(18 Novembre 2023 – 15 Gennaio 2024) Piazza San Marco, Venezia ProcuratieVecchie, 2° piano
Autori:
Daniele Lo Rito,
Lorella Modesti,
Monia Manente,
Silvia Gambalonga.
Ai fini della pubblicazione di immagini e didascalie per articoli editoriali, consultare il Press Kit ufficiale della mostra https://bit.ly/3FRRvRS.
Le sole fotografie pubblicabili sono solo quelle autorizzate per un massimo di 6 ad articolo, non è possibile pubblicarne altre senza autorizzazione.
Copyright © Francis Giacobetti.
Vision–The Exhibition incontra l’iridologia: l’antologia iridologica di Giacobetti
“(…) Considerando che ci sono più atomi in una goccia d’acqua che stelle nell’universo, quanto sono fortunato a mescolarmi con gli angeli! Questa mostra è una canzone, una poesia per lodare gli dei e gli eroi. Mi è stato chiesto: “Sono davvero i loro occhi?”. La risposta è “sì”. Un ritratto in bianco e nero, un’iride colorata, pianeti. La luce degli uomini.”
Francis Giacobetti
DALAI LAMA–PORTRAIT©Francis Giacobetti DALAI LAMA–IRIS©Francis Giacobetti
“Vision – The Exhibition, Master minds of our time” di Francis Giacobetti è una mostra fotografica di indiscussa bellezza. Le forme, le trame, i colori e le sfumature delle iridi esposte incantano qualsiasi tipo di visitatore: da chi non ha mai visto un’iride così fortemente ingrandita a chi osserva iridi da tutta una vita.
Scambiando qualche parola con i visitatori alla mostra Vision emerge un’esperienza collettiva simile: ci si stupisce al cospetto di tanta meraviglia per una parte del corpo a cui generalmente non si pensa nel dettaglio ed ancor meno la si pensa come opera d’arte a sé stante. Lo sguardo colpisce per la sua espressività, per l’armonia con i particolari del volto, per la colorazione complessiva e le sfumature che presenta quando gli occhi incontrano un fascio di luce. Con Vision lo sguardo viene rivelato in una nuova veste: diviene a tutti gli effetti un’opera d’arte, dalla potenza espressiva dei ritratti in bianco e nero alle iridi ad essi affiancate.
Lo strumento ideato da Giacobetti per fotografare le iridi è stato appositamente studiato per illuminare il margine irideo, in quanto senza irradiare la parte centrale di luce diretta si ottiene una dettagliata fotografia macro in rilievo. Diversamente, illuminando la parte centrale dell’iride, si ottiene una fotografia meno tridimensionale con una superfice iridea visibilmente più appiattita, in cui appaiono anche eventuali riflessi della fonte luminosa. Si tratta quindi di una tecnica fotografica innovativa, degna di un artista rivoluzionario come Giacobetti, non a caso noto come uno dei più grandi fotografi contemporanei proprio per la sua abilità nel controllare la luce in modo a dir poco fenomenale. Nessuno strumento ottico è stato impiegato per la realizzazione delle opere di Vision, la nitidezza ed i colori delle iridi sono frutto di sola maestria fotografica.
Giacobetti ha infatti chiarito che il suo progetto artistico è puramente destinato ad esaltare la bellezza delle iridi, unitamente al desiderio di onorare personalità straordinarie che con le loro vite hanno lasciato un’impronta positiva nel mondo ed hanno contribuito a scrivere la storia del nostro tempo. L’idea che sta alla base di Vision è dunque ben lontana da ambiti medici, scientifici o di altra natura. Ciò non toglie che il suo lavoro non possa essere apprezzato in ambiti non prettamente artistici, come per esempio l’iridologia.
