Senza aspettare quella (presunta) dell’Intelligenza Artificiale
Al posto del comunque non veritiero motto “Il fine giustifica i mezzi”, dovremmo oggi porre quello che “I mezzi distruggono i fini”. Stando così le cose, non c’è alcuna alternativa al pacifismo, e per questo “non sono pacifista”: laddove non esiste più alcuna alternativa, una attribuzione particolare, come pacifista, è superflua. (Gunther Anders [1])
Singolarità umana o delle macchine
Il concetto di Singolarità è oggi spesso legato alla teoria secondo la quale un giorno verrà realizzata una macchina (o agente software) intelligente che, in breve tempo, a causa di sviluppi esponenziali delle sue possibilità, supererà le abilità umane con conseguenze distopiche [2].
Idea che deriva dalla mania di contrapporre le cose, come la mente al corpo e l’intelligenza artificiale all’uomo appunto, ipotizzando che una Intelligenza Artificiale Forte o Generale possa rendersi indipendente, assumendo fini e valori propri.
Con questo non nego che ciò possa capitare, prima o poi, come fu all’origine della Mente umana, nell’evoluzione naturale, senza progetto e Progettista, ma tale evento non è prevedibile, nè programmabile, anche se potrebbe capitare a lungo termine, nella complessità dell’evoluzione tecnologica.
Invece c’è una Singolarità incombente: la nostra estinzione con l’Umanità, per il combinato disposto di crisi nucleare e climatica, provocato dalla crescita esponenziale della stessa Intelligenza umana, in quanto naturalmente estesa alla Tecnologia.
[1] Gunther Anders “Sulla fine del pacifismo” da “Il mondo dopo l’uomo. Tecnica e violenza”, Mimesis, 2008
[2] https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/singolarita-tecnologica-quanto-manca-alla-prima-macchina-ultraintelligente-gli-scenari/
Natural-Born Cyborgsi
Dico “naturalmente” perché la Tecnologia è connaturata alla specie umana e la distingue dagli altri animali, almeno da quando la mano ha assunto, oltre al ruolo di organo, anche quello di attrezzo per manipolare l’ambiente [3], generando una Umanità di “Natural-Born Cyborgs” [4].
Per altro, da tempo si è abbandonata l’idea di una Mente esclusivamente “cerebrale”, a favore del paradigma delle EEEE: “incarnata (Embodied)” nel corpo fisico, ”situata (Embedded)” nell’ambiente naturale e sociale, “enattiva (Enactive)” orientata all’azione, ed “estesa (Extended)” nell’interazione con la materia ed in particolare con la tecnologia.
Anzi si trovano forme di mente estesa alla tecnologia anche in animali, come il ragno con la sua ragnatela o addirittura come certi materiali “intelligenti” con il loro ambiente [5], per cui è fuorviante contrapporre intelligenza “artificiale” a “naturale”, quando quest’ultima, in assenza di strumentazione, è persino indotta a immaginare artifici come quelli della mnemotecnica!
Quindi non è tanto che “non vi sia niente di artificiale nell’intelligenza artificiale” [6], quanto che “ci sia molto di artificiale nell’intelligenza umana”: dall’abaco e tavolette sumeriche, fino al computer, che introduce la capacità di elaborare per conto suo informazioni per noi.
Se potessimo liberarci di ogni orgoglio, se, per definire la nostra specie, ci attenessimo strettamente a quello che i periodi storici e preistorici ci mostrano essere la caratteristica costante dell’uomo e dell’intelligenza, dovremmo dire non Homo sapiens, ma Homo faber. In breve, l’intelligenza, considerata in quella che sembra essere la sua caratteristica originale, è la facoltà di fabbricare oggetti artificiali, specialmente strumenti per fare strumenti, e di variare indefinitamente la fabbricazione. (Henri Bergson [7])
Infatti la Singolarità all’origine dell’Umanità è stato l’uso simbolico di certi strumenti, come l’osso interpretato come clava [8], fino al concepimento di manufatti intrinsecamente simbolici, dalle incisioni rupestri, fino al linguaggio ed alla scrittura, che hanno contribuito alla evoluzione culturale dell’umanità, facendo aggio su quella biologica.
