Iridologia antica seconda parte, ricapitoliamo in breve gli argomenti trattati nella prima parte.
Nella iridologia antica prima parte abbiamo trattato del periodo storico Cinese e Indiano risalente al 2° millennio a.C. per poi arrivare al mondo Egizio con il “papiro di Ebers” compilato attorno al 1550 a.C. (XVIII Dinastia) e alla medicina Mesopotamica del 1° millennio a. C.
Nella seconda parte parleremo del periodo Ellenistico del V secolo a.C.
Breve premessa.
Iniziamo questo percorso di conoscenza dall’iridologia antica, specificando che non avrà la completezza appartenente alla storia della medicina, ma sarà un semplice scorrere storico.
Mentre si faceva questo cammino storico di conoscenza è sorta l’idea di associare le varie osservazioni, pensieri filosofici, percezioni e intuizioni (dell’iridologia antica) ai lavori fatti nell’iridologia contemporanea, nell’iridologia multidimensionale. Tutto questo a supporto e a conferma di ciò che i nostri padri scrissero sull’occhio umano e in particolare sull’iride.
Abbiamo aggiunto delle fotografie di alcune iridi che richiamano visivamente ciò che gli antichi descrivevano con le loro parole e scritti. Questo per aiutarci ad abbinare la parte orale e scritta con la parte visibile, oggettiva (sperando di aver fatto cosa gradita a voi tutti).
Questo a supporto di come uno studio storico accurato di una disciplina scientifica o pseudoscientifica possa essere stimolante per i ricercatori, in quanto possono attingere a questa biblioteca storica di pensieri con il bagaglio esperienziale di migliaia di anni.
Proveremo dunque a tessere questo intricato reticolo informativo esteso dall’antichità (migliaia di anni prima di Cristo) alla modernità 2025 anni dopo Cristo. Quasi che il Cristo sia il fulcro di questa specularità tra lo studio dell’occhio, dell’iride nell’antichità e nell’epoca moderna, contemporanea (del periodo dopo Cristo).
Quasi fossimo in un rispecchiarsi biografico dell’Umanità tra il periodo a.C. e il d.C.
Pensieri antichi nutrimento per ricerche d’avanguardia, nel nostro caso a indirizzo iridologico. Vi preghiamo di osservare le tavole sinottiche che compariranno al termine di ogni articolo.
Avendo la coscienza che ciò che scriveremo sarà parziale e limitato alle nostre ricerche, questo per non incorrere in errori di interpretazione e di valutazione su lavori fatti da altri ricercatori.
Per coloro che desiderano contribuire a questo parallelismo biografico dell’Umanità, siamo disponibili a integrare le vostre ricerche a questa prima bozza. Rendendo il testo più completo e più definito.
Vi invitiamo a mandarci i vostri lavori, i vostri inserimenti in formato word al seguente indirizzo: danielelorito@libero.it
La medicina ellenistica (V secolo a.C.).
Nella seconda metà del V secolo dominava la tesi secondo cui sul piano logico, ma anche su quello linguistico, era impossibile cogliere l’essenza della realtà con gli strumenti del pensiero. Ciò portava alla considerazione che la funzione del sapere poteva essere considerata come la ricerca di tecniche operative o di ipotesi utili per dominare la realtà.
Il sapere assumeva quindi, nell’ambito dei fenomeni che si intendevano spiegare, un fine assolutamente pratico e operativo. Entro quest’ambito assunsero particolare significato tanto il metodo sperimentale dello ionico Anassagora di Clazomene, quanto il metodo scientifico del medico Ippocrate di Cos e la concezione meccanico-atomistica e matematico-geometrica di Leucippo e Democrito[1].
Anassagora (496 ca – 428 ca a.C.), filosofo greco noto per le sue originali dottrine, viene considerato un pluralista; egli sostiene la tesi della omogeneità e unità del tutto: “Nulla nasce o perisce, ma tutto si unisce o si separa, poiché la totalità delle cose è sempre eguale a sé stessa” ed avversa invece l’immobilità dell’essere.
La totalità dell’essere è in origine una mescolanza caotica (mìgma) composta da un’infinita serie di qualità o “semi”. Gli uomini però, secondo Anassagora, a causa della loro debolezza, riescono a cogliere solo le qualità dei princìpi (semi) quantitativamente prevalenti.
