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Ciclo dedicato a Tifone, Ares (Marte) ed Efesto (Vulcano). Le tre facce dell’aggressività – parte terza.

Introduzione

Nella prima parte, pubblicata qui, abbiamo introdotto la figura di Ares, ma soprattutto della madre Hera.

Avevamo visto come questa donna, che in reazione al fatto che il marito Zeus avesse partorito la dea Atena dalla sua testa, ma soprattutto, senza concepirla assieme alla moglie, per vendetta avesse messo al mondo da sola tre figli, ai quali aveva trasmesso l’archetipo oggetto di questo ciclo di lavori suddiviso in tre parti: l’aggressività.

Tratto condiviso anche dal fratello Efesto del quale abbiamo parlato (qui), assieme al terzo fratello, il mostruoso Tifone.

In questa terza parte, ma la saga si concluderà con la 4a ed ultima parte, concludiamo l’analisi sulla figura di Efesto raccontando di come egli si vendicò della madre e di un episodio poco noto riferito alla figura di Ares, che narra di quando egli fu abbandonato dalla genitrice in un bosco e subì quella che oggi potremmo definire, un’azione di bullismo.

Efesto si vendica della madre

Per far ciò, mette in atto un piano molto ben elaborato, caratterizzato da una progettualità accurata la quale addirittura antepone alla riuscita del successo, mediante il calcolo del corretto tempismo con cui attua e mette in opera il suo il piano vendicativo [i] alla rappresaglia “a caldo”, cioè non appena scopre chi era realmente la madre.

All’inizio si offre agli dei per costruire loro dei troni.

Non era generosità od un modo per mettere la conoscenza tecnica acquisita sui materiali a loro disposizione. Si trattava di una strategia subdola che aveva come reale obiettivo quello di essere accettato dagli dei per avvicinarsi alla madre.

Ed infatti, una volta acquistata la loro fiducia viene presentato alla propria madre, la quale a sua volta, gliene oridina uno.

Ma quello che progetta e costruisce non è un trono: è una vera e propria trappola.

Infatti appena la dea vi si siede, scatta un meccanismo che dapprima la lega con delle catene e poi la solleva con l’intenzione di metterla al pubblico ludibrio di fronte a tutti gli dei.

“[Nel tempio di Dioniso ad Atene:] Ci sono dipinti qui come quello di «Dioniso che porta Efesto in cielo». Una delle leggende greche è che Efesto, quando nacque, fu gettato giù da Era. Per vendetta mandò come donò una sedia d’oro con catene [δεσμός – desmos] invisibili. Quando Era si sedette fu trattenuta ed Efesto si rifiutò di ascoltare qualsiasi altro dei tranne Dioniso – in lui riponeva la massima fiducia – e dopo averlo fatto ubriacare Dioniso lo condusse in paradiso.”

Pausania, Descrizione della Grecia 1. 20. 3 (trad. Jones) (diario di viaggio greco II secolo d.C.)
Tratto da http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=urn:cts:greekLit:tlg0525.tlg001.perseus-eng1:1.20.3
Traduzione in italiano dell’autore

Fermiamoci un momento.

Riteniamo che questa immagine di un Efesto, che abbiamo definito un tecnocrate ante litteram e, spingendoci un po’ oltre, sarebbe forse anche l’archetipo dell’ingegnere moderno, mette in atto due azioni apparentemente prive di significato, se non all’interno di questo contesto onirico/mitologico (ci riferiamo al fatto che le incongruenze presenti all’interno dei racconti mitologici ce li fanno rassomigliare proprio ai sogni).

La prima.

Pausania usa il termine δεσμός che non vuol dire solo «catene». Significa anche «legame», «vincolo» e «corda», ma ciò che più ci è utile «ciò che lega».

In pratica, applicando la legge del contrappasso, colui che dapprima è stato rinnegato dalla madre, colui che è stato “slegato” dal legame più forte che lega un essere umano a colei che l’ha messa al mondo, si vendica nei suoi confronti di legandola, paradossalmente quindi, con un eccesso di legame.

Ma c’è un secondo fattore, a nostro avviso, degno di nota. Il fatto che la madre resti «δεδέσθαι – dedestai» cioè «incatenata», «imprigionata», «costretta», «impedita», che ci fa pensare all’archetipo di ciò che sta dietro ad una forma eccessiva di controllo.

Controllo che è anche il fine di alcune realizzazioni tecnologiche, le quali apparentemente vengono introdotte con lo scopo di efficientare i processi industriali, ma finiscono per essere metodi di controllo oppressivo sul lavoratore e soprattutto del suo rendimento.

