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Una breve storia dell’iridologia – Quarta parte

da | 23 Mag, 25 | Scienze Umane |

Iridologia antica quarta parte, ricapitoliamo in breve gli argomenti trattati nella prima, nella seconda e nella terza parte.

Nella iridologia antica prima parte abbiamo trattato del periodo storico Cinese e Indiano risalente al 2° millennio a.C. per poi arrivare al mondo Egizio con il “papiro di Ebers” compilato attorno al 1550 a.C. (XVIII Dinastia) e alla medicina Mesopotamica del 1° millennio a. C.

Nella seconda parte abbiamo trattato periodo Ellenistico del V secolo a.C.: Anassagora, Ippocrate, Platone, Aristotele, Polemone.

Nella terza parte abbiamo trattato dei riferimenti ai testi sacri: Levitico, Bibbia, Medicina Monastica (Idelgarda di Bingen).

Nella quarta parte descriveremo la medicina del Rinascimento: Leonardo Da Vinci, i Neoplatonici Fiorentini (Pico della Mirandola, Marsilio Ficino, Lorenzo dei Medici). Incontreremo Paracelso e Giovan Battista Della Porta.

Breve premessa.

Iniziamo questo percorso di conoscenza dall’iridologia antica, specificando che non avrà la completezza appartenente alla storia della medicina, ma sarà un semplice scorrere storico.

Mentre si faceva questo cammino storico di conoscenza è sorta l’idea di associare le varie osservazioni, pensieri filosofici, percezioni e intuizioni (dell’iridologia antica) ai lavori fatti nell’iridologia contemporanea, nell’iridologia multidimensionale. Tutto questo a supporto e a conferma di ciò che i nostri padri scrissero sull’occhio umano e in particolare sull’iride.

Abbiamo aggiunto delle fotografie di alcune iridi che richiamano visivamente ciò che gli antichi descrivevano con le loro parole e scritti. Questo per aiutarci ad abbinare la parte orale e scritta con la parte visibile, oggettiva (sperando di aver fatto cosa gradita a voi tutti).

Questo a supporto di come uno studio storico accurato di una disciplina scientifica o pseudoscientifica possa essere stimolante per i ricercatori, in quanto possono attingere a questa biblioteca storica di pensieri con il bagaglio esperienziale di migliaia di anni.

Proveremo dunque a tessere questo intricato reticolo informativo esteso dall’antichità (migliaia di anni prima di Cristo) alla modernità 2025 anni dopo Cristo. Quasi che il Cristo sia il fulcro di questa specularità tra lo studio dell’occhio, dell’iride nell’antichità e nell’epoca moderna, contemporanea (del periodo dopo Cristo).

Quasi fossimo in un rispecchiarsi biografico dell’Umanità tra il periodo a.C. e il d.C.

Pensieri antichi nutrimento per ricerche d’avanguardia, nel nostro caso a indirizzo iridologico. Vi preghiamo di osservare le tavole sinottiche che compariranno al termine di ogni articolo.

Avendo la coscienza che ciò che scriveremo sarà parziale e limitato alle nostre ricerche, questo per non incorrere in errori di interpretazione e di valutazione su lavori fatti da altri ricercatori.

Per coloro che desiderano contribuire a questo parallelismo biografico dell’Umanità, siamo disponibili a integrare le vostre ricerche a questa prima bozza. Rendendo il testo più completo e più definito.

Vi invitiamo a mandarci i vostri lavori, i vostri inserimenti in formato word al seguente indirizzo: danielelorito@libero.it

La Medicina nel Rinascimento

Leonardo Da Vinci (1452 – 1519)

Anche nella cultura rinascimentale ed in particolar modo in Leonardo, risulta essere presente un pensiero di tipo “olistico”, come quello precedentemente riscontrato nello scritto Ippocratico del già citato testo intitolato “Luoghi dell’Uomo”,egli infatti scrive:

D’ogni cosa la parte ritiene in sé della natura del tutto. (Codice I, 90 recto – 1497-99)

E ancora:

Puoi vedere l’occhio abbracciare la bellezza del mondo, specchia e fa scorrere la bellezza del mondo, accettando la pressione del corpo che senza questo potere sarebbe un tormento (…). Oh ammirabile necessità! Chi potrebbe credere che uno spazio così ridotto sia in grado di assorbire le immagini dell’universo? (…) L’anima del pittore deve essere simile ad uno specchio che adotta il colore di ciò che vede ed è riempita con tante immagini quanto è il numero di cose che ha davanti ed esso.