L’iridologia è l’arte interpretativa delle iridi. È una disciplina che osserva segni iridei genotipici e fenotipici per desumere le condizioni psicofisiche dell’organismo, i punti costituzionalmente deboli e quelli forti, l’eventuale predisposizione a determinate patologie e molto altro ancora a seconda della chiave iridologica di lettura. Come l’albero segna nel suo tronco la storia del proprio sviluppo attraverso i cerchi concentrici e le nervature del legno, così nella trama dell’iride viene impressa la vita dell’individuo in tutte le sue fragilità, gli eventi traumatici che ha vissuto e le risorse di cui dispone per fronteggiare le difficoltà dell’esistenza. Per l’iridologia il valore delle opere di Vision di Giacobetti va oltre il solo gusto artistico e fornisce una preziosa raccolta di iridi appartenenti ai più grandi luminari degli ultimi tempi. È un’occasione unica di poter applicare la lettura iridologica alle iridi di personalità illustri, alcune delle quali non più in vita. Un lavoro artisticamente straordinario e dal valore iridologico inestimabile. Il catalogo di Vision realizzato in collaborazione con IrisGallery è una vera e propria antologia iridologica.
Fotografia di Silvia Gambalonga
È particolarmente emozionante per un iridologo trovarsi davanti ad iridi così ingrandite e per di più appartenenti ad alcune delle personalità più celebri dei nostri tempi. L’emozione aumenta se in una delle piazze più iconiche d’Italia e più belle d’Europa, viene dato un posto d’onore al fulcro dello sguardo: l’iride.
Vision incontra l’iridologia con un gruppo di iridologi che si sono riuniti alla mostra sotto la sapiente guida del Dr. Daniele Lo Rito, noto iridologo che ha impreziosito la scienza iridologica con innovative scoperte come il Cronorischio e lo Spaziorischio.
Il gruppo ha cercato di recuperare l’eredità iridologica dei luminari di Vision attraverso le varie chiavi di lettura dell’iridologia multidimensionale. Francis Giacobetti ha trasposto le iridi di Vision in un’ode antologica che trascende il tempo, rendendo eterno il lascito esperienziale di “dei ed eroi” del nostro tempo. Queste iridi sono il loro immortale testamento spirituale all’umanità che solo l’iridologia ha gli strumenti per comprendere, codificare e lasciare in dono al mondo.
Vision incontra l’iridologia: tre storie di resilienza attraverso il racconto di tre iridologhe
L’arte visiva incontra l’iridologia con un gruppo di ricercatori e studiosi appassionati, che hanno messo in campo le loro conoscenze per deliziare gli altri visitatori del gruppo ed, al contempo, celebrare le vite di alcuni dei luminari ritratti da Giacobetti. Alla guida uno dei massimi esponenti della scienza iridologica, il Dr. Daniele Lo Rito, affiancato da una triade di donne che hanno intrecciato con passione le nozioni dell’iridologia ed alcune delle scoperte del Dr. Lo Rito in campo iridologico, con la biografia di personalità celebri della mostra Vision.
Quel che segue è un trittico iridologico esperienziale, tre racconti di tre personalità celebri, attraverso l’esperienza di tre donne che con l’approfondimento della biografia dei personaggi hanno cercato di farne le veci.
- Nelson Mandela; con “Un tuffo nella bellezza” di Lorella Modesti
- Stephen Hawking; con “Mente cosmica”di Monia Manente
- Rita Levi Montalcini; con “Una mente straordinaria” di Silvia Gambalonga
Un tuffo nellaBellezza
NELSON MANDELA–PORTRAIT©Francis Giacobetti NELSON MANDELA–IRIS©Francis Giacobetti
In una soleggiata domenica di novembre, Venezia ci accoglie con la sua magia. Piazza San Marco è il palcoscenico perfetto per la visita alla mostra Vision di Francis Giacobetti.
Lo spazio scelto è il palazzo appena ristrutturato delle Procuratie Vecchie che emana luce e bellezza. Entriamo nelle sale adibite, su ogni parete si trovano le foto delle iridi di personaggi “visionari” del XX secolo, con accanto una foto che ne ritrae il volto in bianco e nero.
I colori delle iridi e le diverse geometrie che le caratterizzano diventano un forte magnete per il visitatore: si ha la sottile percezione di entrare in intimità con il personaggio, di riuscire a cogliere le sue forze, le sue fragilità, i suoi segreti…
Il gioco o forse la sfida, come iridologi, è quella di verificare con quanta precisione la storia dell’uomo, il suo carattere, le sue ferite trovano conferma nello studio dell’iride e si rendono visibili in essa.
Procedendo attraverso le sale di cui si compone la mostra Vision, il primo personaggio selezionato dal gruppo ad essere incontrato è Nelson Mandela (1918–2013).