Sintomatico inoltre il fatto che quando gli dei gli chiedono di liberare la madre, lui risponde con un sibillino: «ma io non ho madre..» denotando quindi di possedere anche una certa dose di umorismo.

A quel punto interviene il muscoloso Ares, il quale tenta di liberare la madre, ma senza riuscirvi.

Forse gli antichi greci volevano trasmetterci l’insegnamento che l’astuzia non si sconfigge con la forza bruta, ma solo mediante un’altra astuzia.

Ed infatti interviene il dio Dionisio che fa ubriacare Efesto.

Malgrado lo stato alterato, é ancora abbastanza lucido e determinato da ottenere, in cambio della liberazione della madre, un accordo che è a lui più che favorevole.

Avrebbe liberato la madre, se gli dei avessero acconsentito di dargli in sposa la dea più bella di tutte: Afrodite [ii].

Di questo rapporto nato non per amore, ma per costrizione e quindi infelice, ne parleremo più avanti, dopo aver parlato di Ares di cui parleremo nella terza parte (inserire il link).


[i] Dove Ares incarna l’immagine dell’azione figlia di un’impulsività, come detto nell’articolo precedente, non mediata, Efesto invece rappresenta l’intelligenza paziente ed operosa, quella che caratterizza gli ingegneri che devono gestire progetti complessi.
[ii] Sulla dea Afrodite abbiamo pubblicato su Progetto Montecristo le seguenti analisi dell’archetipo incarnato dalla dea: «Ciclo dedicato ad Afrodite – Parte seconda: Qual’è l’archetipo incarnato da Afrodite?», «Ciclo dedicato ad Afrodite – Chi erano gli erotes ? – parte prima», «Ciclo dedicato ad Afrodite – Chi erano gli erotes? – parte seconda»

Ares energia espansiva in azione

Anche la nascita di Ares é controversa.

Secondo la tradizione greca egli sarebbe il figlio di Zeus ed Hera, mentre per i romani, in particolare secondo l’aneddoto che ne fa Ovidio, a seguito dell’ennesimo dissidio con il marito, Giunone decide nuovamente di restare incinta senza il suo intervento.

L’episodio, ricco di spunti interessanti, inizia raccontandoci che ella pensa di rivolgersi al fratello del nonno, ovvero Oceano, il dio Titano che era imprigionato nel Tartaro assieme ai suoi fratelli a causa della guerra persa contro gli Olimpi.

Invece, appena uscita dal suo palazzo per poterlo raggiungere, incontra Gea, un’altra figura appartenente ai primordi della formazione dell’universo, e di cui abbiamo parlato alla nota 2 della seconda parte di questo lavoro. 

Interessante come questa leggenda si sovrapponga in parte alla storia relativa alla modalità con cui il fratello maggiore Tifone viene concepito. Ghe porge alla pronipote un fiore che é in grado ingravidare le donne sterili.

Già da questa prima parte della storia, alcuni dettagli sembrano nascondere indizi interessanti in chiave psicoanalitica.

Prima di concepire Ares, Hera aveva in mente il fratello del nonno Oceano.

Ora, cosa rappresenta l’archetipo di Oceano?

In greco antico Oceano: Ὠκεανός, deriverebbe da okeos- ὠκέως che significa rapidamente; velocemente, ma una parola che deriva da essa é okytokios ὠκυτόκιος che significa “che genera prontamente”.

Ares sarebbe quindi stato concepito subito dopo aver preso la decisione, ma sembra anche alludere al destino del nostro eroe, caratterizzato dalla rapidità con cui il suo pensiero si tramuta in azione. [iii]

Marte infatti, sarebbe l’archetipo che sta dietro di noi quando agiamo impulsivamente, ai casi in cui ci sentiamo spinti all’azione compulsiva o a quando, infine, veniamo avvolti dalla necessità di agire senza avere il tempo o la serenità per ponderare sul da farsi e valutarne tutte le conseguenze.

Non per nulla, nella precedente analisi etimologica del nome Ares, avevamo volutamente omesso che Ares Ἄρης, potrebbe anche derivare dalla particella inseparabile ἀρι-ari usata come prefisso per accrescere forza ed intensità, unita al verbo εἰμί-eimi, che significa appunto «accadere», «succedere», tutte doti tipicamente “marziane” come per ribadire che Marte incarna l’azione che fa accadere le cose.

Che é poi l’archetipo che starebbe dietro a coloro cha hanno un’idea e sentono subito l’urgenza di metterla in pratica.

È facile notare che i due fratelli Ares ed Efesto sono due facce della stessa medaglia.