“Per la debolezza dei sensi non siamo capaci di discernere il vero: ma possiamo avvalerci dell’esperienza, della memoria e della tèchne nostre proprie; poiché ciò che appare è un fenomeno di ciò che non si vede con gli occhi”.[2]
Il frammento contiene una precisa indicazione di metodo fondato sull’esperienza, la memoria e la tecnica che avrà una notevole influenza su tutta la ricerca posteriore. Secondo tale lettura le indicazioni fornite da Ippocrate, che interpreta il termine “òpsis” come “occhio” e da Aristotele che gli affida invece il significato più preciso di “iride”, consentono a M.D. Grmek di fare una traduzione che meglio si avvicina alla filosofia di Anassagora e cioè: “il visibile (phainòmena) è l’occhio (òpsis) dell’invisibile (adèlon)” [3].
[1] F. Adorno, T. Gregory, V. Verra, Manuale di Storia della Filosofia, Vol. I – Ed. Laterza – Milano 1996, p. 25
[2] Lo Rito D., La luce cosmica e la cristallizzazione con il Sale di Luce (pensieri astrologici), Edito in proprio (2022) Lo Rito D., Gullà D., Varianza dell’emissione Biofotonica Iridea, Edito in proprio (2022) Lo Rito D., La Mitobiografia in Iridologia, Edito in proprio (2023).
[3] Lo Rito D., Gullà D., Varianza dell’emissione Biofotonica Iridea, Edito in proprio (2022)
Varianza di emissione biofotonica dall’iride (invisibile appare visibile).
Al tempo T1 osserviamo una variazione di colori, che raggiungono il giallo-arancio, a dimostrazione di una maggiore emissione di bioluminescenza da parte del tessuto irideo e dalla pupilla.
In questo caso il fenomeno (che appare) non è l’occhio che vede, ma che è visto, osservato; è cioè l’occhio del volto dell’invisibile o per dirla con le sue parole: “il fenomeno che appare è l’iridescenza di cose nascoste”. Qui Nuti[4] afferma di poter cogliere l’allusione al metodo semeiotico dell’osservazione particolare dell’occhio (forse anche dell’iride, per la sua iridescenza di colori), per risalire alla condizione interna del corpo. Anassagora, conclude Nuti, è il filosofo del “tutto in tutto “e questa osservazione della parte (occhio) per conoscere il tutto (corpo) è perfettamente coerente con la sua impostazione filosofica, che sarà destinata più tardi ad influenzare notevolmente il metodo clinico analogico della Medicina Ippocratica.
Il tutto si può rispecchiare in una parte e viceversa, rappresenteremo una topografia iridologica molto dettagliata a conferma di questa affermazione, considerando che vi sono numerosissime topografie iridologiche nazionali e internazionali, che si differenziano tra loro.
Iride di destra, topografia di Josef Angerer[5].
[4] Giovanni Nuti, Trattato di Iridologia Comparata, Tecniche Nuove – Milano 2001
[5] Josef Angerer, Handbuch der Augendiagnostik, Tibor Marczell (1975). Josef Angerer, Handbuch der Augendiagnostik – Augendiagnostik als Lehre der optisch gesteuerten Reflexsetzung. Verlag: Ulm, (1957).
Ippocrate (460 ca. – 377 ca. a.C.) nacque a Cos, una piccola isola del Mar Egeo, figlio di Eraclide, un medico appartenente agli “Asclepiadi”, cioè alle corporazioni dei medici di professione che avevano come antenato e nume tutelare il mitico Asclepio. Ad Ippocrate fu attribuita una raccolta di scritti medici composta da circa sessanta opere e definita Corpus Hippocraticum. In realtà soltanto una parte di queste dissertazioni sono attribuibili alla sua scuola e, tra queste, solo alcune direttamente ad Ippocrate. La dottrina ippocratica fu caratterizzata dall’idea di liberare la medicina da ogni concezione magica o religiosa, per farne una scienza basata su un metodo sicuro e razionale di diagnosi e di terapia. Diventava necessario sviluppare la capacità di mettere a frutto in modo accurato l’esperienza e l’osservazione, senza schemi rigidi e preordinati, ma elaborando in modo sistematico e razionale i dati dell’esperienza per poter poi applicare i risultati di precedenti osservazioni e i quadri clinici ai nuovi pazienti. Il metodo scientifico dunque.
Dal particolare all’unità della molteplicità e da questa alla comprensione dei singoli casi: dai casi particolari visti con i propri occhi (autopsia) e dal ricordo (anamnesi) delle malattie del paziente, al fine di ricondurre i segni (semeiotica) ad un solo quadro clinico (idea), mediante cui diagnosticare la malattia, raccogliendo insieme quei segni che, pur diversi tra di loro sono momenti di uno stesso male.[6]
Ippocrate, sappiamo, guardava anche negli occhi per trovare indizi sulla salute dell’individuo: “Osserva gli occhi, vedi il corpo”. Nel libro “Epidemie”, a lui attribuito, troviamo ancora lo scritto: “Tali sono gli occhi, tale è il corpo” anche se una traduzione più precisa e puntuale del passo, riporta invece: “Come sono forti gli occhi, così il corpo; e il colore può tendere al meglio o al peggio” (Epidemie, libro VI, sezione IV, paragrafo 22).