Quindi sono tecnologie per ampliare la mente, oltre che per fortificare il corpo, ed in crescita esponenziale, perché le nuove sfruttano le vecchie, come avviene nella progettazione e produzione computerizzata, secondo il paradigma della “macchina utensile per fare utensili”, ben illustrato nell’apposita sala del Museo delle Arti e Mestieri a Parigi [9].
Ora il progresso tecnologico non ha tanto influito sulla naturale dialettica personale, tra egoismo, prepotenza, aggressività ed istinto di morte, già scavata da Sigmund Freud [10], quanto al loro effetto a livello collettivo, sociale e politico, che, in un mondo chiuso della globalizzazione, sta determinando la prossima Singolarità: estinzione o salvezza dell’Umanità.
[3] https://www.bollatiboringhieri.it/libri/carlo-sini-luomo-la-macchina-lautoma-9788833919768/
[4] https://www.edge.org/conversation/andy_clark-natural-born-cyborgs
[5] https://www.effequ.it/menti-parallele/
[6] Fei-Fei Li “There’s nothings artificial about AI” (intervista)
[7] https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/henri-bergson/levoluzione-creatrice-9788870787801-892.html
[8] https://it.wikipedia.org/wiki/2001:_Odissea_nello_spazio
[9] https://www.youtube.com/watch?v=0cDcFwLsyYE
[10] https://www.spiweb.it/la-ricerca/ricerca/pulsione-di-morte-cura-di-f-de-masi/
Lastricando l’Inferno
Il paradosso è che con la Tecnologia, indipendentemente dai fiumi di inchiostro sulla sua neutralità o meno, ci stiamo lastricando l’Inferno di buone intenzioni, oltre che di cattive, quando alla potenza suicidaria degli armamenti nucleari si aggiungono i danni ambientali causati, direttamente (come lo inquinamento) o indirettamente (come la sovrappopolazione), dal suo uso, a nostro presunto beneficio.
L’attualità di conflitti bellici endemici, della crescita di nazionalismi e imperialismi e la constatazione che nessuno di noi è disponibile a rinunciare alle proprie rendite di posizione, a favore di “generazioni future, che non hanno fatto nulla per noi” [11], non lascia ben sperare.
Anzi, il circolo vizioso, della crisi ambientale che alimenta i conflitti e delle guerre che peggiorano l’ambiente, rischia di essere letale, in un mondo chiuso dalla globalizzazione geografica e informazionale, per i progressi tecnologici nella logistica e nel digitale.
- La “tragedia delle grandi potenze”, denunciata da John J. Mearsheimer [12], per cui le guerre, con i relativi disastri umani ed ecologici, sarebbero inevitabili, perché vige un principio spasmodico di autotutela, che crea un circolo vizioso, per cui gli Stati accrescono esageratamente la loro capacità bellica, per prevenire le reali o presunte minacce degli altri.
- La “tragedia dei beni comuni (commons)”, denunciata nel 1968 dall’ecologo Garrett Hardin sulla rivista Science [13], logicamente equivalente al “dilemma del prigioniero”, si riferisce ad un sistema di risorse condivise in cui i singoli, agendo egoisticamente per il proprio tornaconto, deteriorano ed esauriscono il bene comune stesso.
Rimedio sarebbe una “glocalizzazione” delle risorse umane, naturali ed artificiali, che contemperi le esigenze locali con la sostenibilità globale, integrando senza omologare le differenze, secondo il principio che “Il benessere di qualsiasi organismo stia nella sua capacità di integrare le differenze (senza differenze implode e senza integrazione esplode)”.
Si tratta di andare oltre Westfalia, che favorì il nazionalismo, come antidoto alle guerre di religione, e oltre il neo/ordo liberismo, che favorisce le oligarchie economiche, a detrimento di un’equa distribuzione delle risorse:
- Adottando il paradigma olonico/virtuale di “Holo City – da villaggio globale a villaggi globalmente connessi” [14], per superare globalizzazione e nazionalismi, con confini geografici variabili e porosi, tra comunità sociali e politiche, virtualmente integrate.
- Incorporando digitalmente i diritti d’autore e brevetti nelle risorse artificiali, per renderli più agili, certi e quindi equi.