Il primo sarebbe un individuo pronto all’azione, amante della lotta, dove l’istinto costi quel che costi, precede la riflessione, mentre il secondo é per certi aspetti simile ad uno scienziato od uno studioso dei nostri giorni, colui che sublima la propria aggressività e la trasforma in energia focalizzata sullo studio oppure in direzione del progresso scientifico.

Usando l’immagine presa a prestito dai romanzi di Ian Fleming il primo é una sorta di James Bond, l’uomo dotato di fascino ed azione e l’altro a Mister Q, l’inventore di armi sofisticate.

Guarda caso Efesto é citato nell’Odissea come colui che fornisce le armi ai contendenti della guerra di Troia.

Similmente al ragionamento esposto nell’articolo dedicato ad Afrodite, diremmo che i due fratelli rappresentano gli archetipi che pervadono le superpotenze internazionali come Usa, Cina e Russia  che investono ingenti somme di denaro in ricerca e sviluppo in tecnologia di avanguardia per metterla al servizio delle forze armate, o similmente a quelle multinazionali dotate di laboratori di ricerca e sviluppo, ma anche di uffici marketing ad altissimo livello per conquistare (sarà un caso che si usa proprio un termine militare ?) sempre maggiori quote di mercato.

Non dimentichiamo infatti, che secondo una visione del business in voga negli anni ’80 in Giappone, che aveva creato una sorta di parallelo tra aziende e Nazioni, considerava le aree commerciale e marketing delle corporations alla stregua delle forze armate.

Ma la vita di Ares, non é tutta rosa e fiori fatta di atti eroici e gesta d’amore.


[iii] nella prima parte di questo saggio, intitolato « Le tre facce dell’aggressività Parte 1 – introduzione ad Ares», nel paragrafo intitolato «Aggressività» avevamo scritto : « L’aggressività che é un’energia archetipica, rappresenta un modello di comportamento riferito non solo agli aspetti legati all’impulsività e quindi non sempre gradevoli agli occhi altrui, come quando comporta, nella sua versione più degradata, alla prepotenza ed al desiderio di sopraffazione, ma anche a quelli più evoluti che vengono solitamente rappresentati per esempio, da un’idea che diventa un impulso all’azione e che assai bene è rappresentato dal modo di dire “detto-fatto”.»

Ares catturato dagli Aloadi

 

Efesto (Museo_Pio-Clementino)-_Foto_Giovanni_Dall’Orto,_10_june_2011

 

Questo racconto riguarda la sua adolescenza, quando egli fu catturato dagli Aloadi, due giganti gemelli di nome Oto ed Efialte, mentre vagava da solo in Tracia dopo essere stato ivi abbandonato dalla madre.

Lo rinchiusero in una giara di bronzo e lo nascosero nella casa della madre adottiva.

Ares riuscì ad essere liberato solo dopo 13 mesi di cattività, quando ormai era in fin di vita, salvato dalla madre adottiva dei gemelli (anche loro abbandonati dai genitori di sangue [iv]) che rivelò il nascondiglio al dio Ermes.

Inserendo nella storia alcuni dettagli apparentemente insignificanti, i racconti mitologici nascondono degli insegnamenti.

Il fatto che un Ares adolescente girasse per la Tracia ci fa capire che egli fosse completamente abbandonato a se stesso.

Ritorna nuovamente il tema di Hera, una madre che prima partorisce i figli e poi, in preda alla rabbia, li abbandona.

Inoltre, il fatto che Marte resti bloccato all’interno di una botte di bronzo é come se la leggenda ci volesse dire in forma allegorica, che per qualche motivo lo sviluppo psicologico del ragazzo si fosse bloccato.

Degno di nota é la circostanza secondo cui a sbloccarlo interviene Ermes, il dio dell’intelligenza intuitiva e veloce, quella necessaria nella battaglia sul campo.

E’ come se, all’aggressività accumulata a causa del sentimento di impotenza e frustrazione causato dalla segregazione nel vaso, si fosse aggiunta sia l’intelligenza rapida che l’agilità tipica di Mercurio, quella che gli avrebbe fornito una marcia in più in guerra.

Altro dettaglio interessante si trova nel fatto che la prigionia fosse durata 13 mesi.

Secondo qualche commentatore, la storia narrata fa riferimento ai 13 mesi lunari che corrisponderebbero ad un anno solare, e pertanto sarebbero il riferimento al compimento di un ciclo vitale intero.