Iride di destra.

Neoplatonismo alla Corte di Firenze

Lo sguardo sull’invisibile, sulla luce della bellezza.

Gli occhi possono considerarsi ciò che di più bello si trovi nel corpo umano, in quanto specchio sincero delle emozioni del cuore e custodi dei misteri che nel sangue vivono.

Il Rinascimento Italiano e Fiorentino ben descrivono l’importanza dello sguardo e della visione, le cui basi sono legate a Platone (Convivio).

Lorenzo dei Medici (1449-1492)

Uno scritto dello stesso Lorenzo dei Medici, nel commentare i versi del suo XXV sonetto, esprime il suo pensiero più efficace in proposito.

“Perché il principio onde esce e onde entra Amore sono gli occhi, e quali e per loro medesimi sono la più bella cosa che abbi el corpo umano, e hanno per obietto la bellezza; e però, essendo la più bella cosa che abbi una donna bella, credo el più delle volte sieno la prima cosa che cominci dagli occhi dello amante a essere amata. Esce adunque Amore dagli occhi della cosa amata e per li occhi dello amante entra nel cuore: che si verifica che occhi active et passive sono principio d’amore. Facendo adunque Amore la prima impressione negli occhi e aprendo per loro la strada al cuore, molto più facilmente comunica el cuore le sue passioni amorose agli occhi che le altre. E ha Amore dato questo rimedio all’afflizione degli amanti, che essendo tolto di mezzo el parlare e ogni altra via d’intendere el cuore l’uno dell’altro, per li occhi spesso e amorosi sguardi s’intendono[1].”

Gli occhi si rivelano delle soglie capaci di mettere in contatto l’esterno e l’interno, il visibile e l’invisibile, il sottile crinale tra il mondo dei corpi e quello dell’anima. L’amore, che deve la sua esistenza alla visione, è un impeto che sorge dall’estatico godimento provato dall’anima nel volgersi alla contemplazione della bellezza celeste.

Marsilio Ficino1433 – 1499)

L’ amore, come dicemo, piglia origine dal vedere[2]

Il primo passo, consiste nel prendere confidenza con le forme corporee, nessuna esclusa. A questo punto, l’amante deve rivolgere il desiderio alla bellezza «che sta nelle anime, ed è di maggior pregio di quella che sta nel corpo».


[1] Lorenzo de’ Medici, Comento de ‘ miei sonetti, a cura di T. Zanato, Firenze 1991, pp. 267-68 (XXV, 9- 1 3).
[2] M.Ficino, El libro dell’amore Olschky Ed., Firenze (1987).

Giovanni Pico della Mirandola (1463 – 1494)

Giovanni Pico della Mirandola, descrive il passaggio nei termini di un’azione di purificazione, attraverso la quale l’anima deve liberare il bello, afferrato dall’occhio, da tutte le infezioni di natura corporea e materiale.

La tensione erotica non trova però qui il suo compimento.

La bellezza dell’anima, infatti, è anch’essa copia di un bello superiore, nei bagliori della natura Angelica. Ecco allora che, animato dal furore erotico, vera e propria fiamma che consuma ogni residuo terreno, l’uomo giunge a trasformarsi in Angelo. Per volare, ormai essere tutto spirituale, là dove si trova la fonte di ogni bellezza.

La dottrina dei misteri d’amore[3] descritta da Pico della Mirandola si presenta, nelle sue linee essenziali, come un’educazione dello sguardo, il cui esito è una metamorfosi delle anime in creature Angeliche, sorta di occhi spirituali capaci di percepire la luce della bellezza intelligibile.

Diventare Angeli significa sacrificare lo sguardo corporeo, attraverso cui si crede di vedere, sull’altare dello spirito.

Ottenendo così, una preziosa ricompensa, la capacità di vedere veramente. Tutto questo viene definito come viso incorporale, cioè questa paradossale visione, che permette di contemplare gli invisibili segreti divini.

Si tratta di quella potenzia dell’anima per la quale … fu detto noi avere convenienza cogli Angeli.

Questa potenzia da tutti ei platonici è chiamata viso, né questo viso corporale è altro che una immagine di quello.

E solo con questo sguardo smaterializzato che potremo contemplare gli archetipi di ogni ente, la vita autentica e segreta dell’universo.

Topografia dei settori dei coni relativi alla iridologia spirituale[4].


