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Ciclo dedicato a Tifone, Ares (Marte) ed Efesto (Vulcano) Le tre facce dell’aggressività – parte seconda

Introduzione

Nella prima parte, pubblicata qui, avevamo introdotto la figura di Ares, divinità dell’antica Grecia e sulla quale ritorneremo nella terza parte e di sua madre Hera, la dea che ebbe, secondo la maggior parte delle versioni, i sui tre figli Ares, Tifone ed Efesto da sola.

In pratica, senza unirsi al marito Zeus (il Giove dei romani).

In questa seconda parte analizzeremo “alla Hillman”[i] i suoi fratelli: Tifone ed Efesto.

Tifone

Il primogenito tra i figli di Hera fu Il mostruoso Τυφῶν – Typhon, metà uomo e metà bestia.

A posto delle gambe aveva due serpenti di grosse dimensioni intrecciati ed anche il resto del corpo era ricoperto di serpenti di varie fogge e dimensioni.

Era altissimo e mentre camminava, emetteva sibili spaventosi che si sentivano da lontano. Dalla sua bocca, inoltre, uscivano fiamme incandescenti.

Era probabilmente la figura più mostruosa mai rappresentata all’interno dei racconti mitologici dell’antica Grecia.

Solo Apollo o, secondo un’altra leggenda Zeus, hanno trovato il coraggio di affrontarlo.

In effetti, ma l’etimologia in questo caso è incerta e dibattuta, Tifone potrebbe derivare dal verbo τυφόω – typhòo, che significherebbe, e la cosa non ci stupisce nemmeno in questo caso, «mandare fumo o vapore», «offuscare i sensi», «istupidire», «essere arrogante», «essere borioso», verbo che a sua volta, richiama il quasi assonante τύφω – typho che evocava immagini come «fare fumo», «fumare», «vaporare», «bruciare lentamente» ed «evaporare».

Tutti questi verbi, come si può vedere, concordano con le descrizioni che lo riguardano. Come quella di Pseudo Apollodoro, per esempio, che riportiamo a beneficio del lettore.

“Tifone era un misto di uomo e di bestia, il più grande ed il più forte di tutti i figli di Ghe- γῆ [ii]  . Fino alle cosce aveva forma umana, era così grande che si estendeva oltre tutte le montagne mentre la sua testa spesso toccava anche le stelle. Una mano raggiungeva l’ovest, l’altra l’est, e su ciascuna di esse erano fissate cento teste di serpenti. Inoltre, dalle cosce in giù aveva grandi spire di vipere, che si estendevano fino alla sommità della sua testa e le sollevavano tutte. Il suo corpo era alato ed i capelli che scorrevano al vento dalla sua testa e dalle guance erano arruffati e sporchi. Tali erano l’aspetto e le dimensioni di Tifone mentre scagliava rocce roventi al cielo stesso e si mise in viaggio verso il cielo sibilando ed urlando, mentre dalla sua bocca usciva una gran tempesta di fuoco».

Pseudo-Apollodoro, Bibliotheca 1. 39 (trad. Aldrich) (mitografo greco II secolo d.C.): traduzione in italiano dalla versione inglese di Keith Aldrich dell’autore tratto da https://www.theoi.com/Gigante/Typhoeus.html

Secondo i racconti di Esiodo, il protagonista della nostra analisi, sarebbe il figlio di Ghè e del Tartaro mentre, secondo Omero, sarebbe il figlio che Hera decise di avere da sola, quando venne a sapere che Zeus aveva partorito la dea Athena, partorendola direttamente dalla sua testa e quindi senza unirsi alla moglie.

Hera, che si sentì disonorata, fu presa dalla rabbia ed in preda alla furia, rimase incinta del figlio battendo il palmo delle proprie mani su ghè (rivedasi la nota 2 in calce).

Ora, quest’immagine evocata dal poeta reso famoso dall’Iliade e l’Odissea, ci lascia immaginare come, battendo le mani a terra, che ci suggerisce che il gesto avviene in preda all’ira, Hera rimanga incinta del figlio.

Una volta nato, a causa dell’aspetto orripilante, fu abbandonato dalla madre e preso in custodia dalla dragonessa di nome Delfine, creatura che anch’essa possedeva l’aspetto serpente, e che era stata posta a guardia dell’omphalos di Delfi [iii].

Di questo essere gigantesco dall’aspetto repellente e raccapricciante, secondo alcune versioni la sua testa era circondata da centinaia di serpenti, si dice che lanciasse urla che sembravano ruggiti o latrati di cani.

Dopo essere stato allevato dalla madre adottiva, risentito per essere stato abbandonato dalla madre, scaricò la sua rabbia contro tutti gli dei, sfidandoli e salendo fino all’olimpo.[iv]

Con le sue urla disumane mise a tutti quanti una tale paura, che furono costretti a trasformarsi in animali per non farsi riconoscere e quindi a fuggire.

