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Ciclo dedicato ad Afrodite – Chi erano gli erotes? – parte seconda

Nella prima parte, pubblicata qui, abbiamo introdotto, il metodo che adoperiamo per rileggere le divinità dell’antica Grecia “in trasparenza”. (Una presentazione un po’ più completa la si trova qui ).

Nel lavoro successivo, abbiamo iniziato ad  analizzare la figura della dea Afrodite, la stessa che i romani chiamavano Venere, ma abbiamo potuto vedere, come più che la dea dell’amore essa rappresenta, in accordo con la teoria degli archetipi di James Hillman, essa incarnerebbe l’archetipo del desiderio in sé..

Nella terza parte invece, abbiamo introdotto la figura più nota tra tutti gli erotes: ci riferiamo as Eros.

In questa quarta ed ultima, che è dedicata agli altri erotes, proveremo ad analizzare quali sono gli altri aspetti dell’archetipo incarnato dalla dea nata dalla spuma del mare.

Eros Farnese (da Wikipedia)

Imeros

Imeros (ἵμερος – imeros) è un sostantivo che significa «voglia», «desiderio», «brama», «intenso desiderio amoroso» e «desiderio passionale».

Sarebbe pertanto Imero, e non Eros, la personificazione del desiderio amoroso, appassionato ed impulsivo.

 

Anteros

Anteros (ἀντέρως – anteros) è un’altro degli eroti che circondano Venere/Afrodite.

I vocabolari da noi interpellati ci dicono che significa «amore reciproco», «corrispondenza amorosa».

“Quando lui è con l’amante, entrambi cessano la loro pena, ma quando è lontano, allora desidera tanto quanto è desiderato e ha l’immagine dell’amore, di Anteros che alloggia nel suo petto, che chiama e crede non sia amore ma solo amicizia, e il suo desiderio è come il desiderio dell’altro, ma più debole; vuole vederlo, toccarlo, baciarlo, abbracciarlo e probabilmente non molto tempo dopo il suo desiderio si realizza.”
Platone, Fedro 255d (trad. dell’autore della versione in inglese di Ismini Lamb tratto da https://www.theoi.com/Ouranios/ErosAnteros.html)

 

Edilogos

Edilogos (ἡδυλόγος – edilogos) derivando etimologicamente, secondo il vocabolario Bailly, da ἡδύς  – edys, ovvero «dolce», soave», «piacevole» e da λόγος  – logos, significa «parola», «discorso» evoca immagini come il «parlare gradevolmente» o «parlare in maniera lusinghiera».

Che è poi quello che gli innamorati fanno quando si incensano a vicenda.

Ermafrodite (da Wikipedia)

 

Ermafrodite

La storia di questo Erote è estremamente interessante e ci racconta di una forma di amore che, come vedremo più avanti, potremmo definire insana.

Secondo alcune fonti, egli sarebbe figlio di Ermes, quello che i romani chiamavano Mercurio per intenderci, il dio dell’intelligenza veloce, intuitiva, dalla risposta pronta, della rapidità di azione (era infatti il protettore di ladri e commercianti, o meglio, di coloro il cui mestiere li costringe a pensare e a decidere in fretta) e di Afrodite.

Ermafrodite era un dio molto bello e dai lineamenti delicati.

Potrebbe essere la rappresentazione ideale dell’individuo, femmina o maschio che sia, che ha integrato all’interno della propria psiche anche alcune tratti che sarebbero invece caratterizzanti l’altro sesso, quali per esempio, il sesto senso per l’uomo o la razionalità nella donna.

Caratteristiche psicologiche che, sebbene statisticamente sembrano prevalere in un sesso piuttosto che in un altro, contribuiscono a rendere l’individuo, al di là del genere di appartenenza, più completo.

Stiamo parlando, nel caso di Ermafrodite, dell’archetipo di colei o colui che, grazie ad un percorso di introspezione, ha conosciuto rispettivamente quegli archetipi inconsci che Carl Jung chiamava “Anima” (idem in inglese e tedesco) ed “Animus” (stessa denominazione assunta in entrambe le lingue anglosassoni).

Prima di proseguire però [1], riteniamo doveroso fare una precisazione, necessaria per evitare fraintendimenti tra chi parla la lingua italiana.

Per lo psicoanalista svizzero infatti, l’Anima sarebbe altra cosa rispetto a quella che viene definita anima (in inglese, soul, in tedesco, die Seele) ovvero, quella che secondo le religioni, sarebbe l’ente spirituale che rende l’individuo unico e particolare e che secondo Hillmann, sarebbe sovrapponibile con il concetto di psiche.

L’uso della vocale maiuscola all’inizio di entrambi i sostantivi in questo caso, è necessaria per poter distinguere questi due archetipi dal termine “anima” inteso come psiche.