[3] Giulio Busi- Raphael Ebgi, Giovanni Pico Della Mirandola: mito, magia, qabbalah. Einaudi Ed. (2014).
[4] Giulio Busi- Raphael Ebgi, Giovanni Pico Della Mirandola: mito, magia, qabbalah.  Einaudi Ed. (2014).

Paracelso – Teophrast Bombast Von Hohenheim (1493 – 1541)

Grande medico e ricercatore del Rinascimento, sebbene osteggiato dal mondo accademico e dalla Chiesa, lo scienziato di Basilea rivoluzionò le basi teoriche della scienza medica, collegandola alle conoscenze chimiche e biologiche del suo tempo.

In uno dei suoi 364 scritti, evoca quello che potremmo definire come il principio base dell’Iridologia:

Considerate l’occhio nella testa con quale arte ammirevole è costruito e come il corpo medio ha impresso così meravigliosamente la sua anatomia in quest’organo e vi ha lasciato la sua impronta. È da questa immagine e da questa impronta che deriva la conoscenza della medicina”.

Giovan Battista Della Porta (1540 – 1615)  

Nasce a Vico Equense in provincia di Napoli da famiglia nobile e si dedica giovanissimo allo studio della filosofia e delle lingue europee. Acquisisce precocemente molte esperienze viaggiando e rivela subito il suo carattere intraprendente scrivendo i primi capitoli della sua opera “Magia Naturalis” a soli 15 anni. Il suo entusiasmo gli porterà alcuni problemi, tanto che dovrà intervenire Papa Paolo III a salvarlo dall’accusa di magia chiudendo la sua Accademia Secretorum Naturae, forse il primo circolo scientifico moderno. Collabora inoltre nella sua città alla fondazione dell’Accademia dei Lincei e a quella degli Oziosi. In una sua proprietà nei pressi di Napoli, crea un museo di curiosità della storia naturale e un giardino botanico.

Se dopo l’antico testo di Aristotele “Scienza della Fisiognomia”, la fisiognomica fu coltivata in epoca romana e per tutto il Medioevo, ma ebbe la sua massima fioritura proprio durante il Rinascimento, l’opera più rilevante di questo periodo è senza dubbio il trattato del Della Porta intitolato “De Humana Physiognomica”, pubblicato nel 1586. Lo scritto, organizzato in vari volumi, descrive l’arte di osservare le fattezze fisiche degli esseri umani per trarne ogni sorta di informazione, anche e soprattutto di tipo psicologico e medico. All’osservazione delle forme e dei segni che sono evidenti dagli occhi, il Della Porta dedica un volume intero, il terzo, nella cui introduzione scrive:

Sarebbe assai convenevole che nel libro passato, dopo il trattato delle ciglia, si fosse trattato degli occhi; ma poiché il trattar degli occhi è il maggiore e più importante negozio di tutta la Fisionomia, e bisogna trattar di loro più lungamente, gli abbiamo ridotti in questo luogo e daremo loro un libro particolare. Sono gli occhi veramente fra le nobilissime parti di tutto il corpo umano le principalissime, poiché i principali segni della Fisionomia si traggono dagli occhi (…).

Iride di sinistra.

(…) Alcuni han chiamato gli occhi porte dell’Anima, poiché come da certe porte così fuori balena l’anima. Dice Polemone: gli occhi manifestano i secreti del core, ché i segni che appaiono negli occhi sono idoli delle voglie del core. Dice Losso riferendo Alberto: la perfezione della Fisionomia si toglie dagli occhi, et i segni che dalli occhi si togliono sono i più veri et i più gagliardi di tutti quelli che si togliono dal volto; e quando i testimon degli occhi s’accordan con quelli del corpo, allora son verissimi: ma se quelli degli occhi discrepan dagli altri, allor devi lasciar gli altri et attaccarti a quelli degli occhi. Dice Plinio: da niuna parte del corpo si possono tôrre i più veri segni dell’animo che dagli occhi, così di tutti gli animali come dell’uomo: cioè della moderazione, clemenza, misericordia, odio, amore, tristezza et allegrezza. Veramente la reggia dell’anima son gli occhi (…).

(…) Dice Ippocrate che, qualor veggiamo gli occhi colorati, splendenti, fioriti e pieni, ci dàn chiaro presaggio che tutto il corpo stia bene; ma veggendoli scolorati, squallidi, e cavi e ficcati nel capo, non stanno bene (…).