- Mondializzando la proprietà delle risorse naturali, tramite una Agenzia del Demanio Pubblico Planetario, con l’autorità e il potere di garantire una loro equa distribuzione e remunerazione, dando lo sfruttamento in concessione, pubblica o privata che sia
nel rispetto di una Costituzione della Terra [15] e quindi integrando l’idea di Cittadino con quella di Terrestre
[11] Groucho Marx? Woody Allen?
[12] https://luissuniversitypress.it/pubblicazioni/la-tragedia-delle-grandi-potenze/
[13] https://it.wikipedia.org/wiki/Tragedia_dei_beni_comuni
[14] https://progettomontecristo.editorialedelfino.it/holocity-manifesto-dal-villaggio-globale-a-villaggi-globalmente-connessi/
[15] https://www.feltrinellieditore.it/opera/per-una-costituzione-della-terra/
Strumenti e metodi
Fattore abilitante sono le tecnologie dell’informazione e comunicazione, che già oggi permettono di virtualizzare le relazioni umane e ottimizzare le catene di approvvigionamento e che domani, con il progresso dell’Intelligenza Artificiale, potranno abilitare forme di governabilità a livello globale impossibili finora, magari ispirandosi al progetto Cybersyn o Synco, che è stato attivo dal 1971 al 1973 durante la presidenza di Salvador Allende, volto a costruire un sistema di supporto decisionale distribuito per aiutare nella gestione dell’industria ed economia nazionale cilena [16].
Progetto oggi attuato a livello mercantile, con l’automazione del commercio e logistica globale di Amazon [17].
Per altro la Tecnologia sta facendo passi da gigante, con:
- La “Intelligenza Artificiale Generativa“, capace di spremere in linguaggio naturale la nostra cosiddetta “intelligenza collettiva (Collective)”, a partire dalla base di conoscenza che abbiamo accumulata negli anni su Internet.
- La simulazione, con il paradigma del “gemello digitale (Digital Twin)”, a livello umano, strumentale e fin’anche ambientale [18].
- L’introduzione di “Agenti di Intelligenza Artificiale”, in grado di fungere da Assistenti personali, aziendali e governativi. per aiutarci ad alleviare i compiti personali più noiosi e gravosi ed a risolvere problemi collettivi troppo complessi, come i dilemmi tra sostenibilità ambientale e sociale [19].
Ma la soluzione può emergere solo da una iniziativa rivoluzionaria, al di sopra degli Stati e dei Mercati, lo strumento potrebbe essere un pensatoio (think tank), che coltivi l’idea, ed il metodo, purtroppo quello classico, di incutere paura per l’estinzione, superiore a quella per la perdita dello status quo.
[16] https://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_Cybersyn
[17] https://it.wikipedia.org/wiki/Amazon
[18] https://digital-strategy.ec.europa.eu/it/library/destination-earth
[19] https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/agenti-di-intelligenza-artificiale-il-futuro-dellassistenza-digitale/
Transumanesimo e Salto di Civiltà
Tuttavia, non è meno immaginabile che questi auspicati progressi vengano stroncati sul nascere da scelte collettive poco lungimiranti o addirittura dirottate da alcuni gruppi di persone per esacerbare le disuguaglianze socio-economiche, erodere la libertà di pensiero e il carattere privato della dimensione mentale, o militarizzare l’intelligenza per fini di dominio geopolitico. Dato l’intimo legame tra l’intelligenza, la nostra identità personale e le fondamenta delle società umane, la linea di demarcazione tra utopia e distopia può essere estremamente sottile. (Marcello Ienca [20])
Ritornando alla questione sulla neutralità della Tecnologia, bisogna riconoscere che il suo progresso non abbia avuto influenza sulla violenza umana (sebbene un certo declino complessivo sia stato rilevato [21]), dando ragione allo slogan della American Rifle Association negli Stati Uniti “Le pistole non uccidono le persone, le persone uccidono le persone” (“Guns don’t kill people, people kill people”).