Ci accolgono occhi marroni profondi, pieni di raggi come fossero canyon che dal centro della pupilla si dirigono verso l’esterno, verso il mondo ed il suo ritorno; questo segno irideo ci parla di sentieri già tracciati da riconoscere e percorrere nella vita, che potrebbero presentare a tratti difficoltà, rallentamenti, blocchi; ma che una volta superati possono condurre alla realizzazione di ciò che più si desidera. Cercando corrispondenza con le informazioni all’interno della sua biografia, si evince che Mandela, il quale apparteneva alla tribù dei Thembù il cui capo era suo padre, alla nascita ha ricevuto dalla stessa, il nome “Rolihlahla” con un significato fortemente profetico, ovvero “attaccabrighe”.
Dei 13 figli Mandela sarà l’unico ad avere il permesso di frequentare la scuola, per poter così diventare avvocato e difendere i neri dai soprusi dell’apartheid. Una strada già pronta… da percorrere lasciando la sua impronta. Con orgoglio a 7 anni per il suo primo giorno di scuola indosserà i grandi pantaloni del padre, tagliati fino alle ginocchia e tenuti da dello spago. Padre che venne a mancare quando Mandela aveva solo 9 anni, eppure è da lui che aveva ereditato un senso di ribellismo orgoglioso ed ostinato, con un forte senso di giustizia.
Le fibre dei suoi occhi parlano di libertà, di amore per la bellezza, di un pensiero proiettato in avanti, rivolto al futuro. La vita di Mandela non sarà assolutamente facile, ma il suo impegno concreto rivolto all’ideale di libertà del suo popolo, di una società democratica e libera nella quale vivere in armonia, sono stati per lui energia propulsiva che l’hanno sostenuto e l’hanno spinto ad andare avanti nella sua lotta.
Da un suo segno irideo cogliamo la predisposizione all’interiorizzazione, alla solitudine, all’ascolto di sé, a dare fiducia a quella voce interiore che è nata dal suo cuore. Mandela sarà poi arrestato e condannato ai lavori forzati a vita, perché oppositore della politica di segregazione; in realtà starà 27 anni in carcere, a Robben Island, potendo ricevere visite solo ogni 6 mesi e vivendo una prigionia molto dura. Gli verrà persino negato il diritto di uscire per presenziare il giorno del funerale di uno dei suoi figli. Nonostante ciò all’esterno la gente continuerà ad acclamarlo ed a chiedere la sua liberazione, rendendolo così sempre più famoso per il suo messaggio politico e sociale.
Dentro a quella minuscola cella ha trovato la libertà nelle parole, scritte, lette, nell’amore per la poesia; una poesia in particolare gli ha dato la forza per continuare a vivere, “Invictus” di William Ernest Henley. La determinazione è un aspetto che gli è sempre appartenuto e che è inscritta nel suo occhio.
Intermezzo poetico
Invictus
Dal profondo della notte che mi avvolge
buia come un pozzo che va da un polo all’altro,
ringrazio qualunque dio esista
per l’indomabile anima mia.
Nella feroce stretta delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo d’ira e di lacrime
si profila il solo Orrore delle ombre,
e ancora la minaccia degli anni
mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.
William Ernest Henley
In questo stare solo con se stesso, prenderà forma dentro Mandela la parola “riconciliazione”. Una riconciliazione che lo porterà a ricucire ferite profonde, a preferire il perdono all’odio ed a concepire il dialogo, tra vittime e carnefici, come chiave per la libertà
Mandela sarà scagionato a 72 anni e farà ritorno alla sua libertà con un’unica missione: liberare sia gli oppressi che l’oppressore. Riconciliazione e unità sono il messaggio che ha lasciato al paese ed al mondo. Sarà poi eletto presidente del Sudafrica attraverso elezioni in cui hanno votato, per la prima volta, gli appartenenti a tutte le “razze”.
Tre anni dopo gli verrà conferito il Nobel per la pace. L’ONU proclamerà il 18 luglio il “Mandela day”.
Dopo la fine del regime dell’apartheid, verrà istituita in Sudafrica una “Commissione per la verità e la riconciliazione”, un tribunale straordinario, con lo scopo di riconciliare realmente oppressori ed oppressi, in linea con la posizione non violenta di Nelson Mandela. Una giustizia riparativa.