(…) Galeno lo chiama membro divino, e giudica che il capo sia fatto dalla natura solo per gli occhi, poiché da quelli si vede tutto l’animo dentro; e li congiunse col cervello, dove è la principal facoltà dell’animo; li chiuse in una val riposta, gli unì di ciglia uscite in fuori, cingendogli come di una siepe, a guardar la più degna e preziosa parte del corpo. Dice Sfrodiseo ne’ suoi Problemi che però noi quandi ci vergognamo caliamo giù gli occhi, perché la natura ha fatto gli occhi per specchio dell’anima; e tutte le passioni dell’uomo le conosciamo per gli occhi (…).

(…) Negli occhi di San Bernardo vi si scorgeva una certa angelica purità (…); tanta quiete dentro l’animo suo e la bellezza, che con evidenti segni traspirava di fuori. E finalmente con gli occhi aperti o chiusi siamo differenti dalla morte alla vita”.

Nel IV capitolo dello stesso testo Delle pupille degli occhi, sono poi riportate interessanti quanto anticipatorie osservazioni sull’analisi pupillare in chiave psico-caratteriale. Della Porta scrive per esempio in relazione allo stato di dilatazione pupillare (midriasi):

Quelli ch’hanno le pupille degli occhi larghe sono di cattivi costumi. Ma Adamanzio parmi che dichi meglio, che l’aperture grandi delle pupille dimostrano stolidità, perché le pecore e i buoi e gli altri animali che sono stolti e di poco intelletto hanno le pupille larghe. Il che ho conosciuto io per esperienza”.

Iride di sinistra, midriasi.

In relazione allo stato di costrizione pupillare (miosi) invece riferisce:

Ma quelli che hanno le pupille degli occhi picciole sono assai maliziosi; et Aristotele assomiglia questi agli animali notevoli, come Serpi, Volpi e restanti animali, che tutti hanno le pupille strettissime, e sono cattivi e maliziosi, e machinano di nascosto; et il medesimo conferma Polmone et Adamanzio”.

Iride di destra, miosi.

Nel VI capitolo De’ colori degli occhi in relazione alle diverse colorazioni iridee, l’autore tratta, sempre in termini psicologici, gli “occhi macchiati” ovvero, come diremo in linguaggio moderno, la categoria iridologica correlata alle pigmentazioni aggiunte al colore di base degli occhi che la contemporanea scuola iridologica tedesca definisce per esempio come diatesi discrasica:

I peggiori di tutti gli occhi sono quelli che sono macchiati di certi grani neri o rosseggianti intorno alla pupilla, perché denotano un uomo inclinato ad essere peggior di tutti i cattivi. (…)

Iride sinistra

Se intorno alla pupilla si vedranno alcuni punti come perle, giudicherai quell’uomo invidioso, chiacchieriere e pessimo; e se gli occhi saranno di varii colori, sarà dei peggiori costumi (…). [5]


[5] Giovan Battista Della Porta, Della Fisionomia dell’uomo, Biblioteca della Fenice, Guanda Editore 1988

O.P.I. a collana di perle, iride di sinistra.

Tabelle

Iridologia Antica Iridologia contemporanea
La Medicina nel Rinascimento

Leonardo Da Vinci (1452 – 1519)

D’ogni cosa la parte ritiene in sé della natura del tutto. (Codice I, 90 recto – 1497-99)

Puoi vedere l’occhio abbracciare la bellezza del mondo, specchia e fa scorrere la bellezza del mondo, accettando la pressione del corpo che senza questo potere sarebbe un tormento (…). Oh ammirabile necessità! Chi potrebbe credere che uno spazio così ridotto sia in grado di assorbire le immagini dell’universo? (…)

 L’anima del pittore deve essere simile ad uno specchio che adotta il colore di ciò che vede ed è riempita con tante immagini quanto è il numero di cose che ha davanti ed esso.

Lo Rito D. Iridologia multidimensionale, i segni, Edito in proprio (2012)

Lo Rito D., La luce cosmica e la cristallizzazio-ne con il Sale Eidetico (pensieri astrologici), Edito in proprio (2022)

Lo Rito D., Birello L. L’iridologia tra l’immanenza e la trascendenza, Edito in proprio (2022)

Lo Rito D.  Iridologia: macrocosmo e microcosmo, Edito in proprio (2006)

Lo Rito D.  Iridologia e i 12 sensi, Edito in proprio (2007)

Lo Rito D. L’arte nei nostri occhi, Edito in proprio (2018)

Lo Rito D., Turi L. Arteterapia: il rosone e l’iridologia, Edito in proprio (2014)

Neoplatonismo Fiorentino

Lorenzo dei Medici (1449-1492)

“Perché il principio onde esce e onde entra Amore sono gli occhi….