Ma cosa rappresentano l’Animus e l’Anima all’interno del modello psicologico di Jung?

L’Animus rappresenterebbe quell’insieme di qualità, tipicamente, ma non esclusivamente, maschili, come la determinazione, l’aggressività (intesa come energia che spinge all’azione e non come pulsione che induce alla violenza), il desiderio di conquista, la spinta all’affermazione (che per esempio nella sua manifestazione più estrema e perversa coincide con il desiderio di esercitare il potere fine a sé stesso).

L’Anima invece, concentrerebbe su di sé quelle qualità prerogative tipicamente, ma non esclusivamente, femminili, come la capacità di ascolto, la comprensione, l’empatia, la sensibilità, l’intuizione etc.

Potremmo anche dire che, così come l’individuo maschio, ma questo va da sé che non si possa generalizzare tout – court, possiede le qualità rappresentate dall’ ”Anima” per lo più a livello inconscio/archetipico, al contrario nella donna, il cosiddetto ”Animus” rappresenterebbe quelle qualità che appartengono al contenuto rimosso della sua psiche.

In altre parole, possiamo dire in maniera ancor più semplificata, che l’Animus, consisterebbe nel lato maschile inconscio di una donna, mentre l’Anima rappresenterebbe il lato femminile inconscio di un uomo.

Precisiamo che quando diciamo che Anima ed Animus sono due archetipi inconsci, intendiamo dire che sebbene siano presenti all’interno della psyche di ciascuno di noi, essi rimangono ad uno stadio latente e quindi vengono parzialmente o totalmente inascoltati.

La donna e l’uomo completi, al contrario, tenderebbero ad integrare questi aspetti inconsci e di farli propri, traendone in questo modo arricchimento personale. Questo tipo di integrazione, viene chiamata da Jung “coniunctio oppositorum” [2].

Passiamo adesso alla lettura del racconto di Publio Ovidio che si trova all’interno della raccolta intitolata “Metamorfosi”.
Il nostro protagonista, durante un viaggio in Licia conosce, nei pressi di una fontana, la sacra ninfa Salmacia (Σαλμακίς – salmakis) mentre è intenta a pettinarsi con lo scopo di apparire più attraente.

Già il verbo che si cela dietro al nome proprio della ninfa, ci fornisce una l’indicazione sulla vocazione ed il destino di essa [3] che, votata ad Artemide, avrebbe dovuto restare vergine.

Il verbo saleio (σαλεύω – saleyo) infatti, significa infatti «eccitare», «suscitare».

Pertanto Salmacia significando «colei che suscita la tensione amorosa», incarnerebbe l’archetipo di colei o colui che per natura o per comportamenti, innesca la passione altrui.

Il racconto prosegue raccontandoci che Salmacia, alla vista di Ermafrodite se ne innamora, ma ella viene respinta ben due volte dal figlio di Ermes ed Afrodite.
Ma la ninfa non si dà per persa e lo abbraccia toccandogli con una mano il petto e quindi, supplica gli dei affinché potesse rimanere per sempre unita al suo amato.

E come accade in molte storie mitologiche, la ninfa viene esaudita ed i due si trasformano in un unico essere dalle caratteristiche somatiche androgine.

Dato che la mitologia greca si esprime per metafore, riteniamo che il mito, supportati dal fatto che é Salmacia ad impossessarsi con invadenza dello spazio vitale di Ermafrodite, facesse riferimento ad una forma di amore nevrotico, ovvero al cosiddetto amore di tipo “simbiotico-fusionale”.

Potrebbe quindi rappresentare l’archetipo della forma di amore egoista che può riguardare per esempio, non solo il rapporto tra donna e uomo adulti, ma anche quello tra una madre ed un figlio maschio adolescente.

A detta degli esperti, un rapporto simbiotico, comporta il blocco del percorso di individuazione del giovane, il quale finisce per perdere la propria autonomia, la propria individualità ed il proprio spazio.

Tutte immagini ben evocate dalla scena dell’abbraccio di Salmacia ad Ermafrodito descritto dal racconto di Publio Ovidio.

Ma questo stesso archetipo “agisce” anche per esempio in quelle organizzazioni o sette, che prima seducono il nuovo adepto con lusinghe e poi, pretendono che esso resti legato al gruppo, demonizzando ogni tentativo di pensiero autonomo o di indipendenza.

Conclusione

Tralasciamo all’interno di questo contesto di addentrarci nello studio riguardante altri episodi che riguardano la vita di Afrodite o di altre figure mitologiche che ruotano attorno alla Venere greca, ma già da questo inizio, comprendiamo che l’archetipo incarnato dalla dea nata dalla schiuma del Mare é molto complesso, ricco di sfumature e che ha anche implicazioni di natura pratica.