Mandela morirà all’età di 95 anni per una grave infezione polmonare, causata dalla tubercolosi presa in prigione, la stessa malattia che portò alla morte il padre. La tubercolosi: un segno genetico che Mandela aveva già impresso nei suoi occhi… un’impronta lasciata dai suoi avi di cui lui ha portato avanti con onore il messaggio racchiuso.
Nelle nostre iridi troviamo segni che rappresentano potenziali malattie, disagi, traumi e nello stesso tempo è insito in quei segni tutto il potenziale di guarigione e di evoluzione possibile all’uomo. Tutto in latenza. Sarà l’incontro con l’altro, con l’ambiente a determinarne o no l’attivazione.
Mandela, che nel primo periodo della sua vita ha affrontato quel mondo ostile con forza, determinazione, rabbia, re–agendo agli attacchi, in un passaggio successivo, nell’età più matura, si farà
permeare dall’uomo, dall’altro che sia bianco o nero, senza più re–azione ma discernimento, arrivando a trovare soluzioni evolutive di consapevolezza. Osservare questo passaggio evolutivo scritto nella sua iride, nel suo sistema limbico attraverso segni e colori, ci ha riempito di emozione. Portiamo dentro di noi il veleno e l’antidoto, possiamo scegliere se alimentare il male o se portare la cura attraverso la nostra vita.
Giunti alla fine di questo meraviglioso viaggio attraverso le iridi e la storia di questi personaggi, ci sentiamo arricchiti, portiamo dentro la forza di questi uomini e di queste donne, la loro fede nel concretizzare quella visione, quell’immagine volta al futuro. Sale in noi il desiderio di ampliare questo lavoro ad altri personaggi presenti nella mostra, facendo un po’ nostri i loro sogni…
Le meravigliose iridi della mostra Vision ci hanno confermato come siano effettivamente lo specchio dell’anima, come rappresentino un libro prezioso scritto per noi da chi ci ha preceduto e da noi nello svolgersi dalla nostra vita, diventando una bussola che ci può dare le coordinate per il nostro cammino.
Ed anche noi iridologi ci sentiamo forse… un po’ “visionari”.
Mente cosmica
STEPHEN HAWKING–IRIS and PORTRAIT©Francis Giacobetti
Nello spazio delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco a Venezia sta avendo seguito la mostra di Francis Giacobetti intitolata Vision.
L’esposizione è scevra di orpelli, essenziale, cruda, libera e spregiudicata come la bellezza quando è consapevole di se stessa. Le sale di Vision si popolano di un gruppo di personaggi che a vederli dal vivo farebbero tremare le gambe dall’emozione. S’incontrano ritratti di uomini e donne che hanno segnato la storia, persone che hanno dato un contributo alla conoscenza ed all’arte, persone che hanno resistito e reso il proprio corpo vessillo per ideali di libertà e difesa dei diritti umani.
Nella sale dedicate alla mostra Vision sono esposti i ritratti in bianco e nero ed accanto viene affiancata l’immagine della loro iride. Prendendo in considerazione il solo valore estetico, non si può rimaneredelusi perché le immagini delle iridi sono sempre affascinanti e naturalmente artistiche; si esprimono con termini di forme e colori che affascinano il visitatore. Ma è altrettanto vero che osservando l’immagine di un’iride, pian piano dal fascino si passa alla sensazione d’ incanto, come sotto l’effetto di un incantesimo di meraviglia e proprio allora si sente come il sussurrare di un invito ad entrarvi.
Entrare dove? Nell’iride; grazie alla comprensione delle informazioni portate all’evidenza con l’iridologia.
Addentrandosi nelle stanze di Vision si nota che i personaggi sono raffigurati in una fotografia ricercata e costruita per soddisfare l’obiettivo dell’artista nella posa più austera o contenuta, mentre la fotografia dell’iride accanto denuda il costrutto dell’apparenza, che svela un’indole propensa ad evidenziare le possibili difficoltà o la tendenza alla dispersione.
Certamente manca la controparte, ma se a parlare degli uomini sono i fatti e le esperienze vissute, le biografie delle loro vite possono essere la voce muta della quale si servono ancora per comunicarci qualcosa su cui vale la pena soffermarsi.