Ma secondo alcuni, tra cui l’antropologo Bruno Latour [22], le tecnologie aiutano a modellare i modi in cui ci comportiamo e interagiamo e questa capacità plasmante della tecnologia è talmente forte da far sì che sia possibile attribuire una sorta di agentività agli artefatti tecnologici stessi, da essere considerati dei particolari agenti, definiti come “attanti” [23].
Dovremo quindi vedere se i progressi nell’intelligenza artificiale si potranno tradurre in una metamorfosi dell’essere umano (transumanesimo [24]), tale da generare un “Salto di Civiltà”, in grado di prevenire il declino, fino all’estinzione, della nostra specie.
[20] https://www.rosenbergesellier.it/ita/scheda-libro?aaref=1315
[21] https://it.wikipedia.org/wiki/Il_declino_della_violenza
[22] https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Latour
[23] https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_actor-network
[24] https://it.wikipedia.org/wiki/Transumanesimo
Conclusione
Per evitare la più prossima Singolarità dell’estinzione umana è necessario un “Salto di Civiltà” che superi il dilemma tra nazionalismo/imperialismo e globalizzazione, assicuri equi diritti sulle risorse artificiali e mondializzi quelli sulle risorse naturali.
Quindi, invece di temere la Singolarità di una Intelligenza Artificiale in grado di dominarci, auspichiamo la Singolarità di una Intelligenza Artificiale, quel che sia, in grado di salvarci dall’estinzione, abilitando tale Salto di Civiltà, con una metamorfosi della nostra stessa umanità (transumanesimo).
E comunque la si pensi, l’utopia è illudersi di potere continuare così come stiamo facendo, anche in riferimento all’esergo di Gunther Anders.
Appendice: cosa ci dice l’Intelligenza Artificiale?
La “Intelligenza Artificiale Generativa”, avendo imparato il nostro linguaggio naturale da un largo campione di testi su Internet, è in grado di rispondere a tono a qualsiasi domanda, attingendo a Internet stessa.
Ma poiché Internet lo abbiamo riempito noi per decenni, essa si limita a riportare quelle che sono informazioni e opinioni di comune sentire, prodotte da quella che chiamiamo “Intelligenza Collettiva”.
Niente di più umano, magari conformista e talvolta banale, anche se casualmente può incappare in qualche sentenza anticonformista, ma non sempre vera, da cui le cosiddette “allucinazioni”.
Vediamo cosa mi ha scritto Gemini di Google sulle questioni poste da questo articolo.
Cosa può fare l’intelligenza artificiale per prevenire la guerra?
L’intelligenza artificiale (IA) offre un potenziale enorme per trasformare numerosi aspetti della nostra società, compresa la prevenzione dei conflitti. Ecco alcuni modi in cui l’IA potrebbe essere utilizzata:
- Analisi predittiva: L’IA può elaborare grandi quantità di dati provenienti da diverse fonti (social media, notizie, dati economici, ecc.) per identificare modelli e tendenze che potrebbero indicare un aumento delle tensioni o un rischio imminente di conflitto.
- Monitoraggio dei discorsi d’odio: Gli algoritmi di IA possono essere addestrati a identificare e tracciare la diffusione di discorsi d’odio online, che possono contribuire a polarizzare le opinioni e alimentare i conflitti.
- Rilevamento di notizie false e disinformazione: L’IA può aiutare a individuare e contrastare la diffusione di notizie false e disinformazione, che spesso vengono utilizzate per manipolare l’opinione pubblica e screditare i nemici.
- Facilitazione della comunicazione: L’IA può essere utilizzata per sviluppare strumenti di traduzione automatica e di comunicazione interculturale, che possono aiutare a superare le barriere linguistiche e favorire il dialogo tra le diverse comunità.
- Supporto alla mediazione: Gli agenti virtuali basati sull’IA potrebbero facilitare i processi di mediazione e negoziazione, aiutando le parti in conflitto a trovare soluzioni pacifiche.
- Trasparenza e responsabilizzazione: L’IA può contribuire a rendere più trasparenti i processi decisionali e a responsabilizzare i leader politici, riducendo il rischio di conflitti causati da decisioni avventate o basate su informazioni incomplete.