Ci riferiamo per esempio, a ciò che abbiamo introdotto nella prima parte, ovvero che questi racconti oltre ad essere di natura religiosa, contenevano sottotraccia insegnamenti che riguardavano il mondo dei sentimenti e delle emozioni ed il cui fine era quello di condurre il popolo dell’antica Grecia alla cosiddetta « γνῶθι σαυτόν»- gnothi sayton.

Ovvero alla conoscenza di sé.

Pertanto, se per secoli abbiamo ritenuto che Afrodite, Venere per i romani, fosse soltanto la dea dell’amore in senso lato, essa invece, incarnerebbe il principio della cosiddetta passione, intesa, non esclusivamente come la passione amorosa, ma come quelle pulsioni che ci spingono ad agire, che ci mettono in movimento, che forniscono la motivazione necessaria per affrontare con entusiasmo la vita.

È una sorta di energia fluida, il cui soffocamento o disconoscimento, condurrebbero alla frustrazione della nostra essenza interiore.

>> fine 4^ ed ultima parte

Massimo Biecher


[1]) Il passo è tratto dal saggio dell’autore, intitolato «Il mito di Orfeo ed Euridice riletto attraverso le lenti della psicologia archetipica » pubblicato all’interno del libro di Daniele Lo Rito e Marianna Velotto intitolato a sua volta «La mitobiografia e l’iridologia» – 2023.
[2] ) La “coniunctio oppositorum” o altrimenti detta la congiunzione degli opposti, era una tema assai caro a Carl Jung.
Egli partendo dal concetto  eracliteo di “enantiodromia” (corsa in direzione dell’opposto), riteneva che ogni contenuto psichico contenesse fin dal principio il suo contrario. Ebbene la coniunctio oppositorum, consisteva proprio nel tentativo da parte della psyche di riavvicinare i contenuti consci con quelli inconsci, mediante una sintesi che viene facilitata solitamente con l’aiuto di un simbolo.
[3] ) E quindi dell’archetipo da lei incarnato

Bibliografia:

Autore: Massimo Biecher

Autore

  • Cultore della mitologia greca, pubblica saggi che, rileggendo le storie mitologiche dell’antica Grecia attraverso le lenti della psicologia archetipica di James Hillman, mettono in evidenza i riferimenti simbolici al modo della psiche. Autore del libro a breve in uscita, dal titolo «La cosmogonia orfica - il filo rosso che passando per il neoplatonismo, collega Pitagora con la psicologia archetipica» Due dei suoi saggi sono stati pubblicati all’interno dei seguenti libri, • «Il seme della gioia» - Biblios edizioni 2021 • «Analisi del mito di Orfeo ed Euridice» - all’interno del libro del dott. Daniele Lo Rito e dott.ssa Marianna Velotto - 2023 Tiene ogni anno diverse conferenze allo scopo di condividere i risultati delle sue ricerche: Conferenze: 03/03/2022 «La paura all’interno della mitologia greca» - per l’associazione culturale Virtute e Canoscenza 29/03/2022 «Pitagora e la musica: la scienza al servizio dell’arte, la ragione amica delle emozioni” - Presso gli “Amici del Loggione del Teatro alla Scala” 17/12/2022 «La Cosmogonia Orfica e l’uovo cosmico» - presso l’associazione “Arpa magica” a Milano 26/01/2023 «L’uovo cosmico all’interno della Pala di Brera di Piero della Francesca: anello di congiunzione tra la mitologia dell’antica Grecia ed il Rinascimento fiorentino» presso il Rotary Club Se.De.Ca 09/05/2023 «Quale ruolo rivestiva la botanica all’interno dei racconti della mitologia greca, (se indossiamo le lenti della psicologia archetipica?) » - Presso il Museo di Storia Naturale a Milano ospite del Gruppo Botanico Milanese 22/06/2023 « Qual’è il “Nesso” tra Pitagora la Musica ed il mondo delle emozioni ? » - Circolo Filologico Milanese 15/09/2023 «Introduzione alla mitobiografia ed significato discesa nell’Ade di Orfeo» - Spazio Aurea Milano 21/09/2023 «Il mito di Orfeo ed Euridice riletto attraverso le lenti della psicologia archetipica » - Spazio Aurea Milano 12/11/2023 «La cosmogonia orfica - il filo rosso che passando per il neoplatonismo, collega Pitagora con la psicologia archetipica » - Spazio Alda Merini per Filosofia sui Navigli. 11/03/2024 Per la rivista culturale Progetto Montecristo il webinar dal titolo: « Come veniva rappresentata la paura all’interno dei racconti della mitologia greca? Quali erano i personaggi che erano chiamati ad incarnare le doti caratteriali per affrontarle ? » Massimo Biecher è dicembre 2023 vicedirettore della rivista Progetto Montecristo.

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