Ecco allora che un gruppo di appassionati, curiosi, studiosi e seri esponenti nell’ambito della scienza iridologica si avventura in questo viaggio. Assieme al Dr. Daniele Lo Rito il gruppo ha provato a leggere il vissuto dei protagonisti attraverso le conoscenze specifiche iridologiche costituzionali, emotive o spirituali; il riscontro è stato davvero sorprendente e toccante.
Riaffiora quell’umano troppo umano che vibra, che ancoras veglia e sconvolge le anime. Lo si ritrova in un’iride che sembra la foto di una galassia, è proprio l’occhio di Stephen Hawking (1942–2018): cosmologo, astrofisico e matematico inglese che, paradossalmente, in seguito alla diagnosi di SLA intorno ai 20 anni ha aperto la sua esperienza di vita a tantissime opportunità. Hawking davvero ha fatto della sua mente uno spazio infinito ed è anche arrivato ad ipotizzare delle teorie che troveranno conferma della loro veridicità a 50 anni di distanza.
Una vita vissuta senza alcun risparmio, forse continuamente affamata e insaziabile, che gli ha permesso di vivere a lungo malgrado le prognosi della sterile statistica medica.
Attraversare il contenuto biografico di un personaggio parallelamente all’interpretazione dell’iride, offre punti di osservazione inediti e trasversali. Possono essere presi in esame date salienti dell’esperienza di vita e notare come nell’iride il fatto trascorso abbia un riscontro espresso in un segno.
L’iride di Stephen Hawking analizzata con il contributo dell’iridologia comunica esplicitamente la tendenza predominante dell’aspetto mentale, questo per il tipo di costituzione di appartenenza e le informazioniche svelano anche la quota emotiva, il tipo di modalità di risposta, la tendenza al controllo, le forze di costrizione o dilatazione, i vari aspetti che ne tratteggiano il carattere.
È sorprendente notare che l’iride di Hawking esprime delle informazioni che riguardano il sistema respiratorio alla luce degli accadimenti rintracciabili nella biografia. Nella dispersione delle fibre si osserva la tendenza alla dissolvenza nel cosmo dei propri pensieri, la tendenza a mantenere uno spazio ben definito nella prossemica laddove l’aspetto della sua mobilità è stato senza alcun dubbio caratterizzato dalla malattia. La sua iride dichiara in modo esplicito anche la grande tenacia e la forza dell’ego a volte a discapito del “fairplay”. Fa lo stesso effetto del sentire la voce di un dialogo di chi non è più tra di noi.
Lontano dall’essere oltraggioso o irrispettoso l’analisi dell’iride dai dati descrittivi di una biografia alita un soffio vitale dove gli umani slanci, le irrimediabili cadute e le personali conquistevibrano e fanno eco a chi si approccia a una tale esperienza.
Si vive un’esperienza intensamente ricca che sconfina dal piano puramente emotivo creando un sottile legame e fa nascere un affetto, un pudore, una delicatezza, una cura che ancora si rivolge a quell’essere umano anche se non è più con noi sul piano materiale.
È un’esperienzache ci arricchisce di meraviglia perché l’impronta data da certe persone è talmente forte che riecheggia all’infinito; questo è uno dei tanti modi per onorare le loro esistenze e per farne insegnamento ricevuto e rinnovato.
Una mente straordinaria
Tra le menti maestre e gli angeli ritratti da Giacobetti figura Rita Levi Montalcini (1909 – 2012), premio Nobel per la medicina nel 1986, per la rivoluzionaria scoperta della proteina NGF, ovvero il fattore di crescita del sistema nervoso centrale.
Chi era però la donna dietro a questa mente straordinaria? Addentrandosi nell’autobiografia di Rita e nella sua iride è possibile trovare qualche risposta.
RITA LEVI MONTALCINI–PORTRAIT©FrancisGicobetti RITA LEVI MONTALCINI–IRIS©Francis Giacobetti
Una donna dalla singolare tenacia che ha dedicato la propria vita alla ricerca scientifica ed alla filantropia. Un eccezionale esempio di autoaffermazione, di realizzazione ed emancipazione femminile. Rita Levi Montalcini ha trascorso un’infanzia serena con l’unico rimpianto di non aver potuto continuare gli studi per imposizione del padre. L’uomo ha osservato le sue due sorelle destreggiarsi tra gli studi universitari e la vita familiare, finendo con il reputare lo studio come una distrazione dai ruoli femminili di madre e moglie. Dopo la morte della governante, a cui era molto legata, a soli vent’anni Rita ha trovato la determinazione per opporsi ed affermare la propria vocazione dicendo al padre di rassegnarsi perché non sarebbe mai stata né madre né moglie, arrivando ad ottenere così la possibilità di iscriversi all’università di Torino. Rita si è preparata in soli 7 mesi da privatista ed è stata ammessa alla facoltà di medicina e chirurgia dove si è laureata con 110 e lode; un risultato incredibile considerato che all’epoca le donne non erano certo numerose nelle università e negli ambienti scientifici.