[6] F. Adorno, T. Gregory, V. Verra, Manuale di Storia della Filosofia, Vol. I – Ed. Laterza – Milano 1996
Immagini di un’iride con pigmenti di diverso colore che possono richiamare debolezze della funzione epatica (pigmenti più scuri) o del pancreas (pigmenti di colore beige).
Secondo Nuti[7], il riferimento alla “forza” degli occhi, sembra indicare l’osservazione della forza strutturale dell’organo, come dato costituzionale stabile; mentre il loro “colore” indicherebbe il mutamento e il progredire di una condizione di salute o di malattia; condizione che il testo Ippocratico collega poi allo stato di nutrizione dell’organismo. Seguendo una dottrina impostata da alcuni medici del periodo anteriore a Ippocrate, egli attribuisce la causa delle malattie ad alimenti corrotti che provocano la variazione dell’umidità e del calore del corpo, cioè degli umori: sangue, flegma, bile gialla, bile nera o atrabile. Essi hanno origine da un organo del corpo, corrispondono ai 4 elementi e hanno una azione particolarmente rilevante a seconda della stagione dell’anno. Sulla base della prevalenza dell’azione di questi umori egli delinea 4 temperamenti costituzionali: sanguigno, flemmatico, bilioso e atrabiliare (melanconico). D’altra parte questa dottrina dei 4 umori o patologia umorale, che dall’antichità fino a 100 anni fa faceva parte del bagaglio di ogni medico, non sarebbe stato possibile far riferimento a una diagnosi medica, in special modo dal colore degli occhi. Nel primo paragrafo del testo “Luoghi nell’Uomo”, si prefigura una sorta di visione “olistica” dell’organismo e della malattia, Ippocrate dice:
“Io credo che non esista alcun principio del corpo, ma che tutto sia ugualmente principio e fine; come nel disegno di un cerchio non si può trovare il principio, allo stesso modo le malattie derivano il loro principio da ogni parte del corpo…poiché nella più piccola sono presenti tutte le parti e queste comunicano e riferiscono tutto a ciascuna delle loro simili”.
[7] Giovanni Nuti, Trattato di Iridologia Comparata, Tecniche Nuove – Milano 2001,
Platone (428 –347 a.C.)
La sua data di nascita viene fissata da Apollodoro di Atene, nella sua Cronologia, all’ottantottesima Olimpiade, ossia alla fine di maggio del 428 a.C.
Platone ammettendo che l’oggetto della ricerca è solo parzialmente sconosciuto all’uomo, il quale, dopo averlo contemplato prima della nascita, lo ha in qualche modo “dimenticato” nel fondo della sua anima. La meta del suo cercare è dunque un sapere già presente ma nascosto in lui, che la filosofia dovrà risvegliare con la reminiscenza o «anamnesi» (anàmnesis), concetto su cui Platone fonda il convincimento che l’apprendere è un ricordare. Tale dottrina si rifà alla credenza religiosa della metempsicosi propria dell’orfismo e del pitagorismo, secondo cui l’anima, quando il corpo muore, essendo immortale trasmigra in un altro corpo. Platone sfrutta tale mito fondendolo con l’assunto fondamentale che esistano delle Idee che hanno caratteristiche opposte agli enti fenomenici: sono incorruttibili, ingenerate, eterne e immutabili. Queste Idee albergano nell’iperuranio, mondo soprasensibile e che è parzialmente visibile alle anime una volta slegate dai loro corpi.
L’Idea, traducibile più correttamente con «forma», è dunque il vero oggetto della conoscenza: ma essa non è soltanto il fondamento gnoseologico della realtà, ossia la causa che ci permette di pensare il mondo, bensì ne costituisce anche il fondamento ontologico, essendo il motivo che fa essere il mondo. Le idee rappresentano l’eterno Vero, l’eterno Buono e l’eterno Bello, a cui si contrappone la dimensione vana e transitoria dei fenomeni sensibili.
Per quanto riguarda l’occhio egli afferma: «Se tu con la parte migliore del tuo occhio che è la pupilla, guardi la parte migliore dell’occhio dell’altro, vedi te stesso.»
Aristotele (384 – 322 a. C.)