Tuttavia, è importante sottolineare che l’IA non è una bacchetta magica. L’utilizzo dell’IA per prevenire la guerra presenta anche alcune sfide
- Bias algoritmici: Gli algoritmi di IA possono riflettere i bias presenti nei dati su cui sono addestrati, portando a risultati discriminatori o ingiusti.
- Privacy: L’utilizzo dell’IA per analizzare grandi quantità di dati solleva preoccupazioni in merito alla privacy degli individui.
- Autonomia delle macchine: Lo sviluppo di sistemi di IA sempre più autonomi solleva questioni etiche e legali complesse, in particolare in relazione all’uso della forza letale.
In conclusione, l’IA offre un potenziale enorme per prevenire la guerra, ma è fondamentale utilizzarla in modo etico e responsabile. Per massimizzare i benefici dell’IA e minimizzarne i rischi, è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga esperti di IA, scienziati sociali, policymaker e la società civile.
Quali aspetti dell’utilizzo dell’IA per la prevenzione dei conflitti ti interessano di più?
Cosa può fare l’intelligenza artificiale per prevenire la crisi ambientale?
L’intelligenza artificiale (IA) offre un potenziale enorme nel combattere la crisi ambientale. Grazie alla sua capacità di elaborare grandi quantità di dati e di individuare pattern complessi, l’IA può essere utilizzata in numerosi modi per affrontare le sfide ambientali.
Ecco alcuni esempi di come l’IA può contribuire:
- Monitoraggio ambientale:
- Osservazione della Terra: L’IA può analizzare immagini satellitari per monitorare la deforestazione, l’inquinamento dell’acqua, lo scioglimento dei ghiacciai e altri cambiamenti ambientali.
- Qualità dell’aria e dell’acqua: Sensori intelligenti, alimentati dall’IA, possono monitorare in tempo reale la qualità dell’aria e dell’acqua, identificando le fonti di inquinamento e consentendo interventi tempestivi.
- Gestione delle risorse:
- Agricoltura di precisione: L’IA può ottimizzare l’uso di acqua, fertilizzanti e pesticidi in agricoltura, riducendo gli sprechi e minimizzando l’impatto ambientale.
- Energia rinnovabile: L’IA può migliorare l’efficienza delle fonti di energia rinnovabile, come i pannelli solari e le turbine eoliche, e ottimizzare la gestione della rete elettrica.
- Gestione dei rifiuti: Sistemi di intelligenza artificiale possono ottimizzare la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti, riducendo la quantità di materiale inviata alle discariche.
- Previsione di eventi estremi:
- Catastrofi naturali: Modelli di IA possono migliorare la previsione di eventi meteorologici estremi, come uragani e inondazioni, consentendo una migliore preparazione e risposta.
- Sviluppo di nuove tecnologie:
- Materiali sostenibili: L’IA può accelerare la scoperta di nuovi materiali sostenibili, come bioplastiche e batterie a lunga durata.
- Catene di approvvigionamento sostenibili: L’IA può ottimizzare le catene di approvvigionamento, riducendo le emissioni di carbonio e garantendo la tracciabilità dei prodotti.
In sintesi, l’intelligenza artificiale può:
- Aumentare la nostra comprensione dei sistemi naturali: Analizzando grandi quantità di dati, l’IA ci aiuta a comprendere meglio come funziona il nostro pianeta e come i cambiamenti climatici stanno influenzando gli ecosistemi.
- Fornire strumenti più efficaci per affrontare le sfide ambientali: L’IA può essere utilizzata per sviluppare soluzioni innovative e sostenibili per una vasta gamma di problemi ambientali.
- Accelerare la transizione verso un futuro più sostenibile: L’IA ha il potenziale per rivoluzionare molti settori, rendendoli più efficienti e sostenibili.
È importante sottolineare che l’IA non è una bacchetta magica. Per affrontare la crisi ambientale è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga governi, aziende, organizzazioni non governative e cittadini. L’IA può essere uno strumento potente, ma deve essere utilizzata in modo responsabile e etico.
Vuoi approfondire un argomento specifico? Forse ti interessa sapere come l’IA viene utilizzata nell’agricoltura di precisione, o come può contribuire a sviluppare città più sostenibili.
Autore: Giulio Beltrami
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