L’amore per lo studio non si è spento nemmeno durante la seconda guerra mondiale, mentre le leggi raziali che imperversavano sull’Europa l’hanno costretta prima alle dimissioni come volontaria in un centro per malattie nervose, poi ad anni di continue fughe insieme alla sua famiglia; da Torino fino in Belgio, dove ha continuato gli studi all’università di Bruxelles, poi ancora a Torino dove è stata costretta alla fuga dopo pesanti bombardamenti, fino alle colline astigiane ed infine a Firenze. Rita Levi Montalcini, pur non essendo credente, era di famiglia ebrea sefardita e ha dovuto nascondersi fino alla liberazione. In quel periodo, ha più volte ricostruito laboratori domestici in camera da letto e si è dedicata allo studio del sistema nervoso su embrioni di pollo, usando come unica sorgente di ricerca le uova ad uso alimentare. Sino alla fine della guerra ha collaborato con le forze partigiane ed ha prestato servizio come medico di campo per i feriti che arrivavano dal nord Italia. L’esperienza da medico l’ha particolarmente segnata perché era troppo empatica e soffriva troppo per ogni persona che non poteva salvare. Al termine di uno dei capitoli più oscuri della storia dell’uomo, tutti i Levi Montalcini sono sopravvissuti e si sono potuti riunire. Dopodiché per un periodo di 30 anni Rita è stata impegnata nella ricerca scientifica alla Washington University, dove ha scoperto l’NGF.
Rita Levi Montalcini è stata una donna eccezionale che ha insegnato in alcune delle accademie internazionali più prestigiose, è diventata senatrice a vita, ha fondato centri di ricerca medica ed ha finanziato l’istruzione delle donne in Africa. Rita è stata parte del dibattito socio–culturale per svincolare la donna dalla subordinazione maschile, promuovendone l’istruzione e difendendo i diritti umani fondamentali, come il diritto all’aborto. Sono state innumerevoli le onorificenze ed i riconoscimenti internazionali ottenuti per il suo impegno. Nell’ultimo decennio della sua vita ha sperimentato su se stessa il frutto delle sue ricerche, una maculopatia degenerativa infatti l’ha resa parzialmente cieca ed ha potuto così beneficiare dell’efficacia di un collirio, la cui preparazione includeva proprio l’NGF. Nella sua ultima intervista per i suoi 100 anni ha affermato “io sono la mente, il corpo faccia ciò che vuole”. Si è spenta a 103 anni, ma i suoi progressi scientifici ed il suo lascito all’umanità restano scritti nella storia ed impressi nelle persone che ha incontrato; la sua memoria trascende il tempo.
Confrontando l’iride con la biografia di Rita Levi Montalcini, la potenza dell’iridologia è sorprendente in quanto i segni iridologici combaciano con la ricostruzione cronologica della sua vita. Applicando il Cronorischio del Dr. Daniele Lo Rito, è possibile infatti conoscere le età in cui possono essersi verificati eventuali traumi di importante impatto nella vita della persona. Sull’iride di Rita sono impressi segni iridei a ridosso della corona, che combaciano con le età corrispondenti alla perdita della governante, lo scontro con la volontà del padre per potersi autodeterminare, i traumi della guerra e dei bombardamenti, l’esperienzadi medico di campo, fino all’età di comparsa della maculopatia degenerativa e l’anno di morte della sua gemella Paola e della sorella Anna. Raggi solari e cerchi concentrici nell’iride indicano una persona sottoposta ad un carico stressogeno importante, come situazioni particolarmente snervanti, prolungate e debilitanti a livello psicofisico. Il sovrapporsi di diversi colori e sfumature in quest’iride lasciano pensare ad un bisogno di dolcezza e tenerezza, ma al contempo alla possibilità di distanziamento dalle relazioni interpersonali per non sottoporsi ad altra sofferenza.