Solo grazie ad uno scontro epico che ebbe con Zeus fu sconfitto e seppellito sotto il vulcano Etna.

Da questa immagine traiamo la stessa sensazione che proviamo quando assistiamo ad un’aggressività che dapprima cova sotterraneamente e poi si trasforma in una forza esplosiva e distruttrice.


[i] Qui trovate l’articolo, che sebbene in maniera sintetica, presenta le basi teoriche ed il metodo adoperato per “rileggere in trasparenza i miti del Pantheon antico. Più approfondito, anche se non definitivo, il saggio che fornisce ulteriore approfondimenti.
[ii] Come il lettore avrà notato, abbiamo scritto in ambi i casi ghé invece che “terra” come invece solitamente si trova su tutti i testi. Il motivo risiede nel fatto che a seguito degli studi e della successiva analisi dei testi orfici da noi fatta, ricerca che è poi confluita sul libro di prossima uscita ed intitolato «La cosmogonia orfica: Il filo rosso che passando per il neoplatonismo, collega Pitagora con la psicologia archetipica», grazie alla rilettura “in trasparenza” di Hillman, siamo stati messi in grado die comprendere che con γῆ – ghè non si intendeva il pianeta da noi abitato e neppure il terreno che calpestiamo, bensì era uno dei principi primi archetipici menzionato nei testi orfici.
Riportiamo un breve estratto della nostra analisi presente all’interno del summenzionato libro:
« Secondo il vocabolario on line Liddel-Scott-Jones, γῆ sarebbe la forma contratta di γέα – ghea che a nostro avviso richiama, per quasi-omofonia, il verbo γένεο – gheneo, che a sua volta, secondo il medesimo dizionario è una forma epica del verbo γίγνομαι –  ghignomai, che significa «avere origine», «venire al mondo», «divenire», «diventare»,  «nascere, «generare», «procreare» ma anche «partorire».
Pur non avendo trovato riscontri sui vocabolari da noi solitamente consultati, tranne su un compendio del Bailly, dove si dice che γῆ sarebbe la contrazione di γέα – ghea e lì viene tradotto in francese con “engendrer” che a sua volta significa «generare», «partorire», avanziamo l’ipotesi che γῆ/γαια evocasse negli antichi immagini legate a «ciò che genera» o meglio ancora, dell’archetipo «di ciò che da la vita» o «di ciò da cui tutto si origina».
In termini psicoanalitici ci fa pensare ad una sorta di impulso ineludibile, di una tendenza irrefrenabile che spinge alla generazione, a mettere al mondo o anche solamente a creare inteso nel senso di ideare»

[iii] L’omphalos era un luogo che secondo la leggenda fu fondato dopo che Zeus, (Giove) nel luogo in cui si incontrarono due aquile che da lui furono precedentemente liberate a notevole distanza l’una dall’altra. Solitamente viene sottolineato il fatto che, significando il termine omphalos “ombelico” gli antichi, volessero far intendere che li si trovasse il centro del mondo.
Più rilevante invece il fatto che, quello fosse il punto dal quale cui fuoriuscivano i vapori che stordendo le sacerdotesse Pitie, mediante l’emissione di gas allucinogeni, le metteva in condizione di emettere vaticini. Molto interessante è l’articolo intitolato «The Geological Origins of the Oracle at Delphi, Greece» di J.Z. DE BOER e J.R. HALE (scaricabile qui
https://1df116ccf7e76f4fadc6-db61b658f2565d5f24ddeaaa20b9f7d5.ssl.cf5.rackcdn.com/d_WS_01_Hale-deBoer_100308.pdf)
[iv] Per chi fosse interessato ad approfondire, abbiamo tenuto a maggio 2023 presso il museo di storia naturale di Milano, ospiti del Gruppo Botanico milanese, la conferenza dal titolo «QUALE RUOLO RIVESTIVA LA BOTANICA ALL’INTERNO DEI RACCONTI DELLA MITOLOGIA GRECA» pubblicata in 4 parti, qui https://www.youtube.com/watch?v=Xdiat0O7B3c&t=684s, https://www.youtube.com/watch?v=AjU9nmh75G8 , https://www.youtube.com/watch?v=D44mvTjrQgM e qui https://www.youtube.com/watch?v=44PAG1wqpy8 .
[iv] Della salita di Tifone sul monte Olimpo abbiamo parlato all’interno di una conferenza avente per titolo « ’ ? , ? » la cui registrazione è stata caricata sul canale Youtube di Progetto Montecristo

Efesto

Ma Hera ebbe un’altro figlio, Efesto, quello che i romani ribattezzarono Vulcano.