Del grande filosofo greco, viene qui riportato un breve ma significativo passo tratto dalla “Scienza della Fisiognomia” del “Segreto dei Segreti” a lui attribuito e che viene considerato il più antico e completo testo di fisiognomica giunto fino a noi:
“Dell’uomo che ha li suoi occhi macchiati – Ma quell’ uomo è pigiore di neuno dei sopradietti, li cui occhi sono macchiati di macchie bianche u nere u rosse d’intorno intorno (…)”
Immagini di un’iride con pigmenti di diverso colore[8], con arrossamento della sclera (quadrante temporale superiore).
Iride di destra
E ancora:
“Gli occhi che arrossiscono rivelano le persone sconvolte dall’ira; vedi gli occhi iniettati di sangue in chi è fuori di sé per l’ira. Chi ha gli occhi molto scuri è pauroso: si è già visto che una carnagione molto scura è segno di viltà, e che gli individui non troppo scuri e anzi tendenti al biondo sono coraggiosi. Chi ha gli occhi scoloriti, chiarissimi, è timoroso: si è già visto che il bianco indica viltà. Chi non li ha scoloriti, ma ambrati, è coraggioso; vedi il leone e l’aquila. Chi ha gli occhi come le capre è lascivo; vedi le capre. Chi li ha color di fuoco è sfrontato; vedi i cani. Chi ha gli occhi scialbi che facilmente trascolorano, è timoroso; vedi la reazione di chi ha paura e impallidisce in modo non uniforme. Chi li ha luccicanti è lascivo, vedi i galli e i corvi(…)”.[9]
[8] Fotografia tratta dall’archivio del Dr. Daniele Lo Rito.
[9] Trad. di Maria Fernanda Ferrini – Bompiani Editore
M. A. Polemone
Filosofo greco, vissuto fra la seconda metà del sec. IV e la prima del III a. C. Fu uno dei più notevoli rappresentanti della scuola platonica nella fase più antica della sua evoluzione. Fu il terzo successore di Platone alla carica di scolarca della Scuola platonica, ricoperta dal 314/313 a.C. al 270/269 a.C.
Nella prima parte del capitolo “Degli occhi” che appare nel testo “Fisonomia” l’autore greco sembra alludere alla categoria iridologica conosciuta con il termine “anisocoria” e cioè alla diversità di diametro pupillare tra l’iride di destra e di sinistra. Nella lettura del “quadro iridologico”, egli tiene in considerazione le pigmentazioni dell’iride, aprendosi ad un’interpretazione di tipo psicosomatico; leggiamo nel testo:
“Quegli che hanno il giro delle pupille ineguale, sono mal avveduti; ma se con questo segno vedrassi verso la fronte nuvoletta, ò verde, ò azzurra, ò d’altro colore, forse questi tali saranno fieramente dal demonio tribolati.
Iride di sinistra, pupilla.
Il giro della pupilla è il cerchio, che la cinge, che alle volte vien detto, “gramma cicloterà”, cioè linea circolare; alle volte cerchio, alle volte Iride. Quelli dunque, ch’ hanno queste torte (deformate) mostrano segno d’imprudenza; ma se vi s’aggiunge certa nuvoletta verso la fronte che immobile è affissa a i predetti cerchi, è segno di spiritato.
Iride di sinistra
Nel suo testo si legge:
Ma se nuvoletta è volta verso i sopracigli, e i giri faranno cerchio intorno alle pupille, cotali saranno senza legge, ò gran ribaldi, e faranno opere scelerate, ouero commetteranno omicidio ne’ parenti, ò graui abominationi, e idolatrie, come i sacrifici di Pelope nella Città di Micenea, e di Epido di Laio in Tebe, che comunemente dicesi esser nato di Trace; e quando i cerchi de gl’occhi non sono interrotti, così fatti sono sedutori. Quegli poi che ch’ hanno i cerchi riuolti intorno la pupilla congiunti col suo movimento, opere da ribaldi commettono, le quali l’anime per rei sentieri impazzita cagionerà, sì come saranno vessati dal demonio, odiati; onde fra sé stessi varie cose rivolgendo, non faranno nulla di buono, ma sossopra volteranno ogni cosa. Habbiano notizia di così fatti occhi quegli, che intendono d’accusare le altrui nascoste magagne, perché i segni de gl’occhi sono imagini de gl’affetti del cuore.[10]
[10] Fisionomia di Polemone, Tradotta di greco in latino dal Conte Carlo Montecuccoli con annotationi del medesimo et poscia di latino fatta volgare dal Conte Francesco suo fratello.