Noi, invece, aiutati dal ritrovamento di alcuni vasi etruschi che ritraggono la medesima scena facendo allusione ad una prova di iniziazione per i guerrieri, azzardiamo l’ipotesi che, il numero 13, oltre ad essere un riferimento superstizioso che ritorna spesso nella cultura occidentale come il numero associato al 13° commensale dell’ultima cena, ovvero il Cristo che pochi giorni dopo verrà ucciso, in realtà alluderebbe al fatto che alla fine di un ciclo annuale (12 mesi) ne inizia uno nuovo.

Forse é da qui che nasce il motivo per cui i romani hanno dato il nome al mese in cui comincia la primavera, cioè Marzo (che prende il nome da Marte appunto), il mese durante il quale riprendevano le campagne di guerra espansiva dell’impero romano.

Ma l’analisi di Ares non si ferma qui e prosegue nella quarta parte che sarà pubblicata nel numero di Luglio di Progetto Montecristo.


[iv] Significativo il fatto che nei racconti degli antichi greci i giovani destinati ad divenire sbandati come gli Aloadi, o violenti come Tifone o Ares, sono figli di genitori che li hanno abbandonati o rifiutati.


Bibliografia:

Vocabolari consultati

    • Dizionario della Lingua Greca di Franco Montanari – Loescher editore, II edizione 2004
    • Dizionario etimologico Chantraine-Dictionnaire ètymologique de la langue grecque. Histoire de mots, Ed Klincksieck 1977
    • dizionario etimologico mitologia greca (www.demgol.inits.it)
    • Dizionario Olivetti Latino italiano on line https://www.dizionario-latino.com
    • Liddell, Scott, Jones’ – A Greek–English-German-French Lexicon – https://lsj.gr/wiki/Main_Page

Autore: Massimo Biecher

Autore

  • Biecher Massimo

    Cultore della mitologia greca, pubblica saggi che, rileggendo le storie mitologiche dell’antica Grecia attraverso le lenti della psicologia archetipica di James Hillman, mettono in evidenza i riferimenti simbolici al modo della psiche. Autore del libro a breve in uscita, dal titolo «La cosmogonia orfica - il filo rosso che passando per il neoplatonismo, collega Pitagora con la psicologia archetipica» Due dei suoi saggi sono stati pubblicati all’interno dei seguenti libri, • «Il seme della gioia» - Biblios edizioni 2021 • «Analisi del mito di Orfeo ed Euridice» - all’interno del libro del dott. Daniele Lo Rito e dott.ssa Marianna Velotto - 2023 Tiene ogni anno diverse conferenze allo scopo di condividere i risultati delle sue ricerche: Conferenze: 03/03/2022 «La paura all’interno della mitologia greca» - per l’associazione culturale Virtute e Canoscenza 29/03/2022 «Pitagora e la musica: la scienza al servizio dell’arte, la ragione amica delle emozioni” - Presso gli “Amici del Loggione del Teatro alla Scala” 17/12/2022 «La Cosmogonia Orfica e l’uovo cosmico» - presso l’associazione “Arpa magica” a Milano 26/01/2023 «L’uovo cosmico all’interno della Pala di Brera di Piero della Francesca: anello di congiunzione tra la mitologia dell’antica Grecia ed il Rinascimento fiorentino» presso il Rotary Club Se.De.Ca 09/05/2023 «Quale ruolo rivestiva la botanica all’interno dei racconti della mitologia greca, (se indossiamo le lenti della psicologia archetipica?) » - Presso il Museo di Storia Naturale a Milano ospite del Gruppo Botanico Milanese 22/06/2023 « Qual’è il “Nesso” tra Pitagora la Musica ed il mondo delle emozioni ? » - Circolo Filologico Milanese 15/09/2023 «Introduzione alla mitobiografia ed significato discesa nell’Ade di Orfeo» - Spazio Aurea Milano 21/09/2023 «Il mito di Orfeo ed Euridice riletto attraverso le lenti della psicologia archetipica » - Spazio Aurea Milano 12/11/2023 «La cosmogonia orfica - il filo rosso che passando per il neoplatonismo, collega Pitagora con la psicologia archetipica » - Spazio Alda Merini per Filosofia sui Navigli. 11/03/2024 Per la rivista culturale Progetto Montecristo il webinar dal titolo: « Come veniva rappresentata la paura all’interno dei racconti della mitologia greca? Quali erano i personaggi che erano chiamati ad incarnare le doti caratteriali per affrontarle ? » Massimo Biecher è dicembre 2023 vicedirettore della rivista Progetto Montecristo.

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2 Commenti

  1. BELLO

  2. Carissimo Andrea
    ti ringrazio per aver mostrato apprezzamento per l’articolo.
    Massimo Biecher

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