 

Typhon_from_Kirschner Efesto dona a Teti la corazza che ha forgiato per Achille (Iliade, XVIII, 617). Kylix, 490-480 a.C

 

Anch’egli fu concepito da Hera senza congiungersi con Zeus, ma nasce prematuramente a causa di un aborto, quasi ad farci intendere che egli viene respinto dalla madre. Ed infatti gli inni orfici raccontano:

«Era arrabbiata e parlò così tra gli dei riuniti in assemblea: “… Vedete ora, lontano da me, lui [Zeus] ha dato alla luce Atena dagli occhi luminosi che è la principale tra tutti gli dei beati. Ma mio figlio Efesto che ho svelato era il più debole tra tutti gli dei beati e dotato di piedi raggrinziti, una vergogna e una vergogna per me in cielo, che io stesso presi nelle mie mani e scacciai così che cadde nel grande mare. Ma Teti calzata d’argento, figlia di Nereo lo prese e lo accudì insieme alle sue sorelle: almeno avesse reso altro servizio agli dei beati! “ »

Inno omerico 3 all’Apollo pitico 310 ss. (traduzione in inglese di Evelyn-White) (epopea greca dal VII al IV a.C.)
tratto da http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=urn:cts:greekLit:tlg0013.tlg003.perseus-grc1:3
traduzione dall’inglese dell’autore

Non solo ma nascendo storpio resta claudicante per il resto della sua vita.

Alcuni racconti ce lo descrivono addirittura con i piedi rivolti all’indietro, ipotizziamo a voler simbolizzare la sua propensione a guardarsi costantemente al passato per rimpiangere un rapporto affettivo con la madre che non é mai riuscito ad instaurare.

L’essere claudicante, inoltre, ci fa venire in mente l’instabilità e sposando la lettura allegorica, sembrerebbe che gli antichi greci volessero dirci che era una persona che possedeva un temperamento instabile.

Per sua fortuna finisce nel mare, dove secondo il mito tramandatoci da Omero, trova conforto e viene allevato nella loro grotta per 9 anni da due dee: Eurinome e Teti (la dea tetide, non la sua omonima nereide).

Già qui sono presenti due elementi degni di nota.

Il primo é il numero 9, che richiama i 9 mesi di una gestazione completa che, come sappiamo, egli non ha potuto portare a termine dentro l’utero della propria madre, come a voler dire che grazie alle cure di queste due donne egli ha potuto rinascere a nuova vita.

Il secondo, viene allevato all’interno di una grotta, tema che ricorre in diversi miti, che sembra richiamare una sorta di utero rigenerante, una Vesica piscis, grazie alla quale tutto si rigenera.

Ma non solo, come al solito, indizi interessanti ci vengono forniti dello studio etimologico dei nomi delle dee che si prendono cura di lui.

Eurinome – Εὐρυνόμη che sembrerebbe derivare etimologicamente dal verbo eurino – εὐρύνω che vuol dire «allargare», «dilatare», «ingrandire», che sembrano essere riferimenti alla crescita di Efesto, che ricordiamo nacque prematuro, e daΤηθύς – Tethys, che deriva da τήθη – tete, che significa sia «nonna», ed infatti ella é figlia di Urano e Gea e quindi è la sorella del nonno di Efesto, ma anche «ava» e che, secondo il vocabolario on line Liddell, Scott, Jones significa anche «colei che si prende cura», la «nutrice», la «balia».

Inoltre, durante il periodo in cui vive assieme ad esse, Efesto impara l’arte di lavorare il ferro che, é bene precisare, nell’era in cui Esiodo scrive la sua Teogonia, ovvero l’8°-9° sec a.C., costituiva quella che oggi verrebbe definita “the state of art technology”.

“Vulcano” ci viene descritto come colui che amava compiere il suo lavoro con estrema perfezione.

Osserviamo che per lavorare molto bene é necessario profondere molta concentrazione o, come si dice oggi, bisogna essere “focalizzati” sul proprio lavoro, termine che, guarda caso, richiama proprio l’elemento a cui è legato il fratello di Ares.

Cioè il fuoco.

Proseguendo la nostra analisi sul nome proprio Efesto, osserviamo che, derivando dal verbo φαίνω – phaino che significa «mettere in luce», «rendere visibile», «far apparire», «mostrare», «far vedere», «dimostrare», «provare», evoca in noi l’immagine che egli non fosse solo un’ingegnere ante litteram, bensì colui che grazie alla sua intelligenza metodica e razionale, oggi potremo definire esponente della moderna filosofia illuminista.

Colui che rappresenta la ragione dell’uomo che osa sfidare gli dei e quindi, la religione del suo tempo.

Ed infatti, ricordiamo l’episodio in cui egli, mette in atto un piano che ha due obiettivi.