Le fibre tese della sua iride indicano un’attività mentale molto attiva, l’attenta valutazione razionale di ogni aspetto della vita, ottime capacità di apprendimento e di memoria. È un segno iridologico che può appartenere a persone intellettuali, filosofi e leader che rivestono alte cariche o ruoli di valore. Le sfumature addensate nell’area dell’iride corrispondente al settore cerebrale indicano un’attiva incessante del pensiero.
Rita ha affermato che ha utilizzato le sue facoltà cerebrali così tanto da tenere il suo cervello allenato ed efficiente come quando era ragazza. Il grado di nascita iridologico di Rita Levi Montalcini rivela una naturale inclinazione all’autoespressione, una personalità finemente evoluta e pronta a manifestare a pieno il proprio potenziale, la propensione ad un comportamento retto, onesto e illuminante, che può condurre a riconoscimenti di onore e gloria.
Le opere di Giacobetti esposte nella mostra Vision sono di indiscussa bellezza per qualsiasi visitatore, sono anche un’emozione unica per chiunque conosca la scienza iridologica; è un po’ come se conferisse l’opportunità di estrapolare dalle iridi di questi luminari le caratteristiche personali e le “visioni” che li hanno resi celebri.
In memoriam Professor Stephen Hawking 1942 – 2018.
Bibliografia iridologica
Lo Rito D. Il cronorischio, Ed. Editorium (1993)
Lo Rito D. L’iridologia, la storianeinostriocchi, Ed Mediterranee (2001)
Lo Rito D. L’iridologiaspirituale, Edito in proprio (2008)
Lo Rito D., Birello L. Iridologiacontemporanea, Edito in proprio (2011)
Lo Rito D. Iridologiamultidimensionale, Edito in proprio (2012)
Lo RitoD. ,Sottili S. La resilienzairidologica, Edito in proprio (2015)
Lo Rito D., Birello L. La potenzadelcinque Vol. 1, Edito in proprio (2017)
Lo Rito D., Birello L. La potenzadelcinque Vol. 2, Edito inproprio (2017)
Lo Rito D., Mach M. Gli alberi della vita: il calendario celtico, Edito in proprio (2018)
Lo Rito D.L’arte nei nostri occhi, Edito in proprio (2018)
Lo Rito D., Modesti L., L’uomotripartito in iridologia, Edito in proprio (2020)
Lo Rito D.L’iridologia e la prossemica Vol. 1, Edito in proprio (2021)
LoRito D., Modesti L., L’uomo tripartito in iridologia, Vol.2 (l’influsso transgenerazionale, Edito in proprio (2021)
Lo Rito D., Birello L. L’iridologia tra l’immanenza e la trascendenza, Edito in proprio (2022)
Bibliografia generale
- Nelson Mandela. Lungo cammino verso la libertà. Autobiografia, Ed. Feltrinelli 1997
- Stephen Hawking, “Breve storia della mia vita”, Mondadori, 2013
- Rita Levi Montalcini, Elogio dell’imperfezione, Milano, Garzanti, 1987.
- Rita Levi Montalcini, Cantico di una vita, Milano, Cortina, 2000
Sitografia
- Giustizia riparativa. sissco.it
- Biografia Mandela. nelsonmandela.org
- Poesia Invictus di William Ernest Henley.
- Hawking, Documentario/Commedia 2013
- it/biografia-stephen-hawking
- abilitychannel.tv/stephen-hawking/
- youtube.com/watch?v=ZrVVvXOIwQc
Documentari Rai
https://www.treccani.it/enciclopedia/rita-levi-montalcini/
https://www.isof.cnr.it/grandi-scienziati-nella-vita-del-cnr/rita-levi-montalcini/
https://www.unifg.it/it/ateneo/salute-sicurezza-benessere/parita/womeninscience/rita-levi-montalcini
Daniele Lo Rito
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+39 3479591630 – lorellamodesti@yahoo.it
Manente Monia
+39 3289190786 – moniamanente0@gmail.com
Silvia Gambalonga
+39 3472597296 – silviartphotography@outlook.it
Autore: Daniele Lo Rito
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