Recensione del libro di Vincenzo Guzzo: «Aurora dal manto di croco»
Sono grata al caro amico Vincenzo Guzzo, cultore del simbolo, delle religioni e autore di diversi saggi sul mito, per avermi onorata di tanti doni quante le sue pubblicazioni e non solo.
Viaggiare nel suo libro “Aurora dal manto di croco”, Carlo Saladino Editore, 2019, definito “opera soave e regale” da eminenti esperti saggisti, è il cammino dell’esploratore nell’itinerario fastoso della ricerca di una sapienza antica che, a partire dall’incipit del primo capitolo, racconta il procedere delle cosmogonie e delle teogonie mitiche, a cui tutti siamo debitori nel firmamento delle stelle del Cielo e della Terra.
Il mito, rivelatore di verità, ci abita sin dalla notte dei tempi e ci consente di cogliere i valori connessi al sacro, al mistero e al rito, nella più autentica e profonda espressione di una visione spirituale.
Vincenzo Guzzo, nell’ introduzione e piano dell’opera, così scrive: “Il mito, che è racconto sacro, parola ma pure silenzio, abita l’anima dell’uomo d’ogni tempo e ne illumina, in vario modo, il cammino”.
Infatti questo lavoro mira a promuovere lo sviluppo e la crescita spirituale dell’uomo, con contenuti rilevanti sul piano educativo, conoscitivo, formativo e di acquisizione di consapevolezza.
Animo colto, sensibile, raffinato e intelligente, con spirito intuitivo e acume di mente, l’autore argomenta il testo con un rinnovato linguaggio di tradizione esoterica ed essoterica e con un’ampia ricchezza di riferimenti simbolici ed etimologici.
Il complesso quadro di ogni singolo capitolo segue un fil rouge che, dalle più antiche tradizioni cosmogoniche, attraversa le diverse stagioni del mito sino a giungere alle visioni mitiche che inaugurano nuove aurore per la vita della psiche e della psicologia del profondo, dandone un significato spirituale che lega l’anima individuale con l’anima del mondo.
Il testo diventa così un profondo dialogo intra e inter-personale che, lungi dal lasciare il lettore in una condizione solitaria, lo invita a creare connessioni per un’esperienza immaginale e riflessiva. Da Omero a Platone, dai mitografi ai filosofi rinascimentali, dagli psicoanalisti ai fisici contemporanei, dagli dei dell’Occidente alle divinità dell’Oriente, dai culti misterici ai culti orfici, l’autore esamina i temi che custodiscono il viaggio dell’uomo nelle molteplici tappe del percorso iniziatico che riconduce – scrive l’autore – “la mente dagli abissi sino alle soglie della consapevolezza e l’anima sino al cuore del Mistero”.
Il lucidissimo e minuzioso lavoro dei dodici capitoli che compongono l’opera, per la vastità del pensiero che ricostruisce le vicende e il senso dei miti e degli interventi divini, dal tempo delle “Grandi Dee” alle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide sino al pensiero di Platone, per poi proseguire al tempo del Medioevo e a tutto il corso del Rinascimento, può considerarsi l’impalcatura di temi attuali, capaci di collegare e connettere il mito e la sua re-interpretazione al nostro spazio interiore, alla nostra vita, al nostro ambiente e alle nostre relazioni.
Il titolo del saggio e del secondo capitolo “Aurora dal manto di croco” è un riferimento ai versi di Omero nel Libro Ottavo dell’Iliade. La luce dell’Aurora, dal colore del fiore di croco, “si spandeva per tutta la terra” nel giorno in cui Zeus decise di intervenire e convocare gli dei sull’Olimpo per riequilibrare le sorti della guerra tra Achei e Troiani e porre un freno alla hybris degli dei. L’arroganza, in greco hybris, che caratterizza pesantemente anche il nostro tempo per i Greci antichi era la colpa più grave. La hybris oggi travolge la società della tecnica, in cui il mondo da noi abitato ha assunto una tale espansione dell’Io al punto da compromettere l’equilibrio demografico e dell’ambiente. Qui si trova formulato l’horror pleni che, in contrasto con il silenzio delle origini, nella sua inarrestabile moltiplicazione di eccessi e ipertrofica segnica, ha smarrito il limite che regola i ritmi naturali dell’uomo e permette il controllo degli istinti più oscuri e violenti legati alla misura di eccesso di tracotanza e prevaricazione.
I miti, voce del popolo e voce degli dei, espliciti nella distinzione tra il bene e il male, uniscono e separano, ricreano il mondo in un succedersi di nuove imprese che racchiudono ricerche, esplorazioni e viaggi verso nuove mete.
Riti e misteri, regalità e sovranità, nel variegato insieme di argomenti affrontati in questo volume, sono una presenza costante e viva del mito, lontano e attuale, che contiene un destino.
L’opera si conclude con un saggio di commento al Liber Novus di Carl Gustav Jung, evidenziandone la connessione del mito alle funzioni più importanti della psiche attraverso una lettura di tradizione alchemica rivalutata insieme al pensiero ermetico e neoplatonico del Rinascimento. Il Libro Rosso – scrive Vincenzo Guzzo – “appartiene al mito poichè oltre a fare continuo riferimento a molti temi rilevanti dal punto di vista mitologico e a sottoporli ad ulteriore mitopoiesi, si pone esso stesso con le modalità che furono proprie della struttura e del linguaggio sostanziale del mito, compresa la dinamica del gioco degli opposti”.
L’autore, nel Commento al Liber Novus, ne esalta i temi del mito, dei simboli, delle religioni e della tradizione esoterica a cui Jung fa costante riferimento, soffermandosi su una delle più significative epifanie della simbologia culturale e di ampio rimando simbolico, mitologico e religioso, ovvero all’immagine del serpente, animale sacro alla Grande Dea e alla Dea-Madre.
Una ricchezza di saperi (dal mito di Hermes alle teorie dell’ermetismo, dalla rivalutazione dell’idea di Anima Mundi alla simbologia alchemica, dall’idea junghiana di sincronicità al pensiero intuitivo della fisica quantistica di Wolfgang Pauli al maestro taoista Chuang Tzu) e la vasta bibliografia a cui l’autore fa riferimento, dando una visione unitaria e storica di un sorprendente volume di valore sapienziale in quanto abbraccia tempi molto diversi e molteplici piani di lettura.
Autrice: Mapi Barraco
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