Il primo che è quello di ritornare al cielo da cui era stato espulso, l’Olimpo ed il secondo, di vendicarsi della madre.

Ma di questa interessante storia ne parleremo nella terza e penultima parte

La parte 1 già pubblicata si trova qui

La parte 3a si trova qui.


Bibliografia:

    • Friedrich Creuzer – Simbolica e mitologia , ed gennaio 2004 Editori Riuniti – Roma (Titolo originale: Symbolik und Mythologie der alten Volker  – 1812)
    • Tonino Griffero citato in bibliografia ed intitolato “Prendere il mito “alla lettera”. Schelling filosofo della mitologia “
    • Jean Sinoda Bolen : gli dei dentro l’uomo (1994 Casa editrice Astrolabio)
    • Jean Sinoda Bolen : gli dei dentro la donna (1991 Casa editrice Astrolabio)
    • Dizionario di mitologia classica – Garzanti Francesco Perri 1970
    • «The Geological Origins of the Oracle at Delphi, Greece» di J.Z. DE BOER e J.R. HALE (scaricabile qui https://1df116ccf7e76f4fadc6-db61b658f2565d5f24ddeaaa20b9f7d5.ssl.cf5.rackcdn.com/d_WS_01_Hale-deBoer_100308.pdf)
    • Inno omerico 3 all’Apollo pitico 310 ss. (traduzione in inglese di Evelyn-White) (epopea greca dal VII al IV a.C.) – tratto da http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=urn:cts:greekLit:tlg0013.tlg003.perseus-grc1:3

Vocabolari consultati

    • Dizionario della Lingua Greca di Franco Montanari – Loescher editore, II edizione 2004
    • Dizionario etimologico Chantraine-Dictionnaire ètymologique de la langue grecque. Histoire de mots, Ed Klincksieck 1977
    • dizionario etimologico mitologia greca (www.demgol.inits.it)
    • Dizionario Olivetti Latino italiano on line https://www.dizionario-latino.com

Autore: Massimo Biecher

Autore

  • Biecher Massimo

    Cultore della mitologia greca, pubblica saggi che, rileggendo le storie mitologiche dell’antica Grecia attraverso le lenti della psicologia archetipica di James Hillman, mettono in evidenza i riferimenti simbolici al modo della psiche. Autore del libro a breve in uscita, dal titolo «La cosmogonia orfica - il filo rosso che passando per il neoplatonismo, collega Pitagora con la psicologia archetipica» Due dei suoi saggi sono stati pubblicati all’interno dei seguenti libri, • «Il seme della gioia» - Biblios edizioni 2021 • «Analisi del mito di Orfeo ed Euridice» - all’interno del libro del dott. Daniele Lo Rito e dott.ssa Marianna Velotto - 2023 Tiene ogni anno diverse conferenze allo scopo di condividere i risultati delle sue ricerche: Conferenze: 03/03/2022 «La paura all’interno della mitologia greca» - per l’associazione culturale Virtute e Canoscenza 29/03/2022 «Pitagora e la musica: la scienza al servizio dell’arte, la ragione amica delle emozioni” - Presso gli “Amici del Loggione del Teatro alla Scala” 17/12/2022 «La Cosmogonia Orfica e l’uovo cosmico» - presso l’associazione “Arpa magica” a Milano 26/01/2023 «L’uovo cosmico all’interno della Pala di Brera di Piero della Francesca: anello di congiunzione tra la mitologia dell’antica Grecia ed il Rinascimento fiorentino» presso il Rotary Club Se.De.Ca 09/05/2023 «Quale ruolo rivestiva la botanica all’interno dei racconti della mitologia greca, (se indossiamo le lenti della psicologia archetipica?) » - Presso il Museo di Storia Naturale a Milano ospite del Gruppo Botanico Milanese 22/06/2023 « Qual’è il “Nesso” tra Pitagora la Musica ed il mondo delle emozioni ? » - Circolo Filologico Milanese 15/09/2023 «Introduzione alla mitobiografia ed significato discesa nell’Ade di Orfeo» - Spazio Aurea Milano 21/09/2023 «Il mito di Orfeo ed Euridice riletto attraverso le lenti della psicologia archetipica » - Spazio Aurea Milano 12/11/2023 «La cosmogonia orfica - il filo rosso che passando per il neoplatonismo, collega Pitagora con la psicologia archetipica » - Spazio Alda Merini per Filosofia sui Navigli. 11/03/2024 Per la rivista culturale Progetto Montecristo il webinar dal titolo: « Come veniva rappresentata la paura all’interno dei racconti della mitologia greca? Quali erano i personaggi che erano chiamati ad incarnare le doti caratteriali per affrontarle ? » Massimo Biecher è dicembre 2023 vicedirettore della rivista Progetto Montecristo.

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