Ercole uccide L’Hydra di Lerna
Stiamo parlando di quel processo psichico che lo psicoanalista Jung chiamava cammino di individuazione.
Ma a protezione di questa fonte preziosa, c’è un serpente, chiamato Ύδρα – Idra.
Ricordiamo che in greco antico acqua si diceva ὕδωρ – idor, che rappresenterebbe la paura ad avvicinarci a quest’acqua che nasconde la nostra vera ricchezza, che non é quella materiale, ma il nostro “IO” più profondo, ovvero l’anima. (ricordiamo che i Greci chiamavano l’acqua da bere ποτόν – potòn da cui poi è derivato il termine italiano “acqua potabile”)
Pertanto l’Hydra personificherebbe anche la paura di dominare i nostri istinti.
È interessante notare, ma lo vedremo in maniera più approfondita in un’altro contesto, che l’eroe che é chiamato a sconfiggere questo mostro é Eracle/Ercole, la cui storia ci fornirà alcuni indizi su come affrontare questo mostro.
Sintomatico anche il fatto che le nove teste ci cui era dotata l’Idra, simbolizzerebbero quello che secondo alcune culture é il lato lunare che é in noi, ovvero la parte ricettiva, l’ascolto empatico, come per volerci dire che per vincere la paura a guardarci dentro, non dobbiamo fare appello solo alla mente logica e razionale, ma anche alla parte più sensibile ed indulgente che é in noi.
Bibliografia
Karoly Kerenyi – Gli dei e gli eroi della Grecia (1951, 1958, 1997 ed italiana Saggiatore 2015)
Roberto Sicuteri – Astrologia e Mito Astrolabio 1978
Jean-Pierre Vernant – Mito e religione in Grecia antica 2009
David Miller – James Hillman Il Nuovo Politeismo – La rinascita degli dei e delle dee (prefazione di Henry Corbin) 2016
Louis Corman – Viso e Carattere Edizioni Mediterranee 1985
Kames Hillman – Articolo di presentazione della Psicologia Archetipica scritto da James Hillman sul sito Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/psicologia-archetipica_%28Enciclopedia-del-Novecento%29/
James Hillman – Re-visione della psicologia Edizione Adelphi 1983
https://profcasillo.wordpress.com/110-2/eros-philia-agape-libido-viaggio-nelluniverso-concettuale-dellamore-da-platone-a-freud/
Il sito www.theoi.com la più ricca libreria digitale di libri e testi riguardanti la mitologia greca raccolta dalla biblioteca dell’università di Oackland e, adoperata da Nasa, e dalle università dell’MIT, Stanford, Harvard e Yale.
Omero: https://it.wikisource.org/wiki/Inni_omerici/Ad_Afrodite/Inno Inni omerici: Ad Afrodite.
https://www.hellenicgods.org/a
http://www.miti3000.it/mito/index.htm Mitologia e d’intorni
Periegesi della Grecia – Pausania. Download libero tramite https://www.liberliber.it/online/autori/autori-p/pausanias/
Jean Sinoda Bolen : gli dei dentro l’uomo (1994 Casa editrice Astrolabio)
LIliade di Omero inglese http://classics.mit.edu/Homer/iliad.html
Iliade di Omero https://www.poetryintranslation.com/PITBR/Greek/Iliad18.php#anchor_Toc239246225
Iliade di Omero
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0134%3Abook%3D1%3Acard%3D1
https://www.hellenicgods.org/ares
Autore: Massimo Biecher
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