Tabelle
Iridologia Antica | Iridologia contemporanea |
Medicina Ellenistica (V secolo a.C.)
Anassagora (496 ca – 428 ca a.C.), il filosofo del “tutto in tutto“e questa osservazione la possiamo riallacciare al concetto che attraverso l’osservazione di una parte (occhio) possiamo conoscere il tutto (corpo). “il fenomeno che appare è l’iridescenza di cose nascoste”. |
Possiamo considerare e vedere le varie topografie iridologiche, che sono apparse nel mondo iridologico moderno e contemporaneo.
Lo Rito D. Iridologia: macrocosmo e microcosmo, Edito in proprio (2006) Lo Rito D. Iridologia multidimensionale, i segni, Edito in proprio (2012) Lo Rito D., La luce cosmica e la cristallizzazio-ne con il Sale Eidetico (pensieri astrologici), Edito in proprio (2022) Lo Rito D., Gullà D., Varianza dell’emissione Biofotonica Iridea, Edito in proprio (2022) |
Ippocrate (460 ca. – 377 ca. a.C.)
“Osserva gli occhi, vedi il corpo”. “Come sono forti gli occhi, così il corpo; e il colore può tendere al meglio o al peggio” (Epidemie, libro VI, sezione IV, paragrafo 22). “…poiché nella più piccola sono presenti tutte le parti e queste comunicano e riferiscono tutto a ciascuna delle loro simili”. |
Possiamo considerare e vedere le varie topografie iridologiche, che sono apparse nel mondo iridologico moderno e contemporaneo.
Possiamo considerare le classificazioni iridologiche mondiali in costituzioni, disposizioni e diatesi Lo Rito D. Iridologia multidimensionale, i segni, Edito in proprio (2012) |
Platone (428 –347 a.C.)
«Se tu con la parte migliore del tuo occhio che è la pupilla, guardi la parte migliore dell’occhio dell’altro, vedi te stesso.» L’emissione di un plasma da parte dell’occhio, che si imprime nel sangue della persona fissata, è il principio dell’innamoramento. Tema ripreso dai neoplatonici Fiorentini: M. Ficino, I. della Mirandola, L. Dei Medici |
Lo Rito D. La nuova topografia pupillare, Edito in proprio (2011)
Lo Rito D. Il perché di un incontro: in iridologia, Edito in proprio (2012) Lo Rito D. La resilienza in amore, Edito in proprio (2016) Lo Rito D. La forza dell’amore, i dodici sensi e l’amore, Edito in proprio (2010) Lo Rito D., Lo sguardo in iridologia, Edito in proprio (2022) |
Medicina Ellenistica (V secolo a.C.)
Aristotele (384 – 322 a. C.) “Dell’uomo che ha li suoi occhi macchiati – Ma quell’ uomo è pigiore di neuno dei sopradietti, li cui occhi sono macchiati di macchie bianche u nere u rosse d’intorno intorno (…)” |
Lo Rito D. Iridologia multidimensionale, i segni, Edito in proprio (2012)
Lo Rito D. Iridologia e psiche EPNEI o PNEI Vol. 1, Edito in proprio (2008) Lo Rito D. Iridologia e psiche EPNEI o PNEI Vol. 2, Edito in proprio (2009) Lo Rito D., Dante D. La volontà e l’iridologia (secondo la psicosintesi), Edito in proprio (2000) Lo Rito D. e altri Semeiotica medica comparata, Ed. Nuova Ipsa (2015) Denny Johnson What the eyes reveals Rayid Publ (1995) |
M. A. Polemone (vissuto tra la seconda metà del sec. IV e la prima del III a. C.)
“Quegli che hanno il giro delle pupille ineguale, sono mal avveduti; ma se con questo segno vedrassi verso la fronte nuvoletta, ò verde, ò azzurra, ò d’altro colore, forse questi tali saranno fieramente dal demonio tribolati”. |
Lo Rito D. I 360 gradi nello sviluppo spirituale, Edito in proprio (2003)
Lo Rito D. Iridologia e psiche EPNEI o PNEI Vol. 1, Edito in proprio (2008) Lo Rito D. Iridologia e psiche EPNEI o PNEI Vol. 2, Edito in proprio (2009) Lo Rito D., Sottili S. La resilienza iridologica, Edito in proprio (2015) Lo Rito D., Birello L. L’iridologia tra l’immanenza e la trascendenza, Edito in proprio (2022) Lo Rito D. L’iridologia spirituale, Edito in proprio (2008) |
Vedi Una breve storia dell’iridologia – Prima parte
Autore: Daniele Lo Rito
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