Marsilio Ficino1433 – 1499)

L’ amore, come dicemo, piglia origine dal vedere…

Lo Rito D.  Iridologia e i 12 sensi, Edito in proprio (2007)

Lo Rito D. La forza dell’amore, i dodici sensi e l’amore, Edito in proprio (2010)

Lo Rito D.  Il perché di un incontro: in iridologia, Edito in proprio (2012)

Lo Rito D.  La resilienza in amore, Edito in proprio (2016)

Lo Rito D., Lo sguardo in iridologia, Edito in proprio (2022)

Lo Rito D.  La forza dell’amore, Edito in proprio (2007)

Neoplatonismo Fiorentino

Giovanni Pico della Mirandola1463 –  1494)

La dottrina dei misteri d’amore descritta da Pico della Mirandola si presenta, nelle sue linee essenziali, come un’educazione dello sguardo, il cui esito è una metamorfosi delle anime in creature Angeliche, sorta di occhi spirituali capaci di percepire la luce della bellezza intelligibile. Diventare Angeli significa sacrificare lo sguardo.

Lo Rito D.  Iridologia e i 12 sensi, Edito in proprio (2007)

Lo Rito D. La forza dell’amore, i dodici sensi e l’amore, Edito in proprio (2010)

Lo Rito D.  Il perché di un incontro: in iridologia, Edito in proprio (2012)

Lo Rito D.  La resilienza in amore, Edito in proprio (2016)

Lo Rito D.  La forza dell’amore, Edito in proprio (2007)

Lo Rito D.  L’iridologia spirituale, Edito in proprio (2008)

Paracelso – Teophrast Bombast Von Hohenheim (1493 – 1541)

Considerate l’occhio nella testa con quale arte ammirevole è costruito e come il corpo medio ha impresso così meravigliosamente la sua anatomia in quest’organo e vi ha lasciato la sua impronta. È da questa immagine e da questa impronta che deriva la conoscenza della medicina”.

Lo Rito D. Iridologia multidimensionale, i segni, Edito in proprio (2012)

Lo Rito D.  Iridologia: macrocosmo e microcosmo, Edito in proprio (2006)

Lo Rito D.   Embriologia e iridologia, Edito in proprio (2001)

Giovan Battista Della Porta (1540 – 1615)  

Sono gli occhi veramente fra le nobilissime parti di tutto il corpo umano le principalissime, poiché i principali segni della Fisionomia si traggono dagli occhi (…).

(…) Alcuni han chiamato gli occhi porte dell’Anima, poiché come da certe porte così fuori balena l’anima.

Lo Rito D. Iridologia multidimensionale, i segni, Edito in proprio (2012)

Lo Rito D.  Iridologia: macrocosmo e microcosmo, Edito in proprio (2006)

Anton Markgraf, Die genetischen informationen in der visuellen diagnostik  – Band. 1- 2- 3- 4, Ed. Energetik. (1989)

Lo Rito D.  L’iridologia spirituale, Edito in proprio (2008)

 

Vedi

Una breve storia dell’iridologia – Prima parte
Una breve storia dell’iridologia – Seconda parte
Una breve storia dell’iridologia – Terza parte

Autore: Daniele Lo Rito

Autore

  • Il Dr. LO RITO DANIELE, si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Padova nel 1980. Specializzato in Otorinolaringoiatria presso l'Università di Verona nel 1983. Ha conseguito la specializzazione in Agopuntura presso la Scuola di Torino diretta dal Dr. U. Lanza nel 1981. Si è specializzato in Omeopatia frequentando la Scuola di Omeopatia Unicista diretta dal Dr. A. Masi (Firenze-Milano) nel 1983. Dal 1980 ha frequentato la Scuola di Iridologia del Dr. S. Rizzi (Merano) e già dopo qualche anno ha iniziato a insegnare presso la stessa. È un ricercatore e conferenziere internazionale, è lo scopritore del Cronorischio e dello Spaziorischio applicati all’iridologia. Con la possibilità di leggere il tempo e lo spazio dell'uomo a livello dell'iride. Ha inoltre coniato e sviluppato il concetto della IRIDOLOGIA MULTIDIMENSIONALE, dove lo stesso segno acquista valori e significati multipli. Ha scritto 77 libri che riguardano le nuove ricerche in iridologia (sito: www.iridosophia.com).

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